Danilo Restivo ha ucciso nel 2002 Heather Barnett, sua vicina di casa in Inghilterra. E lo hanno condannato all'ergastolo. Il giudice gli ha detto in faccia: "Lei non uscirà mai più di galera", sapendo di non blaterare a vanvera. Durante il processo londinese hanno pure appurato che il nostro compatriota, prima di trasferirsi a Londra, aveva ucciso anche Elisa Claps. Poiché l'omicidio di Potenza è del 1993, in Italia non hanno perso tempo: il gup ha concesso il rito abbreviato (quasi vent'anni, brevissssssimo!) e ha deciso che l'8 novembre prossimo manderemo Restivo a processo anche da noi.
Lascio a voi la banale comparazione tra i tempi, i modi e i risultati della giustizia inglese e di quella italiana. Io intanto ho deciso, andando contro Costituzione e svariati codici, che la prossima denuncia la presenterò direttamente a Londra. Sono un cittadino europeo anche io o no? E allora voglio essere giudicato da un parruccone inglese. Altro che federalismo, per far funzionare le cose dovremmo puntare allo sfederalismo! Questi mi vogliono far credere che essere un cittadino campano sia meglio che essere italiano, e che essere italiano sia meglio che essere europeo. E invece questa forza centripeta della politica ignorante funziona esattamente come in un vortice, al mare: giri e giri, e sempre vai sempre più giù. Quel Restivo lì deve essere proprio pazzo se dopo aver ucciso ha deciso di fuggirsene in Inghilterra. Qui da noi l'avrebbero trascinata per millenni... Una manna, altroché. Ma ha ancora una chance: l'estradizione. Perché l'Italia punta al rientro dei cervelli, qualcuno glielo dica!
giovedì 30 giugno 2011
QUASI QUASI RESTIVO IN ITALIA...
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mercoledì 29 giugno 2011
SPEROOONIIII MALEDETTO! GUARDA CHE IO....
Scrivo con ritardo, perché ho appena finito di bermi il video di Speroni a 316 Km/h in loop. Non riuscivo a smettere. C'era un particolare che mi sfuggiva, qualcosa che non mi permetteva di completare perfettamente la definizione di "coglione" così facilmente aderente al personaggio. Non che aspettassi di vedermelo girare a velocità folle sulle Autobahn tedesche, sia chiaro. L'etichetta lo identificava già tempo immemore. Sì, poi è chiaro: sentirlo atteggiarsi del suo video sul Tubo a testimonianza dell'impresa, renderebbe ilare pure un criceto neosodomizzato da un toro. Un teeneger all'Europarlamento, se i teenager non s'offendono troppo. E quelle scuse bellissime! E' pericoloso, gli hanno detto. Macché, ha risposto il nostro: "Io rispetto le regole, in Germania si può e per la strada non c'era nessuno". Se nella notte tedesca davanti ti ritrovi una Panda a 80 all'ora e lo becchi a 300 il poveretto diventa "nessuno" in un attimo, concordiamo: poltiglia crucca non identificabile nel catino dell'anatomopatologo. Pensa che culo poi i tedeschi, che ora possono esser coscienti con terrore che un terrone padano usa scorrazzare sulle loro autostrade per supplire alle ovvie mancanze genitali con una bella sferzata di cavalli sotto al culo. Vaglielo a spiegare a uno così che come s'è comprato un bolide del genere, può anche permettersi di pagarsi un giro in circuito. S'affittano a pochi euro tutto sommato. E, tra l'altro, sempre noi abbiamo reso possibile il suo sogno: chi glielo regala lo stipendio al nostro europarlamentare? Eh...
Ma, dicevo, non potevo catapultarmi sul blog senza aver fatto luce sul particolare "invisibile". Eppur ce l'avevo lì, sotto al becco: al momento dell'orgasmo, il nostro consumava la bellezza di 60,9 litri di benzina per 100 km!
Ooooooh! particolare insignificante, eccepirete. Non so, senza era come dire "Speroni coglion, Speroni oglione, Speroni colione, Speroni cglione, Speroni cogione"... Il quadro non era completo, ecco!
Ps. chi indovina la citazione del titolo, vince un sacchetto di differenziata made in Naples!
Ma, dicevo, non potevo catapultarmi sul blog senza aver fatto luce sul particolare "invisibile". Eppur ce l'avevo lì, sotto al becco: al momento dell'orgasmo, il nostro consumava la bellezza di 60,9 litri di benzina per 100 km!
Ooooooh! particolare insignificante, eccepirete. Non so, senza era come dire "Speroni coglion, Speroni oglione, Speroni colione, Speroni cglione, Speroni cogione"... Il quadro non era completo, ecco!
