venerdì 31 dicembre 2010

ROMANZO QUIRINALE (a reti unificate)

(Attenzione, questo è uno scoop di proporzioni cablogrammiche. Quello che pubblichiamo di seguito è il testo del messaggio a reti unificate che NON leggerà il Presidente della Repubblica Napolitano. Scritto prima di aver assunto la pillolina rossa che ogni sera Letta gli mette sul comodino. Tutto scritto di suo pugno, e trafugato da uno studente della Sapienza durante i colloqui sulla riforma)

Cari italiani, care italiane,
una volta l'anno Silvio mi presta le tv per parlare direttamente a voi. Per entrare nelle vostre case, come si dice, e lasciare un messaggio di saggezza, tranquillità, equilibrio, speranza. Una roba che neanche il Papa quando è in forma, insomma. Ma stavolta no. Stavolta ho deciso di prendermi la mia parte di audience, che mica solo Saviano e Fazio le sanno fare 'ste cose. Di solito vi impappino il cenone con la vecchia storia dell'interesse generale che va salvaguardato con l'impegno di tutti, e voi ve la bevete prima del capitone, assuefatti come siete a sentirvi dire che la politica deve fare un salto di qualità per il bene del Paese. Stavolta vi piazzo un bell'elenco, che si porta assai. L'elenco delle cose che avrei dovuto dire nel 2010, invece di recitare in playback il copione istituzionale. Sono vecchio, e sono napoletano: insomma me so' nu' poco rutt' o' babba' pure io. 
Allora...
- No, la riforma non la firmo. Quale? Nessuno dei papocchi che mi avete presentato 
- Silvio, vuoi il mio posto? Vienitelo a prendere cazzo! Ti aspetto, sto qua, iamm, famm' vede' che sai fa'!
- Caro Bossi, la prossima volta che sali al Colle per firmare da ministro, ti prendo la cravatta verde e mi ci pulisco il culo io!
- Caro Calderoli, vuoi semplificare qualcosa? Ecco, usa il passaporto italiano ed espatria, qualche Brasile pronto a concederti asilo politico lo troverai
- Caro Veronesi, tu sei bello e caro, ma dimmi solo una cosa: dove pensi che le mettiamo le scorie delle centrali nucleari? Le buttiamo in strada a Napoli? Ci affidiamo a Caldoro?
- Caro Cosentino... beh, niente da dire. Porta tanti cari saluti a casa. Baciamo le mani
-  Richiamatemi quello studente al cellulare, gli debbo dire che l'altro giorno l'ho preso per il culo
- Ciao Marchionne, sono lo Stato: mi ridai tutti i soldi che abbiamo dato alla Fiat dal dopoguerra ad oggi per far lavorare gli italiani? E mi dai anche un 40% di interessi mensili...
- Mi è arrivata la cartella Tarsu per Villa Rosebery, e c'ho il cancello bloccato dalla munnezza. Dov'è il sacchetto della carta, così ricicliamo?
- Via il crocifisso dalle aule, basta ora di religione nelle scuole pubbliche, basta sovvenzioni alle scuole private e che la Chiesa paghi l'Ici come Mario Rossi. E ora dieci avemmaria per tutti.
- "Din don: Trenitalia si scusa per il ritardo e i disservizi. Ma non è colpa nostra se ci hanno dato in monopolio il trasporto pubblico su rotaia dicendo che i prezzi li fa il mercato". Cazzo, mi sa che è pure un po' colpa mia...
- Ma come mai sul mio tavolo non arriva mai la riforma elettorale?
- No, Capezzone no. Capezzone noooooo
- Caro Fini, finalmente hai capito come si fa: un fascista con un repertorio da comunista. Fantastico, hai fottuto pure Bersani
- Il terzo polo, il buco con il nulla intorno
- Ma può l'Italia non avere un Partito ambientalista fortissimo? Può avere la Prestigiacomo ministro dell'Ambiente? E' come se affidassero la panchina dell'Inter a Manuela Arcuri...
- Io sono il Presidente della Repubblica Italiana fondata sul lavoro, e non passa giorno che non me ne vergogni

Tanti auguri (dov'è la pillolina rossa?) 

