Dal Napolista con furore (sempre grazie).
Avviso: se siete di quelli che Mazzarri non si tocca nemmeno con un fiore, lasciate perdere questo pezzo. Che ho intenzione di fargli il mazzo, di fiori s’intende. E per una volta lasciate stare i risultati, perché è chiaro che quei conti tornano (quasi) sempre. Qui si parla d’altro. Di comunicazione. Di empatia. Di simpatia. Ecco, l’ho detto.Ci sono, nel giro del pallone, un sacco di antipatici simpatici, i burberi col fascino, le canaglie col mezzo sorriso, i Mourinhi che spaccano le folle. E poi ci sono gli antipatici antipatici. Quelli che proprio non ce la fai, ci provi, ti sforzi, gli dai tre-quattro chili di chance, ma niente. Tanto per cominciare Mazzarri appartiene alla stereotipata categoria dei finti modesti, quelli che se la suonano a volume basso e se la cantano sottovoce. Quelli che in premessa di ogni risposta ci piazzano un “chi ne capisce di calcio sa…”, cosicché l’interlocutore ha due opzioni: o gli dà ragione o non ne capisce di calcio. Chiamiamoli, d’ora in avanti, i mazzarri; ne facciamo sostantivo per chiarezza. I mazzarri quando vincono fanno i seriosi in favor di telecamera: “Ringrazio per i complimenti, abbiamo fatto una gara semplicemente perfetta”. Se poi perdono 3-2 a Monaco, con due golletti di Fernandez e una ventina di occasioni del Bayern, la rilettura è fantastica: “Grande prestazione, loro sono stati cinici a fare tre gol con tre tiri in porta”. Questa storia che tutti quelli che ci segnano un gol sono “cinici” è una vecchia litania. Sottende un modo parziale di contare le palle-gol: se noi vinciamo 2-0 potevamo farne altri 7 (e talvolta è pure vero), se vincono gli altri è una questione di “cinismo”, cioè di culo: gli è andata bene. Non credo ci sia dietro un abile stratega della comunicazione, ma quel che fanno i mazzarri è riassumere una vicenda complicata come una partita in un episodio o due che sono ovviamente a loro favore. Perciò l’arbitro è sempre il nemico, perché se hai perso 4-0 e ti sono stati negati 4 falli laterali e una punizione a centrocampo, il capro espiatorio è lì e la pira è accesa e bella calda. Lo chiamano “lamentino” non a caso, e io il capitolo arbitri lo chiudo qui.
I mazzarri, comunque, se sono in periodo fausto, lasciano entrare il giornalista di Sportweek a casa loro, ammonendo che “chi lo conosce lo ama”, ma poi buttando lì una robetta come questa: “Sì, io e Pep Guardiola vediamo il calcio allo stesso modo”. Dalla panchina, intendi? Deve essere proprio quel che pensa Guardiola, il quale un giorno sì e l’altro pure detta a Marca e As: “Sì, io e Mazzarri giochiamo lo stesso calcio”. E non osate provocarlo, mica esagera lui. Anzi siamo noi giornalisti italiani che siamo troppo… italiani. All’estero lo capiscono e lo apprezzano e lo notano e lo premiano. A Napoli “c’è malafede”, si vuol rovinare il suo “gioiellino”. Che è fatto di grandi giocatori, ma soprattutto di un grande tecnico. Ci tiene proprio, eh: “Non dite che sono un gran motivatore, io sono un tattico”. E se tu, idealista d’uno scribacchino, provi a parlare di tattica, ecco che non ne capisci niente di calcio. Perché mai Cavani doveva coprire su Conti? Ma chi è Conti, Cristiano Ronaldo? Glielo domandi, è lecito. E lui si incazza. E perché poi lo butti in fascia a Monaco, che quel poveretto è già stanco? Guarda che a Sacchi per aver spostato Signori a centrocampo in Nazionale se lo mangiavano vivo… La sentite la malafede? La vedete? Che schifo di ambiente. Non c’è riconoscenza, “abbiamo fatto i miracoli, prima di noi il Napoli era lì in fondo”. Questo è il sunto di tutto. Significa: è merito mio se vinciamo quello che vinciamo, lo dovete a me. Significa: più di questo non posso fare con la squadra che ho. Significa: non l’avete ancora capito che il vostro fuoriclasse siede in panchina?
Se la risposta è no, sappiate che non ne capite niente di calcio. E siete pure antipatici, voi.
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