Ps. chi indovina la citazione del titolo, vince un sacchetto di differenziata made in Naples!
sabato 25 giugno 2011
QUESTI NAPOLETANI MI FANNO SCHIFO
Quelle due splendide signore che due auto avanti alla mia hanno bloccato la circolazione e hanno deciso che stop, non si passa più, perché la strada va riempita di munnezza MI FANNO SCHIFO. Quel gentiluomo che ha lanciato un materasso sulla macchina di una ragazza che impaurita provava a passare ugualmente MI FA SCHIFO. Quelli che piangono ai microfoni delle tv che loro c'hanno i bambini e nel frattempo danno fuoco all'immondizia avvelenando il mio, di bambino, MI FANNO SCHIFO.
La munnezza non è un problema solo dei napoletani. Ma i napoletani sono il problema dei napoletani. Perché se lo Stato e tutte le istituzioni a scalare mi fanno vergognare ogni giorno, ora dopo ora, di vivere in Italia, questi napoletani mi fanno schifo. Schifo e basta. Abbiamo la città ricoperta di merda, e non ci basta, dobbiamo metterci il surplus: facciamo le barricate, incendiamo tutto, ci uccidiamo a vicenda con le "loro" armi. Siamo vittime e al contempo assoluti carnefici. E il primo che si azzarda a teorizzare il popolo che si ribella, l'esasperazione dei cittadini, lo meno. Perché questa gente non aspetta altro, ci sguazza nelle emergenze, colleziona alibi sociali da quando è nata, la munnezza gli consente una volta di più di avere uno scopo nella vita: lamentarsi, fare "ammuina", scassare tutto (non ha detto così De Magistris appena eletto: "Abbiamo scassato tutto"?). E' un lavoro, è l'occupazione principale (ad esempio) dei disoccupati organizzati: svegliarsi al mattino e aggiungere problemi ai problemi, violenza privata a quella pubblica.
Mio figlio non merita di crescere in un Paese che permette ad una città di affogare nei propri escrementi. Forse un po' lo merito io che non ho avuto il coraggio di fuggirmene. Sicuramente se lo merita quell'illuminato che mi ha minacciato di morte quando gli ho cortesemente detto di togliersi dal cazzo lui e quella barricata di munnezza. E se lo merita pure quel solerte vigile urbano che si è messo in mezzo e ha deciso che era meglio far tornare indietro me e deviare il traffico piuttosto che provare a far togliere la barricata dell'energumeno. Ecco, per quel che vale: MI FAI SCHIFO SOPRATTUTTO TU
lunedì 20 giugno 2011
ATTENDERE PREGO
"Abbiamo un grande sogno: una Padania libera e indipendente"
Roberto Maroni, ministro dell'Interno della Repubblica Italiana
Io aspetto. Mi rendo conto che ci vuole qualche ora perché il putiferio si scateni. Ma io sto qua, connesso, sintonizzato, con le agenzie che mi scorrono davanti agli occhi.
E aspetto.
Aspetto che il Presidente della Repubblica invochi le immediate dimissioni del ministro dell'Interno Roberto Maroni.
Aspetto che il presidente del Consiglio lo faccia convocare e lo dimissioni immantinente.
Aspetto che la stampa italiana, le televisioni, i movimenti d'opinione, saltino al collo del ministro secessionista, lasciando sul suo curriculum l'onta della disapprovazione di massa.
Aspetto che lui stesso, Maroni, affidi al suo ghostwriter le seguenti parole: "Ho detto una minchiata, lascio l'incarico di governo".
Aspetto e spero che in Italia essere degni di qualcosa abbia ancora un significato. Non nel nome della patria, ma nel nome della civiltà, del buon senso, della responsabilità.
Roberto Maroni, ministro dell'Interno della Repubblica Italiana
Io aspetto. Mi rendo conto che ci vuole qualche ora perché il putiferio si scateni. Ma io sto qua, connesso, sintonizzato, con le agenzie che mi scorrono davanti agli occhi.
E aspetto.
Aspetto che il Presidente della Repubblica invochi le immediate dimissioni del ministro dell'Interno Roberto Maroni.
Aspetto che il presidente del Consiglio lo faccia convocare e lo dimissioni immantinente.
Aspetto che la stampa italiana, le televisioni, i movimenti d'opinione, saltino al collo del ministro secessionista, lasciando sul suo curriculum l'onta della disapprovazione di massa.
Aspetto che lui stesso, Maroni, affidi al suo ghostwriter le seguenti parole: "Ho detto una minchiata, lascio l'incarico di governo".
Aspetto e spero che in Italia essere degni di qualcosa abbia ancora un significato. Non nel nome della patria, ma nel nome della civiltà, del buon senso, della responsabilità.
giovedì 16 giugno 2011
AVVERSO AL POLLICE
Ore caldissime. L'Italia si interroga sull'ultima dichiarazione di Umberto Bossi. Gli domandano sulla tenuta del governo e lui fa il pollice verso. Lo fa due volte. Eccolo, il segno dell'oracolo: il governo morirà. Però poi il portavoce (che fa proprio questo: porta la voce a uno che non parla) smentisce e dice che ce l'aveva coi giornalisti: il pollice verso significherebbe che non voleva rispondere alle domande.
