CtrlC-CtrlV dal Napolista, scritto sempre da me medesimo.
Il gatto e la volpe stanno seduti uno a fianco all’altro, in tribuna. E si godono il loro Napoli e la loro Napoli. Una città normale, una città non violenta. Un posto come Oslo, o Ferrara, o Parigi anche. Un posto dove sei costretto ad essere derubato se porti il Rolex perché lo impone una sorta di prassi sociale: “C’è la crisi – dice De Laurentiis – non si va in giro con macchine o orologi di lusso”. Ti rapinano e dopo hai pure il resto appresso. E’ un po’ come le giustificazioni a mezzo sorriso stronzo dopo uno stupro: ma quella andava in giro in minigonna… Sapete perché a Cavani hanno svaligiato casa? O perché hanno aggredito la moglie incinta di Hamsik e la fidanzata di Lavezzi? Innanzitutto perché è chiaro che ce l’hanno con l’attacco, centrocampo e difesa non li hanno ancora toccati (ad Aronica hanno rigato la bici, ma insomma…).
Ma soprattutto perché c’è un sindaco che si affanna a ribadire che “Napoli sconta quei problemi di sicurezza tipici di una grande città, vedi Roma o Milano, e anche europea”. Uno dei più puzzolenti clichè dell’era moderna. L’illusione ottica che ci impone di sentirci normali altrimenti va tutto a puttane. Patologicamente ostentata. E invece no: la normalizzazione delle deiezioni specificamente napoletane funziona da alibi perfetto per i topi di fogna che ci rovinano la vita.
Se questo presidente romano ci tiene tanto a tenersi buona la peggio gioventù del San Paolo sono fatti suoi, ma almeno evitasse di prendere in giro il resto dei napolisti, quelli che tifano Napoli ma non per questo si foderano di prosciutto occhi e portafogli. Se la signorina Lavezzi poi si sfoga e dice che “Napoli è una città di merda”, io mi preoccupo di quello che le ha risposto che solo a Napoli La vezzi è un re. Che è come dire, iperbolicamente, che il Pocho è il gallo sulla munnezza. Una munnezza spalmata su tutti, sia chiaro, mica solo sulle signore che vanno in giro in BMW a Lago Patria. In questo posto al sole figurato, noi viviamo all’ombra di un percolato. Perché ognuno di noi si è beccato una pistola puntata in faccia per un piccolo Piaggio, o 50 euro. Altro che beni di lusso. Quelle sono storie buone per i croceristi ammericani. Se i giornali inglesi avvertono i tifosi che qui li accoltellano, non fanno allarmismo ingiustificato: qui li accoltellano. E poi arrivano il sindaco e il presidente del Napoli ad arrampicarsi sugli specchi: vabbé, ma in tempi di crisi non si va in giro con cosce e glutei succulenti, e pure con l’accento inglese.
“Scontiamo i problemi di sicurezza di una grande metropoli”… No, scontiamo De Magistris e De Laurentiis. I De. Gente così, che parla a vanvera, soffiando sui luoghi comuni, facendosi bella per gente brutta. E imbruttendo ancora di più la nostra città rendendoci ridicoli agli occhi del mondo civile. Chiedete scusa, una volta tanto, o lasciate perdere. Che certe volte, a tacere, si fa figura migliore…
lunedì 28 novembre 2011
UN POSTO AL SOLE, ALL'OMBRA DI UN PERCOLATO
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venerdì 25 novembre 2011
NO, NUN ME PIACE 'O PRESEPE - ATTO SECONDO
L'anno scorso, di questi tempi, postai esattamente quel che state leggendo ora. Un post che nasceva da questo pezzettino sui presepi di San Gregorio Armeno dell'anno prima ancora, affollati ormai di varia e degenere statuaria vipperia. Scusate il loop autoreferenziale ma il trend - tristissimo - ovviamente s'aggiorna all'attualità, raggiungendo vette inaspettate. E' diventata una tradizione deteriore nella tradizione. Per cui io ripropongo il messaggio, ché non stiamo ancora a dicembre e c'è tempo per far preventiva ammenda.