giovedì 30 dicembre 2010

NO, NUN ME PIACE 'O PRESEPE

L'anno scorso di questi tempi scrissi questo pezzettino sui presepi di San Gregorio Armeno, affollati ormai di varia e degenere statuaria vipperia. Il trend - tristissimo - s'è ovviamente aggiornato all'attualità, raggiungendo vette inaspettate. Per dire, quest'anno c'hanno buttato sopra pure la presidente della Regione Lazio Renata Polverini. E che c'azzecca, direte voi... Ecco che cosa ha risposto Genny Di Virgilio, l'artigiano colpevole più degli altri di aver inflazionato a regola la già di per sé squallida eccezione: "Per l'alto valore politico ed istituzionale teso alla tutela delle fasce deboli e dei principi di coesione sociale, e per la fattiva solidarieta' dimostrata nei confronti della Campania, rendendosi disponibile ad accettare i rifiuti del nostro territorio"...
PUBBLICITA', Genny, è pura e semplice (e tamarrissima) PUBBLICITA'. Ste motivazioni da premio Nobel per la raccolta differenziata lasciamole ai politici da passeggio. Che qua solo di commercio trattasi, e della peggior specie per giunta: quella che svende la tradizione alla ricerca del marketing furbacchione. Roba buona per le sventagliate di flash giapponesi, insomma.  
Una domanda, Genny: ma a te o' presepe, te piace?

martedì 28 dicembre 2010

DI FINI, E DI USTICA, E DELL'11 SETTEMBRE

Lo so che questo non è Libero. Però mi hanno raccontato una storia, che se fosse vera e non la pubblico che figura ci faccio? Allora nel dubbio, ecco qua. Poi sia la magistratura a verificare i fatti, che io faccio il direttore di un blog, mica è compito mio.
Questa è una storia brutta ma proprio brutta. Paura eh? Me l'ha raccontata un uomo di cui conosco nome cognome e mestiere. Il mestiere ve lo posso pure rivelare, fa il giovane di barbiere. Mi ha chiamato ieri notte: "Non ci dormo più, devo parlarne con qualcuno". Dice che il 27 giugno del 1980, un giovane Gianfranco Fini si trovava alla guida di un caccia libico ed era un po' alticcio. Veniva da una serata di baldorie, e aveva appena consumato 13 rapporti orali consecutivi con un noto trans pugliese. Di questa cosa girerebbe un video, ma purtroppo la mia fonte non è in grado di fornirmelo perché l'ha riconsegnato per sbaglio a Blockbuster al posto del Signore degli anelli. Comunque il giovane Gianfranco avrebbe pagato il trans con un assegno, facilmente rintracciabile se non fosse che proprio l'altro ieri un uragano ha spalancato le finestre della villetta della mia fonte, portandosi via - si suppone verso nord - proprio quel maledetto assegno.
Per tornare alla nostra storia, pare che Fini abbia lanciato tre missili quella notte. Così, per sfogarsi un po'. Uno verso la villa di Arcore, centrando però in pieno il fienile della magione di Emilio Fede. Uno verso Villa Certosa, affondando la prima barca a vela di D'Alema al largo della Maddalena (ma questa è un'altra storia), e un terzo accalappiato al volo dalla Cia, con un apposito retino spaziale della Nasa . Quello stesso missile sarà poi usato molti anni dopo per abbattere la prima delle due Torri gemelle. Di questo fatto non si sa ancora niente perché Obama ha sospeso il piano di Bush di dare all'Italia la colpa dell'11 settembre per avere così il pretesto di bombardare il Colosseo. Quella notte, mi ha ricordato la fonte, cadde un aereo dalle parti di Ustica. Ha chiuso la telefonata così: "Secondo lei è un caso? Perché non lo domandate al capo-scorta di Fini, perché quell'aereo è caduto?". Poi ha riattaccato in fretta come impaurito, lasciandomi con queste precise parole: "Ora devo andare, mi hanno trovato, non so come ma mi hanno trovato. Scappa Marty! I terroristi, i libici!".
Ecco, cari lettori, credo che sia dovere di un blogger portare a galla la verità. Anche senza sapere da dove cazzo arriva. Spero con questo di non fare la fine di Assange.

lunedì 27 dicembre 2010

MA VAFFANCULO

Il Comune di Napoli mi ha appena mandato la cartella della Tarsu, la tassa per la raccolta dell'immondizia che non raccoglie. 352 euro. Apro il giornale di stamattina e leggo che il Comune di Napoli si appella ai suoi cittadini: "Tenete i sacchetti a casa".
E MI CHIEDETE PURE I SOLDI???????????!!!!!!!!!!!!! MA VAFFANCULO!!!!!!!
(sono fuori di me: aspetto più miti consigli su come rispondere a questa ennesima presa per il culo)

NY

Ecco come dovrebbe essere il Natale. Così, pieno di neve e freddo, e case calducce, e snowboard, e pattini sul ghiaccio, e cioccolate calde, e un milione di buone ragioni per starsene stretti stretti con chi più ci piace.
E non sto schifo di Los Angeles diffusa che è diventata Napoli, cazzo.

giovedì 23 dicembre 2010

IO SONO IO, E VOI...