Di questa nouvelle vague della comunicazione politica di Bossi ne avevo già scritto. Ma io mi chiedo seriosamente se è ancora sopportabile uno che si esprime così: un cazzo qua, un vaffanculo là, un peto, un rutto, un dito medio. Ma che è? La diatriba filologica sul pollice verso è la notizia d'apertura di tutti i quotidiani on line. Nessuno, davvero nessuno, si chiede il senso di tutto questo? Lo dico da giornalista: facciamo pena, appesi alle labbra (chiuse) di Bossi, ai suoi gesti, alle sue intenzioni, alle sue idee. Questa è la tanto abusata fotografia del Paese: siamo noi che aspettiamo di sapere da una scoreggia di Bossi che fine farà il governo. Questo livello da sottoscala di bordello, da fogna della civiltà sociale, comunicativa, politica, ce lo meritiamo tutto. E quel pollice mettiamocelo dove vogliamo, a tappare bocche o chissà cos'altro.
Di questa nouvelle vague della comunicazione politica di Bossi ne avevo già scritto. Ma io mi chiedo seriosamente se è ancora sopportabile uno che si esprime così: un cazzo qua, un vaffanculo là, un peto, un rutto, un dito medio. Ma che è? La diatriba filologica sul pollice verso è la notizia d'apertura di tutti i quotidiani on line. Nessuno, davvero nessuno, si chiede il senso di tutto questo? Lo dico da giornalista: facciamo pena, appesi alle labbra (chiuse) di Bossi, ai suoi gesti, alle sue intenzioni, alle sue idee. Questa è la tanto abusata fotografia del Paese: siamo noi che aspettiamo di sapere da una scoreggia di Bossi che fine farà il governo. Questo livello da sottoscala di bordello, da fogna della civiltà sociale, comunicativa, politica, ce lo meritiamo tutto. E quel pollice mettiamocelo dove vogliamo, a tappare bocche o chissà cos'altro.
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martedì 14 giugno 2011
PORRO E L'OSSIMORO DEI COSTI AMBIENTALISTI
Prendete un titolo così: "Ecco quanto ci costano le favolette ambientaliste". Magari, se avete due minuti, andate pure a leggervi il pezzo di Nicola Porro sul Giornale. E poi, se siete d'accordo con quel che scrive, fatemi un piacere: usate il vostro Passaporto. Ce l'avete un Passaporto no? Ci sono tante belle low cost, e un mondo intero da rovinare. Puntate il dito a caso sul mappamondo, e volate lì. Arrivati lì, prendete il Passaporto e un accendino. Fuoco, vamp. Grazie. A mai più. Purtroppo non ho materialmente la possibilità di finanziarvi una trasferta su un asteroide qualunque, ma un giorno forse chissà. Nel frattempo mi accontento di non avervi tra i piedi con le vostre teorie preistoriche.
Tanto per cominciare l'andazzo di buttare dentro, nello stesso concetto, ambiente e soldi può ritenersi di per sé l'origine del grande tranello. Porro, i soldi ci ammazzano ogni giorno. I tuoi miopi conti sulle tasse locali che si alzeranno dopo il referendum sono fuori tema, sei lontano anni luce dal problema vero. Sei come un bambino di sei anni che pretende di aver capito gli integrali... Non ci puoi arrivare. Sei lento, indietro, limitato. Scrivi che "il vento e il sole non sono efficienti come i combustibili fossili e l'atomo". Ma di cosa parli? Ma dove vivi? Ma di cosa ti nutri? Che cazzo respiri? Con il tuo elementare (si intenda di grado scolastico) concetto di "efficienza" qualche lettore puoi anche convincerlo, è chiaro. Blateri di numeri, parli di dané, e tutto torna: ma questa retorica da fabbrichetta del nordest, da capannone in lamiera, da stagnante pianura del profitto mediocre, è questa sì "una favoletta". Con un finale di merda, che sta scritto intorno a noi. E non ci vuole mica un genio per arrivarci. E parlo anche del vil danaro: l'economia vera, quella che guarda al guadagno futuro, punta dritto all'ambiente, alle fonti rinnovabili. E non perché ora tutti vogliono salvare il mondo, semplicemente perché la sopravvivenza sarà un affare. E tu quanto lontano riesci a guardare? Dai, prova: come davanti alla tabella dell'oculista. Dieci anni? Venti? E poi?