Per dire, l'anno scorso tra un San Giuseppe e una Madonna ci buttarono sopra pure la presidente della Regione Lazio Renata Polverini. E che c'azzecca, direte voi... Ecco che cosa rispose Genny Di Virgilio, l'artigiano colpevole più degli altri di aver inflazionato a regola la già di per sé squallida eccezione: "Per l'alto valore politico ed istituzionale teso alla tutela delle fasce deboli e dei principi di coesione sociale, e per la fattiva solidarieta' dimostrata nei confronti della Campania, rendendosi disponibile ad accettare i rifiuti del nostro territorio"...
Per dire, l'anno scorso tra un San Giuseppe e una Madonna ci buttarono sopra pure la presidente della Regione Lazio Renata Polverini. E che c'azzecca, direte voi... Ecco che cosa rispose Genny Di Virgilio, l'artigiano colpevole più degli altri di aver inflazionato a regola la già di per sé squallida eccezione: "Per l'alto valore politico ed istituzionale teso alla tutela delle fasce deboli e dei principi di coesione sociale, e per la fattiva solidarieta' dimostrata nei confronti della Campania, rendendosi disponibile ad accettare i rifiuti del nostro territorio"...
PUBBLICITA', Genny, è pura e semplice (e tamarrissima) PUBBLICITA'. Ste motivazioni da premio Nobel per la raccolta differenziata lasciamole ai politici da passeggio. Che qua solo di commercio trattasi, e della peggior specie per giunta: quella che svende la tradizione alla ricerca del marketing furbacchione. Roba buona per le sventagliate di flash giapponesi, insomma.
Una domanda, Genny: ma a te o' presepe, te piace? Ecco, la prima volta non mi hai risposto. Riproviamo...
Una domanda, Genny: ma a te o' presepe, te piace? Ecco, la prima volta non mi hai risposto. Riproviamo...
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mercoledì 23 novembre 2011
ALL'OSPEDALE PER I FUNGHI
Ma davvero c'è qualcuno che si arma di cestino di vimini e va per funghi... all'Ospedale Monaldi di Napoli? Io non ci credo.
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martedì 22 novembre 2011
SE DOPO IL PIU' GRANDE SPETTACOLO DOPO IL WEEKEND C'E' IL BIG BANG
Il big ha fatto bang. Con #ilpiùgrandespettacolodopoilweekend. Un'esplosione primordiale di ascolti. E poi, dopo? Ci sarà il vero big bang. Quello che lascerà il vuoto pneumatico in Rai. Cosicché, quando Lei e Mazza avranno finito di farsi i pompini a vicenza (che è volgare ma è una citazione, eh) per "il piu' grande spettacolo...degli ultimi anni!" (cit. Lei), si renderanno forse conto che non basta mica uno shottino solo, alla Rai, per sballarsi un anno intero. Una botta di Fiorello e via. Via gli altri, quasi tutti i migliori. Dandini compresa. E poi? Il resto della stagione cosa si fa? Che ci inventiamo? Fiorello ieri s'è collegato con il Grande Fratello in diretta, su Rai1. Mentra di là, qualche minuto dopo, c'era l'intelligente della Casa che spiegava ad un simil-Cassano cos'è il Big Bang ("L'orologio che sta in Germania?"). Insomma, abbiamo capito: si cambia tutti su La7?
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lunedì 21 novembre 2011
Il PODIO DELLA GIORNATA (E SI' C'E' SCILIPOTI)
Oggi ho scelto per voi (meglio un "tu"? C'è un plurale lì fuori?) tre frasi stupende. Di quelle che fossi stato ancora al liceo avrei trascritto sul mio diario, ma solo fino al secondo anno, che poi capisci che il diario è troppo pussy per una sana adolescenza eterosessuomane. Insomma, sono tre sentenze definitive, modo loro. Le ho scelte perché fanno ridere, per i concetti che esprimono, per come li esprimono: parlano di inevitabilità della politica, da tre angoli diversi ma è la stessa roba. E dicono tutto. Di noi, di chi siamo. Noi, proprio noi. Mica loro. Loro siamo noi. Nel nostro giorno peggiore, strafatti di crack, sporchi di merda, con una febbre equina. Ma profondamente italiani. Poi, dopo, quando siete al calduccio della vostra vita familiare, sulla sedia a dondolo, mentre fumate la pipa, raccontatevelo che non è vero. Che voi Pionati, Scilipoti, e Rotondi li odiate. Ma intanto questo è il loro modo di urlare al mondo: io sono qui. Ove mai avessimo rimosso, sai: siamo qui perché voi ci avete messo qui a dire cose come queste, e voi ci pagate stipendi e vitalizzi.
