In una "appuntita" risposta ad un lettore-pendolare che su Repubblica lamentava il prezzo insostenibile degli abbonamenti Alta Velocità, Federico Fabretti, direttore centrale media delle Fs, argomenta quanto segue: i biglietti e gli abbonamenti AV non rientrano in nessun contratto di servizio pubblico, e "la possibile riduzione del prezzo a favore di lavoratori e studenti è una misura di welfare che, ovviamente, non compete alla società per azioni Trenitalia ma alle istituzioni".
Lo dico da antico pendolare Napoli-Roma che si è visto aumentare l'abbonamento in 4 anni da 170 euro ai prossimi 400 euro (fate voi le percentuali che mi vien da vomitare): caro Fabretti, è comodo fare la società per azioni senza responsabilità di welfare da monopolista assoluto del trasporto su ferro, eh? Buttarla sul mercato quando non c'è concorrenza è esercizio davvero cretino, che non sta in piedi nemmeno un secondo. Se poi vuol dire che Trenitalia, in quanto società per azioni in uno Stato assolutamente ridicolo, puó fare con i prezzi un po' il cazzo che gli pare, allora siamo d'accordo. Anticipo una eventuale obiezione che Lei, Fabretti, potrebbe farmi se mai incappasse in questo bloggaccio: mica è obbligato a prendere l'Alta Velocità, ci sono anche altri treni più economici... Ecco, evitiamo di prenderci per fessi: da quando gli AV fanno incassi dignitosi gli intercity sulla tratta Napoli-Roma sono improvvisamente dimezzati, mentre (soprattutto negli orari da pendolo) di AV ce n'è uno ogni ora. Piuttosto che pendolare nei carri bestiame ad orari obligati e con ritardi stratosferici spesso conviene starsene a casa a fare il disoccupato affamato. Il walfare non compete a Trenitalia, ma almeno la briga di non prendere in giro la gente ve la potete accollare? Ma checchè ne diciate il trasporto su rotaia E' servizio pubblico. Sono anni che ho smesso di scusarvi per il disagio, e l'unico motivo per il quale non vi ho ancora trascinato in tribunale per tutti i danni morali e materiali che i vostri ritardi ad Alta Velocità (ah non lo sapete? Gli abbonati non hanno diritto ad alcun rimborso, mai, come se non pagassimo) mi hanno causato è che ci rimetterei altra salute e danari. Perchè garantire sempre il servizio per cui l'utente paga non è welfare, è stare sul mercato in maniera onesta, senza abusare di posizioni dominanti e della infinita pazienza della gente. In questo periodo in cui tutti si abituano a tutto, anche a galleggiare in una realtà di diritti dimezzati furbescamente con la scusa della crisi, sono proprio risposte come quella di Fabretti che stonano alla grande. Una volta c'era il buon gusto di stare zitti, di fottere il cittadino ma di concedergli almeno il sollievo di una manata di silente vasellina. Ora no, ora si va giù duro. E con la sabbia.
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