Il carbone, mio caro Porro, finisce prima o poi. Il petrolio si esaurisce. Le scorie radioattive, praticamente no. Ma i vasconi-bunker che il grande genio umano finora ha pensato come unica soluzione per lo smaltimento, quelli sì, che marciscono. E prima poi la merda salta fuori, in un modo o nell'altro. "Ma noi saremo già lontani", dice Guzzanti facendovi il verso. O anche no. Perché, vedi, quando la Camorra insaccava i terreni della Campania Felix di rifiuti velenosi, era esattamente questo il ragionamento: costi, benefici, efficienza. Sotto terra, e chi s'è visto s'è visto. O in mare. O nell'aria. Tanto che ce frega, i conti tornano, i Comuni non sono costretti ad alzare le tasse, il federalismo salva la faccia. Questo è il progresso. Ora, adesso, right now, 2011. Ma nel 2111 qualcuno leggerà questo pezzo di Giornale. E penseranno a noi come noi pensiamo ai contadini che un secolo fa (ma anche oggi) svendevano le proprie terre, la propria anima, il proprio futuro, per un po' di lavoro: vecchi, stupidi, ignoranti. Noi che pensiamo a riempirci le tasche, e non ci riusciamo nemmeno, pensa un po'. Fottendoci il futuro. Tanto son favolette, no?
Tanto per cominciare l'andazzo di buttare dentro, nello stesso concetto, ambiente e soldi può ritenersi di per sé l'origine del grande tranello. Porro, i soldi ci ammazzano ogni giorno. I tuoi miopi conti sulle tasse locali che si alzeranno dopo il referendum sono fuori tema, sei lontano anni luce dal problema vero. Sei come un bambino di sei anni che pretende di aver capito gli integrali... Non ci puoi arrivare. Sei lento, indietro, limitato. Scrivi che "il vento e il sole non sono efficienti come i combustibili fossili e l'atomo". Ma di cosa parli? Ma dove vivi? Ma di cosa ti nutri? Che cazzo respiri? Con il tuo elementare (si intenda di grado scolastico) concetto di "efficienza" qualche lettore puoi anche convincerlo, è chiaro. Blateri di numeri, parli di dané, e tutto torna: ma questa retorica da fabbrichetta del nordest, da capannone in lamiera, da stagnante pianura del profitto mediocre, è questa sì "una favoletta". Con un finale di merda, che sta scritto intorno a noi. E non ci vuole mica un genio per arrivarci. E parlo anche del vil danaro: l'economia vera, quella che guarda al guadagno futuro, punta dritto all'ambiente, alle fonti rinnovabili. E non perché ora tutti vogliono salvare il mondo, semplicemente perché la sopravvivenza sarà un affare. E tu quanto lontano riesci a guardare? Dai, prova: come davanti alla tabella dell'oculista. Dieci anni? Venti? E poi?
Il carbone, mio caro Porro, finisce prima o poi. Il petrolio si esaurisce. Le scorie radioattive, praticamente no. Ma i vasconi-bunker che il grande genio umano finora ha pensato come unica soluzione per lo smaltimento, quelli sì, che marciscono. E prima poi la merda salta fuori, in un modo o nell'altro. "Ma noi saremo già lontani", dice Guzzanti facendovi il verso. O anche no. Perché, vedi, quando la Camorra insaccava i terreni della Campania Felix di rifiuti velenosi, era esattamente questo il ragionamento: costi, benefici, efficienza. Sotto terra, e chi s'è visto s'è visto. O in mare. O nell'aria. Tanto che ce frega, i conti tornano, i Comuni non sono costretti ad alzare le tasse, il federalismo salva la faccia. Questo è il progresso. Ora, adesso, right now, 2011. Ma nel 2111 qualcuno leggerà questo pezzo di Giornale. E penseranno a noi come noi pensiamo ai contadini che un secolo fa (ma anche oggi) svendevano le proprie terre, la propria anima, il proprio futuro, per un po' di lavoro: vecchi, stupidi, ignoranti. Noi che pensiamo a riempirci le tasche, e non ci riusciamo nemmeno, pensa un po'. Fottendoci il futuro. Tanto son favolette, no?
giovedì 9 giugno 2011
UN SOLO WAI, TANTI BECAUS
"A Napoli abbiamo perso perche' il 50% dei cittadini non e' andato a votare per il disgusto verso la
classe politica che viene dalla rappresentazione che ne danno i media, soprattutto televisivi".
Scandiamo bene, perché stavolta Berlusconi c'era quasi arrivato, aveva quasi capito...
"A Napoli abbiamo perso"
Bravo, il primo passo è ammettere di avere un problema
"perche' il 50% dei cittadini non e' andata a votare"
E' evidente che trattasi giusto del 50% che avrebbe votato Lettieri. Il fatto è che saranno andati al mare, hanno confuso domenica elettorale. Vedi a dare consigli sbagliati? Vedi a scorporare amministrative e referendum? Vedi?
