Badate che questo post, potete leggerlo anche sul Napolista (grazie!), e precisamente qui...
Allo stadio le leggi, la maggior parte delle leggi, non valgono. Un clichè, dici. Un luogo comune. Esatto, lo stadio di Napoli è un luogo comune fuorilegge. Basta stampare dal sito della Società Calcio Napoli il regolamento di utilizzo dell’impianto, e fare una semplice verifica. Vai a vedere Napoli-Milan in un mite pomeriggio di settembre da 34 gradi all’ombra, e spunti l’elenco delle norme violate. Anticipiamo il resoconto: quella stampa avrà maggior dignità quando avrà preso il volo come aereo di carta. Eppure non è che il regolamento se lo sono inventati quelli del Napoli, sia chiaro. E’ la legge italiana, che viene calpestata ogni weekend pallonaro.
Allo stadio le leggi, la maggior parte delle leggi, non valgono. Un clichè, dici. Un luogo comune. Esatto, lo stadio di Napoli è un luogo comune fuorilegge. Basta stampare dal sito della Società Calcio Napoli il regolamento di utilizzo dell’impianto, e fare una semplice verifica. Vai a vedere Napoli-Milan in un mite pomeriggio di settembre da 34 gradi all’ombra, e spunti l’elenco delle norme violate. Anticipiamo il resoconto: quella stampa avrà maggior dignità quando avrà preso il volo come aereo di carta. Eppure non è che il regolamento se lo sono inventati quelli del Napoli, sia chiaro. E’ la legge italiana, che viene calpestata ogni weekend pallonaro.
Il tempo di parcheggiare lo scooter su un marciapiede qualunque al modico pizzo di 3 euro, dirimpetto alla pattuglia dei Carabinieri e ci ritroviamo davanti ai cancelli del San Paolo, che - dicono – aprono alle 17. Alle 18 sono ancora chiusi. Eccoci qua: da regolamento i cancelli andrebbero aperti 3 ore prima dell’evento. Napoli-Milan non è mica una partita che fa il pienone, eh. Saranno stati colti di sorpresa, i responsabili dell’ordine pubblico quando la marmellata di folla va a spalmarsi contro i muri. Poi aprono, e mi controllano il biglietto, e il documento d’identità. Passo il cosiddetto “prefiltraggio”. Arrivo ai tornelli, quelli tanto voluti da Maroni. Lo steward prodigo di buone maniere mi strappa il tagliando di mano, lo vidima e mi spinge: “Vai va’”. “Scusi, ma il biglietto è mio”. “No questo lo tengo, vai!”. “Ma no, lo voglio, è mio…”. Un altro steward rompe gli indugi e mi chiede di gettare immediatamente la bottiglietta d’acqua. E’ evidente che anche qui valgono le stesse rigide regole dell’aviazione civile. Però intanto il mio biglietto è scomparso. Sono basito, che è un modo come un altro per dire che mi girano i maroni. Perché quel benedetto regolamento dice che “il tagliando dovrà essere conservato fino all’uscita dall’impianto e mostrato, in qualsiasi momento, a richiesta del personale preposto”. Vorrei evitare che qualcun altro entri allo stadio a mio nome. Sai com’è. E soprattutto che qualche solerte steward identificasse l’impostore trascinandomi in un impiccio. Ma abbozzo, visto l’andazzo l’evenienza mi pare probabile quanto un’improvvisa nevicata.
I posti centrali della curva sono transennati. “Nun te può assettà”. “Perché?” “Ca’ ce stanno i Fedayn”. Minchia.. Il regolamento mi ammonisce: “Ai sensi della vigente normativa, tutte le persone dotate di valido titolo di accesso hanno il dovere di occupare solamente il posto loro assegnato ed evidenziato sul biglietto”. Ma il capotifoso è più convincente. Vado a cercare un nido abusivo verso il margine destro della curva. Salterò la parte della romantica indignazione per l’igiene delle seggiole di plastica.