Ecco, dunque, le tre frasi. Scegliete voi chi ha detto cosa. Tanto fa lo stesso.
Ecco, dunque, le tre frasi. Scegliete voi chi ha detto cosa. Tanto fa lo stesso.
La favola dei professori-taumaturghi finirà presto e passerà la parola inevitabilmente alla politica
Devo dire la verità: quest'anno e mezzo che staremo in Parlamento, sarà uno stipendio rubato. Lo confesso: per la prima volta in vita mia lo ritengo proprio uno stipendio rubato
In linea di massima sì, il figlio di due genitori dello stesso sesso potrebbe imitare i propri genitori e diventare gay o lesbica anche lui o lei
venerdì 18 novembre 2011
D'ICI
Dici: in Italia paghiamo la tassa sul televisore e non vuoi pagare la tassa sulla prima casa?
Dico: guarda, lascia stare il Canone Rai, che c'ho la bile permalosa c'ho.
Dici: vabbé, sei un possidente latifondista e le tasse le devi paga'.
E se ti dicessi che ho impegnato la nonna a tranci per accendermi un mutuo cinquantennale per comprarmi i miei 60 mq di fianco alla sede di una confraternita universitaria che urlando e scopando tutta notte mi scetano la creatura?
Dici che sei in affitto da una vita e che basta con la dittatura dei padroni di casa.
Diròtti che ora i dittatori padroni di casa ti aumenteranno l'affitto perché a loro tocca pagare di nuovo l'Ici.
Dici che Monti doveva pur cominciare a prendere soldi da qualche parte.
Mah, ti dirò, è anche la mossa più facile di tutte, però. Te lo dirò davvero, perché mi puzza un po' della storia dell'evasione: tutti contro l'evasione, troveremo gli evasori, tortureremo gli evasori infilandogli il caviale per i fondelli, uccideremo gli evasori con una pistola d'oro bestemmiando Allah, e poi? E poi paga il popolo delle trattenute. Che prima o poi nessuno lo trattiene più e succede la disturbata.
Non dirmelo: oggigiorno possedere la casa è un lusso. L'hai detto.
E allora io ti dico che, se non lo sai, la casa rientra tra i diritti inviolabili dell’uomo, riconosciuti e garantiti dall’articolo 2 della Costituzione, e trova un riconoscimento espresso nell’art. 25 della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e nell’art. 11 del patto internazionale dei diritti economici, sociali e culturali. E ti ribadisco che la Costituzione all’art. 47 prevede che la Repubblica debba favorire il diritto alla proprietà dell’abitazione, con misure che possano aiutare le persone più bisognose ad avere un alloggio in proprietà e, quindi, rendendo concreto questo diritto.
Mo tu che mi vuoi dire? Che non c'entra niente - dici tu - che non è che lo Stato te la toglie, la casa. Ma tassa chi già la tiene, per aiutare, magari, chi non ce l'ha a trovarsela. Ma dico io! Pure a me hanno raccontato che c'è un lago in Scozia con un drago che ci sguazza dentro, ma mica vado dicendo a te che ci credo. Piuttosto ti dico che l'Ici è una tassa odiosa per tante buone ragioni facilmente immaginabili, non foss'altro perché riassume in pieno l'andazzo italico del trasformare l'emergenza in normalità (nel '92 Amato la introdusse proprio come misura d'emergenza). Ma soprattutto - e la cosa per me è sconquassante - perché mi costringe ad essere d'accordo con Giancarlo Lehner. E io questa cosa, qui lo dico e qui non lo nego, proprio non riesco a mandarla giù.
Dici: c'hai ragione.
Dico: lo so.
Dico: guarda, lascia stare il Canone Rai, che c'ho la bile permalosa c'ho.
Dici: vabbé, sei un possidente latifondista e le tasse le devi paga'.
E se ti dicessi che ho impegnato la nonna a tranci per accendermi un mutuo cinquantennale per comprarmi i miei 60 mq di fianco alla sede di una confraternita universitaria che urlando e scopando tutta notte mi scetano la creatura?
Dici che sei in affitto da una vita e che basta con la dittatura dei padroni di casa.
Diròtti che ora i dittatori padroni di casa ti aumenteranno l'affitto perché a loro tocca pagare di nuovo l'Ici.
Dici che Monti doveva pur cominciare a prendere soldi da qualche parte.