"per il disgusto verso la classe politica"
Ecco, non mi veniva la parola tra un conato e l'altro... disgusto... bella parola, c'azzecca assai
"che viene dalla rappresentazione che ne danno i media"
Ma nooooo, dai. Era lì, la verità, ad un passo. E che fai? I media. Vuoi dire che non è la Napoli immonnezzata a fare schifo ai napoletani, ma la rappresentazione che ne danno i media? Cioé la munnezza non c'è e la creano ad arte i giornalisti di sinistra? E quella puzza di merda da dove cavolo viene, dalla Repubblica andata a male? Che la Signora Esposito scavalca 13 sacchetti per rientrare a casa dalla spesa, poi accende la tv e quegli infami del Tg3 gli raccontano che Napoli scoppia di immondizia. Stronzi, è chiaro che quella se ne accorge e poi non va a votare, eh. Mica perché è rimasta bloccata in casa dal monte Indifferenziato.
"soprattutto televisivi"
Trovatemelo su-bi-to. Voglio un nome, voglio quel rivoluzionario maledetto che possiede Canale5, ItaliaUno, Rete4, e controlla Rai1 e Rai2... Lo voglio qui per mostrarlo alla folla, su una pira: è lui il colpevole, altrimenti a Napoli avremmo trionfato! Vero Nicola?... Vero?... Nicola?... Nic?...
classe politica che viene dalla rappresentazione che ne danno i media, soprattutto televisivi".
Scandiamo bene, perché stavolta Berlusconi c'era quasi arrivato, aveva quasi capito...
"A Napoli abbiamo perso"
Bravo, il primo passo è ammettere di avere un problema
"perche' il 50% dei cittadini non e' andata a votare"
E' evidente che trattasi giusto del 50% che avrebbe votato Lettieri. Il fatto è che saranno andati al mare, hanno confuso domenica elettorale. Vedi a dare consigli sbagliati? Vedi a scorporare amministrative e referendum? Vedi?
"per il disgusto verso la classe politica"
Ecco, non mi veniva la parola tra un conato e l'altro... disgusto... bella parola, c'azzecca assai
"che viene dalla rappresentazione che ne danno i media"
Ma nooooo, dai. Era lì, la verità, ad un passo. E che fai? I media. Vuoi dire che non è la Napoli immonnezzata a fare schifo ai napoletani, ma la rappresentazione che ne danno i media? Cioé la munnezza non c'è e la creano ad arte i giornalisti di sinistra? E quella puzza di merda da dove cavolo viene, dalla Repubblica andata a male? Che la Signora Esposito scavalca 13 sacchetti per rientrare a casa dalla spesa, poi accende la tv e quegli infami del Tg3 gli raccontano che Napoli scoppia di immondizia. Stronzi, è chiaro che quella se ne accorge e poi non va a votare, eh. Mica perché è rimasta bloccata in casa dal monte Indifferenziato.
"soprattutto televisivi"
Trovatemelo su-bi-to. Voglio un nome, voglio quel rivoluzionario maledetto che possiede Canale5, ItaliaUno, Rete4, e controlla Rai1 e Rai2... Lo voglio qui per mostrarlo alla folla, su una pira: è lui il colpevole, altrimenti a Napoli avremmo trionfato! Vero Nicola?... Vero?... Nicola?... Nic?...
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mercoledì 8 giugno 2011
ABBIGLIAMENTO DI PIC: GONNELLINO BIANCO DI UNA SUA ZIA RICCA...
Preso dalla malinconia in un quarto d'ora di cazzeggio ho deciso di riproporre su questo lido moribondo due miei vecchi post pubblicati su Federtennis.it
Sarà che sto leggendo Open di Agassi (consigliatissimo), sarà che quest'anno non riesco ad iscrivermi ad un torneo nemmeno se prendo le ferie, sarà che boh... Insomma questi sono IL TENNISTA DI QUARTA CATEGORIA e L'AVVERSARIO CHE NON VORRESTI INCONTRARE MAI
IL TENNISTA DI 4° CATEGORIA
-Il tennista di quarta categoria ha il weekend impegnato. Se gioca al sabato, il venerdì non va al lavoro, se ha un primo turno la domenica, il sabato è in ritiro spirituale
-Il tennista di quarta categoria ha una coppia di Radical, ma una pesa 10 microgrammi meno dell’altra, bisogna cambiarle al più presto
-Il tennista di quarta categoria ha l’incordatore come amante, perché 25 chili sono troppi, ma a 24 la racchetta è una fionda incontrollabile
-Il tennista di quarta categoria ha la supervista, perché il suo dritto incrociato era sul bordo esterno della riga appena un millimetro prima del baratro scavato dalla pioggia la sera precedente, ma il lungolinea avversario era fuori di 8 metri e mezzo, purtroppo un improvviso fenomeno tellurico ha cancellato il segno
-Il tennista di quarta categoria è più affidabile di un giudice di Cassazione. Oh, se ti dice che è fuori è fuori! Non scherziamo…
-Il tennista di quarta categoria ha la fascite plantare, è reduce da un’influenza intestinale, soffre di lombosciatalgia congenita, e ha il tendine rotuleo accapponato
-Il tennista di quarta categoria odia le palline troppo veloci, gioca solo con le Dunlop Fort, e fa niente che il barattolo è appena stappato, ‘ste palle sono moscie!