Facciamo così, andiamo direttamente alle ore 19: la curva è zeppa all’inverosimile. Le scale di sicurezza ospitano 6 persone per scalino. Questa roba delle scale va ben oltre il ridicolo, perché troneggia un po’ ovunque, sui giornali e sul sito ufficiale del Napoli, l’avvertimento: chi viene scovato a “sostare” sulle scale può essere punito con un Daspo. Il Daspo è il divieto di accesso alle manifestazioni sportive, la punizione per i tifosi violenti. Il Questore – con evidenti e patologici sintomi di distacco dalla realtà – ha deciso che se ti siedi sulle scale vai espulso. Qui sono centinaia. Rido sommessamente tra me e me. La gente continua ad arrivare, e meno male che c’è lo sfogo del salto-settore: sui due angoli del plexiglas che divide la curva dai Distinti e dalla Tribuna Nisida si sono formate due file di acrobati in attesa di passare a miglior visuale, facendo l’upgrade nel settore a fianco. Gli steward, in pattuglie da 4, assistono allo spettacolo, alcuni vengono persino aiutati a scendere senza farsi male, non sia mai. Questa deve essere una singolare interpretazione dell’articolo 7 del mitico regolamento, quando ammette lo spostamento all’interno dell’impianto in zone diverse da quella del biglietto solo con “l’espressa autorizzazione o le istruzioni degli stewards, dei Funzionari del Club o delle Forze dell’Ordine”. Perché altrimenti “qualunque spettatore che verrà trovato in una zona dello Stadio diversa da quella a lui attribuita sarà identificato, allontanato dallo Stadio e perseguito a termini di legge”. Capito? Fa niente che “arrampicarsi sulle strutture dello stadio o delle sue pertinenze”, venga considerato un reato…
Compro l’acqua, ché c’ho una sete boia: 2 euro mezzo litro. Mi viene lanciata direttamente chiusa, la bottiglietta. E perché mai la mia se la sono tenuta fuori? Il regolamento, è chiaro! Questa non posso lanciarla in testa a Pato al primo calcio d’angolo?
Assuefattomi allo strano profumo d’incenso che ascende dalla fila più sotto, mi godo i tre gol di Cavani, le risse di gioia dei miei vicini di posto (ché ora è prassi esultare picchiandosi, non lo sapevate?), il 3-1, il Diavolo, il sangue sciolto di San Gennaro e amenità varie. Poiché ho da lavorare, propendo per una fuga tattica 10 minuti prima della fine del match. Sfido la legge di impenetrabilità dei corpi sulle scale, spingendo via le certe vittime di un futuro Daspo e zompetto verso i cancelli. Chiusi. Ma come, chiusi? Qui il sacro regolamento del San Paolo non dice niente, perché vale quello più generale: il Regolamento degli stadi della Lega Nazionale Professionisti. Nel quale è ben sottolineato che “Tutte le porte ed i portoni di uscita dello stadio, compresi tutti quelli che conducono dalle tribune verso l’area di giuoco, devono aprirsi verso l’esterno e non devono essere chiuse con catenaccio nel periodo di tempo nel quale gli spettatori sono presenti nello stadio. Tutte le porte ed i portoni con tali caratteristiche devono essere sorvegliati permanentemente da un addetto espressamente designato al compito, per evitare gli abusi (passaggi non autorizzati e/o abusivi) e per consentire l’immediata apertura in caso di evacuazione di emergenza. Al fine di impedire entrate o intrusioni illegali, tali varchi potranno essere dotati di un dispositivo meccanico di chiusura in grado di essere azionato per l’apertura semplicemente e rapidamente da parte degli addetti che si trovano all’interno del terreno di giuoco. Essi non devono in alcun caso essere chiusi a chiave quando gli spettatori si trovano all’interno dello stadio”. Trovo un’uscita di sicurezza e la apro. Mi ritrovo davanti uno steward e una pattuglia di Carabinieri. “E dove credi di andare?”. “Credo di andare a fare i fatti miei dove mi pare”, rispondo esausto. “Mi favorisca i documenti”. Siamo al dunque, gli favorisco il Regolamento: “Ecco, e lei mi favorisca il suo identificativo così parliamo anche di tutte le norme di sicurezza infrante”. Dopo un quarto d’ora di contrattazioni mi lasciano andare, e hanno l’aria di farmi un piacere. E’ un vero piacere, in effetti, lasciare lo Stadio San Paolo di Napoli. Una volta per tutte, credo. Anche se il Regolamento al riguardo non dice niente…
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