Mah, ti dirò, è anche la mossa più facile di tutte, però. Te lo dirò davvero, perché mi puzza un po' della storia dell'evasione: tutti contro l'evasione, troveremo gli evasori, tortureremo gli evasori infilandogli il caviale per i fondelli, uccideremo gli evasori con una pistola d'oro bestemmiando Allah, e poi? E poi paga il popolo delle trattenute. Che prima o poi nessuno lo trattiene più e succede la disturbata.
Non dirmelo: oggigiorno possedere la casa è un lusso. L'hai detto.
E allora io ti dico che, se non lo sai, la casa rientra tra i diritti inviolabili dell’uomo, riconosciuti e garantiti dall’articolo 2 della Costituzione, e trova un riconoscimento espresso nell’art. 25 della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e nell’art. 11 del patto internazionale dei diritti economici, sociali e culturali. E ti ribadisco che la Costituzione all’art. 47 prevede che la Repubblica debba favorire il diritto alla proprietà dell’abitazione, con misure che possano aiutare le persone più bisognose ad avere un alloggio in proprietà e, quindi, rendendo concreto questo diritto.
Mo tu che mi vuoi dire? Che non c'entra niente - dici tu - che non è che lo Stato te la toglie, la casa. Ma tassa chi già la tiene, per aiutare, magari, chi non ce l'ha a trovarsela. Ma dico io! Pure a me hanno raccontato che c'è un lago in Scozia con un drago che ci sguazza dentro, ma mica vado dicendo a te che ci credo. Piuttosto ti dico che l'Ici è una tassa odiosa per tante buone ragioni facilmente immaginabili, non foss'altro perché riassume in pieno l'andazzo italico del trasformare l'emergenza in normalità (nel '92 Amato la introdusse proprio come misura d'emergenza). Ma soprattutto - e la cosa per me è sconquassante - perché mi costringe ad essere d'accordo con Giancarlo Lehner. E io questa cosa, qui lo dico e qui non lo nego, proprio non riesco a mandarla giù.
Dici: c'hai ragione.
Dico: lo so.
giovedì 17 novembre 2011
LEHNERIADE (puntata 13, dell'ommioddio gli sto dando ragione)
Sapevo che questo momento sarebbe arrivato. Quasi quasi chiudo qui la rubrica: ha ragione, Lehner ha ragione. Gli sto dando ragione. Non me ne faccio una ragione.
"La croce dell'Ici passi, a condizione che la paghino tutti. Se ancora una volta il Vaticano sara' esentato, costituiro' il comitato di resistenza intitolato 'Non pago l'Ici se non la pagano tutti'".
Giancarlo Lehner, deputato di Pt
martedì 15 novembre 2011
UN CHILO E MEZZO DI SPREAD, E LASCI PURE
A luglio, coi piedi in una bacinella, scrissi questo. Spremendone il succo, cos'è cambiato? Insisto sulla percezione delle cose, al netto della conoscenza vera. La crisi è diventata uno spauracchio da bar, riassunto per benino da un tweet di Ottantacento stamattina:
Ho detto al salumiere che aveva sbagliato a darmi il resto, ha risposto che ora nel Paese non devono prevalere gli interessi di parteLeggo in giro che il venturo governo tecnico è un attentato alla democrazia, che s'agita alle nostre spalle una specie di consorteria internazionale che ci mangia le chiappe al mercato, giorno dopo giorno, sgranocchiando pezzi di Piccirillo che io nemmeno me ne sono accorto. Ieri il polpaccio c'era, oggi non lo so più. Perché lo spread oltre quota 500 è diventato il numero uno nella top five delle frasi d'ascensore. Ce ne riempiamo la bocca tutti, e a differenza di qualche mese fa sappiamo pure di cosa si tratta. Ma non lo sappiamo davvero, nel senso che ne ignoriamo il significato intrinseco, quello importante. L'allarme funziona così: bombarda la gente con qualche nozione difficile, possibilmente tradotta in inglese tecnico, aumentagli la benzina e il litro di latte. Una spruzzata di mercati impazziti, un pizzico d'Argentina e Grecia quanto basta. La signora andrà dal fruttivendolo guardandosi attorno circospetta, perché il sole sta ancora in cielo, la pensione è la solita merda ma arriva, il ragazzetto c'ha il Suv e quindi dai che non ce la passiamo così male. E' così che Berlusconi ha governato per 17 anni: "I ristoranti sono pieni". Dagli torto. La signora torna a casa con un chilo e mezzo di percoche e non ha ancora bene inteso: "Pasqua', ma ci dobbiamo preoccupare?", "E che ne saccio, Assunti', qua dicono i comunisti che bisogna fare presto, va a fernì che si magnano pure i soldi che tenimm' dentro o' materass'". E così filano via le giornate del terrore informato, tra chi non può aprirsi una cassetta di sicurezza in Svizzera, Non è stillicidio qualunquista se uno chiama in causa la gente comune. E' una categoria che esiste davvero: che si spaventa facile, perché sa poco e quel poco gli viene spiegato di merda. E' così che i guardiani della sacra democrazia volevano andare al voto? (E con questa legge elettorale?). Date un'occhiata al vicino di casa, al giornalaio, al benzinaio: sono in mezzo a voi, quelli che lo spread gli sta rovinando le giornate, e che non sanno più a che santo votarsi. O che santo votare. Sono loro che decidono poi.