-Il tennista di quarta categoria ha il pantaloncino a pinocchietto, lo smanicato che non copre i peli sulle spalle, la fascia tra i capelli e un polsino che arriva al gomito
-Il tennista di quarta categoria è un 4.4, va vale 4.3, è che non gli hanno registrato i due “positivi” al torneo di Frabbobboli sul Montone
-Il tennista di quarta categoria usa una tabella storica di conversione tutta sua: sì, sono 4.1, che è più o meno come un vecchio B2…
-Il tennista di quarta categoria per fortuna non ha il numero di cellulare di Federer altrimenti potrebbe chiamarlo per spiegargli che sul 40-0, 6-5, terzo set, a Montreal ha sbagliato a cercare lo “strettino”, ma che tattica è?
-Il tennista di quarta categoria sa perdere, ma odia farlo davanti ai figli, per cui se il vostro avversario ha due pargoli a bordo campo chiamate preventivamente il giudice arbitro
-Il tennista di quarta categoria è la “beautiful mind” degli sportivi, altrimenti non si spiega come faccia a seguire le trame di ricalcalo punteggi ideate dalla Fit
L'AVVERSARIO CHE NON VORRESTI INCONTRARE MAI
-IL MAGO PANCIONE - trattasi di tennista camuffato. Probabilmente indossa un cuscino come sottomaglia e si imbottisce d’ovatta le guance come il Padrino. Nel riscaldamento spara tutto fuori e stecca neanche giocasse a biliardo. Poi comincia il match e si svela per quel che è: i tuoi vincenti ti tornano indietro sconfitti, lui rotola e rimbalza come Ciobin, un muro di gomma, il fiatone crede sia solo una questione d’alitosi, ha probabilmente i quadricipiti di Terminator. Se non sei di 5 categorie superiore lascia perdere: alza pallonetti al cielo e tienti le imprecazioni per la suocera.
-IL BISBETICO INDOMABILE - si presenta con cordiale sorriso, ma in realtà è un ghigno. Usa il riscaldamento per caricarsi d’ira: mentre prova le volée passa in rassegna tutti i suoi problemi personali, i bambini che vanno male a scuola, quel fetente che gli ha rigato la Duna sotto casa, le tasse sull’immondizia, Berlusconi e i comunisti. Sull’1-0 15 pari comincia a parlarsi addosso. Sul 3-2 30-0 esulta col pugnetto al tuo primo doppio fallo. Sul 4-2 impreca contro quel bastardo di ago di pino che gli ha sconquassato la traiettoria. Sul 5-2, non è convinto dell’out che gli hai chiamato e in perfetto stile Fosbury salta la rete per correre a controllare. Sul 5-3 urla C’MON! quando la tua palla corta si ferma sul nastro. Il secondo set è una guerra: il suo campo si accorcia e si restringe di mezzo metro, rompe tre racchette e ne divora un paio, si arrampica sulla recinzione passando al setaccio tutti gli Dei pagani e non, il Giudice arbitro chiede i rinforzi. Alla fine se non sei un Carabiniere e lo traduci nelle patrie galere, vince inesorabilmente per scratch: tra una partita di tennis e la vita, scelgo la vita!
