Le ho viste, le vedo, le vedrò ancora per un po’: la mamme-cappotto, l’affetto a microonde, le chiocce friggitrici. Imperversano in questo periodo, se ne vedono a branchi. Perché, terminato il famigerato generale inverno napoletano, infilano i loro pargoletti mediterranei in tre strati di abbigliamento tecnico e rimettono finalmente la capuzzella all’esterno. Fuori. Aria aperta.Che c’è il sole, e i 25 gradi permettono a questi ultimi baluardi della salutepubblica di affrontare lo shock termico. Giacche, giacchettine, felponi, e ancora le pashmine e i cappellini! Roba che suda pure il cervello, ma non sia mai che ci si possa scoprire prima che spunti maggio, “la creatura prende freddo e s’ammala”. Beh, la notizia sensazionale è che i bambini esistono anche al di là delle Alpi, persino sulle Alpi. E non muoiono in fasce, resistono e in alcuni casi invecchiano, quegli eroi.
Prendiamo la Danimarca, Paese oggettivamente freddo per gran parte dell’anno. I bambini escono. Tutti i giorni. Con la neve, con la pioggia, con ilvento. Escono, perché semplicemente i bambini devono stare all’aria aperta, almeno qualche ora ogni giorno. Non hanno paura perché imparano a non aver paura del clima, e della natura e del mondo. La regola culturale èdisarmante: quando fa caldo fa caldo, quando fa freddo fa freddo. A Copenaghen, a novembre, mentre il sottoscritto Totò e il suo degno sodale Peppino girovagavano abbigliati come Gustav Thoeni a Sapporo ’72,potevano ammirare le famiglie che al sabato sera uscivano in bici. A -4 gradi centigradi. Al mattino i parchi ammorbiditi dalla neve eran pieni di bimbi in età prescolare, lasciati liberi di pascolare nel bianco del gelo. Roba che da noi linee di Telefono Azzurro roventi, proprio. E all’asilo, come alle elementari,c’è sempre, quotidianamente, un po’ di tempo da dedicare alle attività all’esterno. Senza, evidentemente, perire. Evidenza pura, disinnescata dalla classica risposta della mamma infagottata: “Vabbé, ma sono abituati”. No, caso mai è che li hanno abituati! I bambini crescono così, e crescono sani e felici, pur in assenza del mito del clima mite. E’ una pratica sociale diffusa, è sanità mentale endemica. Suffragata dai report scientifici. “Con l'arrivo del freddo, mamma e papà hanno paura di lasciare i figli all'aria aperta, perché temono per la loro salute – ammonisce Susanna Esposito presidente dellaSocietà Italiana di Pediatria - In realtà hanno minori possibilità di essere esposti agli agenti infettivi di quante ne hanno se rimangono a lungo al chiuso”.
Funziona così a Copenhagen, provincia di Ovunque. Mentre qui, da noi, scovato per mio figlio un raro asilo con giardino attrezzato all’aperto, mi sonosentito rispondere: “Prima di maggio-giugno i bambini non escono, ecomunque solo con il sole. Non vogliamo che si ammalino”. Avrei voluto rispondere ed argomentare, ma inflaccidito dal caldo sub-equatoriale della nostra primavera ho desistito. Danimarca dreamin’.
A Copenhagen i bimbi in culla vengono lasciati all'aperto per almeno 3 ore al giorno anche con -5. In Svezia ogni giorno i bimbi dell'asilo giocano all'aperto fino al -15. Dal -15 in poi non escono.
RispondiEliminaDa noi se a +15 tuo figlio non ha il cappellino non solo sei snaturata ma ti fermano pure per dirtelo. E poi dicono che sono bamboccioni. Noi mamme italiche, le napoletane ancor di più siamo la sciagura del nostro futuro!