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lunedì 14 novembre 2011
SOGNO O SON TECNICO?
Vediamo se riesco a spiegar(me)la questa. Giro a strattoni pagine di giornali, anche quelli più aggressivi, quelli che si autocelebrano come i protagonisti della cacciata di Berlusconi. E tutti, dico tutti, trattano il prossimo governo tecnico come una specie di tappabuchi, una medicina straordinaria e necessaria. Ma che poi, perdinci, si torni alla normalità. Un mio amico, sul suo blog, ha scritto:
Ne usciamo sconfitti noi cittadini ai quali è stato tolto il diritto di voto, prima con una legge sciagurata e poi con un sotterfugio della politica che di fatto ci costringerà a subire un governo non scelto, appoggiato da un parlamento anch’esso non scelto…Ed è argomentazione un po' sterile. E' chiaro che non l'abbiamo votato noi, Monti. E ci dobbiamo paccheggiare sulle spalle perché dobbiamo subire il suo governo? Va bene, dai: pacca. Oh me tapino, me derelitto... Ok, finito? Ma davvero vogliamo infliggerci la pena di sottostare pedissequamente al dogma pseudodemocratico che ci impone di aver a che fare con la politica, perché le regole del gioco sono queste? Io la guardo da un'altra prospettiva: "tecnico" si può anche tradurre come "esperto". Punto. Può bastare, secondo me. Cioè, una volta tanto potremmo coniugare al presente il verbo amministrare. Mi conforta sapere che a gestire la cosa pubblica ci siano persone che sanno di cosa parlano, che hanno studiato la materia che trattano, che sono nel loro campo (spesso) tra i migliori. Anche se politicamente non la pensano come me. Ma che agiscono maneggiando la sostanza delle cose (anche sbagliando) senza i paraocchi del consumo politico: l'azione per il potere fine a se stesso è il virus che ci ha fatto ammalare. In quale mondo ideale la politica - questa politica - riflette democraticamente un'Italia non autoreferenziale capace di non implodere alla ricerca del potere quotidiano e spicciolo? Non è che ogni tanto, in tempi in cui si razzolano briciole schiacciate sul pavimento, conviene abdicare? Prendere uno di quelli bravi, e metterlo su una poltrona a fare il suo lavoro per il nostro bene? Una Gelmini in meno, e un Monti in più insomma. Anche non eletto direttamente, ma cazzo alleluia! E che la politica - sconfitta per forfait, mica per altro - si fotta. O no?
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mercoledì 9 novembre 2011
L'ANTIPATICO
Dal Napolista con furore (sempre grazie).