-IL BABYPRO - Ore 8 di una domenica mattina, arrivi al circolo e speri che il primo caffè della giornata ti sollevi le palpebre di quel po’ che basta a vedere la pallina. Il tuo avversario è già sul campo, alto una spanna più della rete, che zompetta felice con la sua corda da riscaldamento modello Apollo Creed. Ti presenti e gli chiedi quanti anni abbia: “Io 13, e Lei?”… Sarà una domenica molto lunga… Anzi cortissima. Perché il prode nanetto è un killer con la racchetta: ha la testa di Lendl a fine carriera, legge i tuoi tentativi di giocare d’esperienza e ti massacra alzando il ritmo, non si siede ai cambi di campo, non beve. Probabilmente non respira nemmeno, chissà, avrà le branchie. Finisce tutto prestissimo. La mamma lo stava aspettando fuori, in macchina: “Come è andata?”, “Bene, era solo un vecchio…”. Di 33 anni…
-IL MAESTRO SENSEI - “Ah, giochi contro il maestro Pappa? Buona fortuna!”. Lo conoscono tutti, e lui arriva battendo il cinque come una rockstar. Ha la pancetta e la calvizie incipiente, ma i suo allievi raccontano che “una volta ha giocato la Coppa Davis, e si è pure qualificato per Wimbledon!”. Gioca piattissimo, e si muove asincrono rispetto alla palla: movimento al rallenty tipo Matrix, colpo a 130 orari. Serve con quattro palline nell’altra mano, ma soprattutto gioca da fermo, sfruttando il famigerato magnetismo dei Maestri: tu miri l’angolo, e la palla vira inesorabilmente verso il centro del campo. E’ tuo Signore e padrone, e mentre tu chiedi per favore il terzo Gatorade, lui s’accende una sigaretta al cambio campo. La sconfitta non brucerà, però. Era pur sempre un Maestro
-L'ADULATORE INFAME - è il più subdolo di tutti, perché di suo non è in grado vincere. Si appiattola sul tuo ego e piano piano ti consuma, praticamente fa in modo che tu ti batta da solo. Nello spogliatoio è simpaticissssssimo, è interessato a quel che fai nella vita e il tuo lavoro da impiegato al Catasto per lui è fighissimo. Finito il palleggio comincia a buttarsi giù: “Giochi bene, non ho speranze”. Tu, fesso, ti gasi e cerchi il colpo ad affetto. Intanto lui accumula punti, ma se li nasconde: “Hai un dritto magnifico, quando spingi non riesco a rispondere”. Ovviamente tu spingi, e non ne entra più una. Finirà che sarai sconfitto ma non riuscirai a capire dove hai sbagliato, perché lui sarà lì, al tuo fianco, con una mano sulla spalla: “Che peccato, hai perso, ma sei nettamente più forte”. Sconfitto e felice.
Sarà che sto leggendo Open di Agassi (consigliatissimo), sarà che quest'anno non riesco ad iscrivermi ad un torneo nemmeno se prendo le ferie, sarà che boh... Insomma questi sono IL TENNISTA DI QUARTA CATEGORIA e L'AVVERSARIO CHE NON VORRESTI INCONTRARE MAI
IL TENNISTA DI 4° CATEGORIA
-Il tennista di quarta categoria ha il weekend impegnato. Se gioca al sabato, il venerdì non va al lavoro, se ha un primo turno la domenica, il sabato è in ritiro spirituale
-Il tennista di quarta categoria ha una coppia di Radical, ma una pesa 10 microgrammi meno dell’altra, bisogna cambiarle al più presto
-Il tennista di quarta categoria ha l’incordatore come amante, perché 25 chili sono troppi, ma a 24 la racchetta è una fionda incontrollabile
-Il tennista di quarta categoria ha la supervista, perché il suo dritto incrociato era sul bordo esterno della riga appena un millimetro prima del baratro scavato dalla pioggia la sera precedente, ma il lungolinea avversario era fuori di 8 metri e mezzo, purtroppo un improvviso fenomeno tellurico ha cancellato il segno
-Il tennista di quarta categoria è più affidabile di un giudice di Cassazione. Oh, se ti dice che è fuori è fuori! Non scherziamo…
-Il tennista di quarta categoria ha la fascite plantare, è reduce da un’influenza intestinale, soffre di lombosciatalgia congenita, e ha il tendine rotuleo accapponato
-Il tennista di quarta categoria odia le palline troppo veloci, gioca solo con le Dunlop Fort, e fa niente che il barattolo è appena stappato, ‘ste palle sono moscie!
-Il tennista di quarta categoria ha il pantaloncino a pinocchietto, lo smanicato che non copre i peli sulle spalle, la fascia tra i capelli e un polsino che arriva al gomito
-Il tennista di quarta categoria è un 4.4, va vale 4.3, è che non gli hanno registrato i due “positivi” al torneo di Frabbobboli sul Montone
-Il tennista di quarta categoria usa una tabella storica di conversione tutta sua: sì, sono 4.1, che è più o meno come un vecchio B2…
-Il tennista di quarta categoria per fortuna non ha il numero di cellulare di Federer altrimenti potrebbe chiamarlo per spiegargli che sul 40-0, 6-5, terzo set, a Montreal ha sbagliato a cercare lo “strettino”, ma che tattica è?
-Il tennista di quarta categoria sa perdere, ma odia farlo davanti ai figli, per cui se il vostro avversario ha due pargoli a bordo campo chiamate preventivamente il giudice arbitro
-Il tennista di quarta categoria è la “beautiful mind” degli sportivi, altrimenti non si spiega come faccia a seguire le trame di ricalcalo punteggi ideate dalla Fit
L'AVVERSARIO CHE NON VORRESTI INCONTRARE MAI
-IL MAGO PANCIONE - trattasi di tennista camuffato. Probabilmente indossa un cuscino come sottomaglia e si imbottisce d’ovatta le guance come il Padrino. Nel riscaldamento spara tutto fuori e stecca neanche giocasse a biliardo. Poi comincia il match e si svela per quel che è: i tuoi vincenti ti tornano indietro sconfitti, lui rotola e rimbalza come Ciobin, un muro di gomma, il fiatone crede sia solo una questione d’alitosi, ha probabilmente i quadricipiti di Terminator. Se non sei di 5 categorie superiore lascia perdere: alza pallonetti al cielo e tienti le imprecazioni per la suocera.
