Fategli ciao ciao con la manina, magari indicando psichiatricamente l'orologio ché il suo tempo napoletano è scaduto. Walter Mazzarri è arrivato dove voleva, "finalmente in una grande squadra" come da introduzione di conferenza stampa firmata SkySport24. Pur senza Champions, pur senza coppe. Il blasone glielo si legge nel sorriso rubizzo, nell'imbarazzo dell'amore fresco di giornata. Una roba che non ci riguarda piú, che solo a scriverne si fa la certa figura dell'ex tradito. E invece no. "Tradimento" è la parola che Mazzarri non vuol sentire, perché lo ribadisce: "Lasciare Napoli è stata una scelta a parte, già maturata all'inizio dell'anno scorso quando rifiutai il rinnovo per mancanza di stimoli". Lo stimolo è la novità. L'attesa occasione di risollevare una grande fallita dalle ceneri, di imporsi una volta e per tutte come il protagonista dell'impresa, miracolista di professione. E di farlo libero dai legacci del fairplay finanziario di De Laurentiis. C'è qualcuno lí fuori che s'è fatto arrotolare dalla retorica del pallone, in questi mesi. Rispettando le bugie di prassi, i copioni da telenovela brasiliana: "Non parlo, non dico, non so, domani giochiamo contro il Siena che è la partita della vita". Ma quel paventano anno sabatico ristrettosi poi in un weekend con le offerte pronte sul tavolo no, non ce lo siamo mai bevuti.
Vogliamo ricordarlo cosí, Mazzarri, con il sorriso alla prima domanda milanese, che gli ricorda una carriera senza esoneri. Maremma, cosa non si sarebbe grattato. Ma è lí compunto nell'abito su misura cucitogli per la festa, e risponde con buona pace al party di benvenuto della stampa. Comincia con un suo cavallo di battaglia: "Non sta a me dirlo". E poi lo dice, ovvio: "Sono considerato un tattico", qualora qualcuno avesse dimenticato il tanto caro (suo) parallelo con Guardiola. "Sono un po' accentratore, uno di personalità, mi piace assumermi tutte le responsabilità". E noi che ormai ci alleniamo ad un futuro di risposte in spagnolo, non possiamo che ascoltare ammiccando, vorremmo tendergli una mano d'intesa: "Lo sappiamo, Walter, ti conosciamo, va bene cosí". Sappiamo che non parli mai degli arbitri, non c'è bisogno di... "Non
parlo mai degli arbitri", ecco appunto, mo lo sanno pure a Milano. Perdonateci la lettura sbilenca, ma da queste parti di come giocherà Kovacic, o del prolungamento del ritiro a Pinzolo, non ce ne puó fregar di meno. Qui stiamo elaborando la fine di una storia di passione ed antipatia, densa come il Das. Potremmo continuare a biasimare la sua comunicazione fallimentare, la sua protervia a volte insopportabile, quel suo ego che fa provincia in tutti i sensi possibili. E invece no, qui restano i risultati. La ciccia, la sostanza. Sai che c'è? Il "tattico" che dribbla la domanda su Mourinho con "un allenatore è come un artista", quando tutto il suo calcio trasuda pane e salame, ve lo lasciamo volentieri. Quello che resiste appena un quarto d'ora prima di passare alla terza persona singolare, non ci mancherà per niente. Magari, ecco, eviteremmo a Moratti lo spreco di comprargli giovani talenti da far "maturare" in panchina come dei caciocavalli. Ma non son piú problemi nostri. Fossimo tifosi nerazzurri al primo accesso nel fantastico mondo di Mazzarrinter ci avrebbe già convinti: concetti chiari, allenamenti, fatica, resistenza, volontà, sacrificio. Niente aria fritta, niente vanvera: questo è il suo curriculum certificato. È perció che con questo pezzo, da Napoli, è tutto. Come lui stesso dice: "In ogni matrimonio c'è un inizio ed una fine". Divorzio, consensuale.
Nessun commento:
Posta un commento
Dai, parla, esprimiti!