Avviso: se siete di quelli che Mazzarri non si tocca nemmeno con un fiore, lasciate perdere questo pezzo. Che ho intenzione di fargli il mazzo, di fiori s’intende. E per una volta lasciate stare i risultati, perché è chiaro che quei conti tornano (quasi) sempre. Qui si parla d’altro. Di comunicazione. Di empatia. Di simpatia. Ecco, l’ho detto.Ci sono, nel giro del pallone, un sacco di antipatici simpatici, i burberi col fascino, le canaglie col mezzo sorriso, i Mourinhi che spaccano le folle. E poi ci sono gli antipatici antipatici. Quelli che proprio non ce la fai, ci provi, ti sforzi, gli dai tre-quattro chili di chance, ma niente. Tanto per cominciare Mazzarri appartiene alla stereotipata categoria dei finti modesti, quelli che se la suonano a volume basso e se la cantano sottovoce. Quelli che in premessa di ogni risposta ci piazzano un “chi ne capisce di calcio sa…”, cosicché l’interlocutore ha due opzioni: o gli dà ragione o non ne capisce di calcio. Chiamiamoli, d’ora in avanti, i mazzarri; ne facciamo sostantivo per chiarezza. I mazzarri quando vincono fanno i seriosi in favor di telecamera: “Ringrazio per i complimenti, abbiamo fatto una gara semplicemente perfetta”. Se poi perdono 3-2 a Monaco, con due golletti di Fernandez e una ventina di occasioni del Bayern, la rilettura è fantastica: “Grande prestazione, loro sono stati cinici a fare tre gol con tre tiri in porta”. Questa storia che tutti quelli che ci segnano un gol sono “cinici” è una vecchia litania. Sottende un modo parziale di contare le palle-gol: se noi vinciamo 2-0 potevamo farne altri 7 (e talvolta è pure vero), se vincono gli altri è una questione di “cinismo”, cioè di culo: gli è andata bene. Non credo ci sia dietro un abile stratega della comunicazione, ma quel che fanno i mazzarri è riassumere una vicenda complicata come una partita in un episodio o due che sono ovviamente a loro favore. Perciò l’arbitro è sempre il nemico, perché se hai perso 4-0 e ti sono stati negati 4 falli laterali e una punizione a centrocampo, il capro espiatorio è lì e la pira è accesa e bella calda. Lo chiamano “lamentino” non a caso, e io il capitolo arbitri lo chiudo qui.
I mazzarri, comunque, se sono in periodo fausto, lasciano entrare il giornalista di Sportweek a casa loro, ammonendo che “chi lo conosce lo ama”, ma poi buttando lì una robetta come questa: “Sì, io e Pep Guardiola vediamo il calcio allo stesso modo”. Dalla panchina, intendi? Deve essere proprio quel che pensa Guardiola, il quale un giorno sì e l’altro pure detta a Marca e As: “Sì, io e Mazzarri giochiamo lo stesso calcio”. E non osate provocarlo, mica esagera lui. Anzi siamo noi giornalisti italiani che siamo troppo… italiani. All’estero lo capiscono e lo apprezzano e lo notano e lo premiano. A Napoli “c’è malafede”, si vuol rovinare il suo “gioiellino”. Che è fatto di grandi giocatori, ma soprattutto di un grande tecnico. Ci tiene proprio, eh: “Non dite che sono un gran motivatore, io sono un tattico”. E se tu, idealista d’uno scribacchino, provi a parlare di tattica, ecco che non ne capisci niente di calcio. Perché mai Cavani doveva coprire su Conti? Ma chi è Conti, Cristiano Ronaldo? Glielo domandi, è lecito. E lui si incazza. E perché poi lo butti in fascia a Monaco, che quel poveretto è già stanco? Guarda che a Sacchi per aver spostato Signori a centrocampo in Nazionale se lo mangiavano vivo… La sentite la malafede? La vedete? Che schifo di ambiente. Non c’è riconoscenza, “abbiamo fatto i miracoli, prima di noi il Napoli era lì in fondo”. Questo è il sunto di tutto. Significa: è merito mio se vinciamo quello che vinciamo, lo dovete a me. Significa: più di questo non posso fare con la squadra che ho. Significa: non l’avete ancora capito che il vostro fuoriclasse siede in panchina?
Se la risposta è no, sappiate che non ne capite niente di calcio. E siete pure antipatici, voi.