-IL BISBETICO INDOMABILE - si presenta con cordiale sorriso, ma in realtà è un ghigno. Usa il riscaldamento per caricarsi d’ira: mentre prova le volée passa in rassegna tutti i suoi problemi personali, i bambini che vanno male a scuola, quel fetente che gli ha rigato la Duna sotto casa, le tasse sull’immondizia, Berlusconi e i comunisti. Sull’1-0 15 pari comincia a parlarsi addosso. Sul 3-2 30-0 esulta col pugnetto al tuo primo doppio fallo. Sul 4-2 impreca contro quel bastardo di ago di pino che gli ha sconquassato la traiettoria. Sul 5-2, non è convinto dell’out che gli hai chiamato e in perfetto stile Fosbury salta la rete per correre a controllare. Sul 5-3 urla C’MON! quando la tua palla corta si ferma sul nastro. Il secondo set è una guerra: il suo campo si accorcia e si restringe di mezzo metro, rompe tre racchette e ne divora un paio, si arrampica sulla recinzione passando al setaccio tutti gli Dei pagani e non, il Giudice arbitro chiede i rinforzi. Alla fine se non sei un Carabiniere e lo traduci nelle patrie galere, vince inesorabilmente per scratch: tra una partita di tennis e la vita, scelgo la vita!
-IL BABYPRO - Ore 8 di una domenica mattina, arrivi al circolo e speri che il primo caffè della giornata ti sollevi le palpebre di quel po’ che basta a vedere la pallina. Il tuo avversario è già sul campo, alto una spanna più della rete, che zompetta felice con la sua corda da riscaldamento modello Apollo Creed. Ti presenti e gli chiedi quanti anni abbia: “Io 13, e Lei?”… Sarà una domenica molto lunga… Anzi cortissima. Perché il prode nanetto è un killer con la racchetta: ha la testa di Lendl a fine carriera, legge i tuoi tentativi di giocare d’esperienza e ti massacra alzando il ritmo, non si siede ai cambi di campo, non beve. Probabilmente non respira nemmeno, chissà, avrà le branchie. Finisce tutto prestissimo. La mamma lo stava aspettando fuori, in macchina: “Come è andata?”, “Bene, era solo un vecchio…”. Di 33 anni…
-IL MAESTRO SENSEI - “Ah, giochi contro il maestro Pappa? Buona fortuna!”. Lo conoscono tutti, e lui arriva battendo il cinque come una rockstar. Ha la pancetta e la calvizie incipiente, ma i suo allievi raccontano che “una volta ha giocato la Coppa Davis, e si è pure qualificato per Wimbledon!”. Gioca piattissimo, e si muove asincrono rispetto alla palla: movimento al rallenty tipo Matrix, colpo a 130 orari. Serve con quattro palline nell’altra mano, ma soprattutto gioca da fermo, sfruttando il famigerato magnetismo dei Maestri: tu miri l’angolo, e la palla vira inesorabilmente verso il centro del campo. E’ tuo Signore e padrone, e mentre tu chiedi per favore il terzo Gatorade, lui s’accende una sigaretta al cambio campo. La sconfitta non brucerà, però. Era pur sempre un Maestro
-L'ADULATORE INFAME - è il più subdolo di tutti, perché di suo non è in grado vincere. Si appiattola sul tuo ego e piano piano ti consuma, praticamente fa in modo che tu ti batta da solo. Nello spogliatoio è simpaticissssssimo, è interessato a quel che fai nella vita e il tuo lavoro da impiegato al Catasto per lui è fighissimo. Finito il palleggio comincia a buttarsi giù: “Giochi bene, non ho speranze”. Tu, fesso, ti gasi e cerchi il colpo ad affetto. Intanto lui accumula punti, ma se li nasconde: “Hai un dritto magnifico, quando spingi non riesco a rispondere”. Ovviamente tu spingi, e non ne entra più una. Finirà che sarai sconfitto ma non riuscirai a capire dove hai sbagliato, perché lui sarà lì, al tuo fianco, con una mano sulla spalla: “Che peccato, hai perso, ma sei nettamente più forte”. Sconfitto e felice.
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martedì 7 giugno 2011
TIRA PIU' UNA FOTO DI TITTI...
Quando mi sono accorto che l'impennata di contatti di questo blog era dovuta solo e soltanto all'utilizzo di una foto di Titti rapita su google, beh, in quel momento ho smesso di credere in questo blog. Sfiduciato mi appresto a chiudere, direi per mancanza di lettori. Sicuramente colpa mia.
Seguirà, prima o poi, saluto finale. Intanto grazie Titti
Seguirà, prima o poi, saluto finale. Intanto grazie Titti
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