Avviso: se siete di quelli che Mazzarri non si tocca nemmeno con un fiore, lasciate perdere questo pezzo. Che ho intenzione di fargli il mazzo, di fiori s’intende. E per una volta lasciate stare i risultati, perché è chiaro che quei conti tornano (quasi) sempre. Qui si parla d’altro. Di comunicazione. Di empatia. Di simpatia. Ecco, l’ho detto.Ci sono, nel giro del pallone, un sacco di antipatici simpatici, i burberi col fascino, le canaglie col mezzo sorriso, i Mourinhi che spaccano le folle. E poi ci sono gli antipatici antipatici. Quelli che proprio non ce la fai, ci provi, ti sforzi, gli dai tre-quattro chili di chance, ma niente. Tanto per cominciare Mazzarri appartiene alla stereotipata categoria dei finti modesti, quelli che se la suonano a volume basso e se la cantano sottovoce. Quelli che in premessa di ogni risposta ci piazzano un “chi ne capisce di calcio sa…”, cosicché l’interlocutore ha due opzioni: o gli dà ragione o non ne capisce di calcio. Chiamiamoli, d’ora in avanti, i mazzarri; ne facciamo sostantivo per chiarezza. I mazzarri quando vincono fanno i seriosi in favor di telecamera: “Ringrazio per i complimenti, abbiamo fatto una gara semplicemente perfetta”. Se poi perdono 3-2 a Monaco, con due golletti di Fernandez e una ventina di occasioni del Bayern, la rilettura è fantastica: “Grande prestazione, loro sono stati cinici a fare tre gol con tre tiri in porta”. Questa storia che tutti quelli che ci segnano un gol sono “cinici” è una vecchia litania. Sottende un modo parziale di contare le palle-gol: se noi vinciamo 2-0 potevamo farne altri 7 (e talvolta è pure vero), se vincono gli altri è una questione di “cinismo”, cioè di culo: gli è andata bene. Non credo ci sia dietro un abile stratega della comunicazione, ma quel che fanno i mazzarri è riassumere una vicenda complicata come una partita in un episodio o due che sono ovviamente a loro favore. Perciò l’arbitro è sempre il nemico, perché se hai perso 4-0 e ti sono stati negati 4 falli laterali e una punizione a centrocampo, il capro espiatorio è lì e la pira è accesa e bella calda. Lo chiamano “lamentino” non a caso, e io il capitolo arbitri lo chiudo qui.
I mazzarri, comunque, se sono in periodo fausto, lasciano entrare il giornalista di Sportweek a casa loro, ammonendo che “chi lo conosce lo ama”, ma poi buttando lì una robetta come questa: “Sì, io e Pep Guardiola vediamo il calcio allo stesso modo”. Dalla panchina, intendi? Deve essere proprio quel che pensa Guardiola, il quale un giorno sì e l’altro pure detta a Marca e As: “Sì, io e Mazzarri giochiamo lo stesso calcio”. E non osate provocarlo, mica esagera lui. Anzi siamo noi giornalisti italiani che siamo troppo… italiani. All’estero lo capiscono e lo apprezzano e lo notano e lo premiano. A Napoli “c’è malafede”, si vuol rovinare il suo “gioiellino”. Che è fatto di grandi giocatori, ma soprattutto di un grande tecnico. Ci tiene proprio, eh: “Non dite che sono un gran motivatore, io sono un tattico”. E se tu, idealista d’uno scribacchino, provi a parlare di tattica, ecco che non ne capisci niente di calcio. Perché mai Cavani doveva coprire su Conti? Ma chi è Conti, Cristiano Ronaldo? Glielo domandi, è lecito. E lui si incazza. E perché poi lo butti in fascia a Monaco, che quel poveretto è già stanco? Guarda che a Sacchi per aver spostato Signori a centrocampo in Nazionale se lo mangiavano vivo… La sentite la malafede? La vedete? Che schifo di ambiente. Non c’è riconoscenza, “abbiamo fatto i miracoli, prima di noi il Napoli era lì in fondo”. Questo è il sunto di tutto. Significa: è merito mio se vinciamo quello che vinciamo, lo dovete a me. Significa: più di questo non posso fare con la squadra che ho. Significa: non l’avete ancora capito che il vostro fuoriclasse siede in panchina?
Se la risposta è no, sappiate che non ne capite niente di calcio. E siete pure antipatici, voi.
martedì 8 novembre 2011
LEHNERIADE (puntata 12, del cojote)
C'è aria di tempesta in casa Lehner. La signora ha preso a male il dolce stil novo. Sono cazzi, per il nostro eroe.
"Crosetto e' grande, grosso e... Cojote. Secondo lui, la persona a cui si vuol bene e' d'uopo definirla 'testa di cazzo'. Fidandomi del neostilnovista Guido, ho in tal maniera apostrofato la mia compagna. L'inconsapevole donna, reagendo con la medesima soavita' mostrata verso i Radicali da monna Rosy Bindi, ha, purtroppo, mostrato di non gradire la lepidezza del mio dire".Giancarlo Lehner, deputato di Popolo e Territorio.
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