C'era una volta un mondo ovattato, dannatamente noioso, nel quale - magari per scaramanzia - mai nessuno si sarebbe azzardato ad autoproclamarsi "il migliore al mondo". Il calcio dei mille rivoli di retorica, di luoghi comuni stagnanti come una palude che però avevano una dignità, un pudore. Poi è nata la stirpe degli Ibra. Gente screanzata che nemmeno il marchese del grillo: io sono io, e voi non siete eccetera eccetera. Ecco, Ibra è Ibra e nemmeno una settimana fa l'aveva ribadito: "Io sono il migliore al mondo". Pure Cristiano Ronaldo tempo fa ci fece partecipi di questa verità assoluta. Ora - ma aleggiava il sospetto - abbiamo appreso che Balotelli è Balotelli, e che, poiché un minimo di cortesia meritocratica ancora la possiede, solo Messi è meglio di lui. Davvero, ha detto proprio così quando l'hanno premiato con il Golden Boy: "C'è solo un giocatore che è più forte di me, Messi. Tutti gli altri sono dietro. Poi ha ovviamente aggiunto che prima o poi giocherà nel Milan, dove c'è Ibra, che il clan si riunisca e decida lo spogliatoio chi è meglio di chi.
Il fatto è che i migliori per davvero non si sono mai parlati addosso. Avete mai sentito Pelé, o Maradona, blaterare scempiagini del genere? Eppure per anni nel mondo in molti giravano canticchiando il coretto napoletano: "Maradona è megl' 'e Pelé". Ecco, solo nella sopraggiunta senilità, Pelé osò sfottere il rivale: "E' lui il migliore". E quello, Maradona, assentì di ripicca: "Vossignoria ha ragione". 
Poiché la questione ha importanza relativa, e i succitati personaggi sono assolutamente convinti della loro posizione nell'universo calcio: non resta che un solo problema da dirimere. Se Ibra è il migliore, e Balotelli è il migliore meno Messi, chi è il migliore tra Ibra e Balotelli? E perché Messi non dice la sua?

martedì 21 dicembre 2010

ADDIO VECIO GALANTOMP

E' morto il "vecio", anche se poi a 83 anni oggi non si è poi così in debito con la sorte. Enzo Bearzot, nato ad Aiello del Friuli il 27 settembre 1927, immortale dall'11 luglio 1982. Il giorno, senza orpelli. Che ci metti un attimo a friggere la storia nella retorica. A spiegare chi è, fai pure una brutta figura. Mundial basta scriverlo una volta, il resto è una nebulosa di ricordi, flash di un'Italia felice di impazzire. Hanno spremuto quei nomi per anni, per decenni. La solita litania: E Zoff, e Collovati, e Scirea, e Cabrini, e Gentile, e Bergomi, e Oriali, e Conti, e Tardelli, e Graziani, e Rossi, e Altobelli, e Antognoni... E Bearzot. L'uomo con la pipa. Che gioca a scopone con Pertini, Zoff e Causio. Che ingoia la stizza per quei giornali tutti contro. Che lascia la statua a fronteggiare quel mondo ostile, prima di metterselo in tasca sempre con la stessa faccia tirata. Classe e silenzio, silenzio-stampa pure. Che a ribadirlo pare una roba d'altri tempi, un cliché, ma non ne fanno più di gente così. "Mezzo Carnera furlan de l'ostia", scrisse Gianni Brera. Un uomo in bianco e nero anche a colori. Bearzot, che non mancò la trafila dell'Olimpo: lo splendido Mondiale del '78, il successo faticoso nel 1982, la resa stiracchiata nell'86. Tre puntini, e una linea retta: hombre vertical, usa dire. Un "galantomp", dicono dalle parti sue. Di confine, diceva lui. Che si ripresentò in Italia bronzeo in giacca bianca, e si mise a rimirar dall'alto il carro dei vincitori, zeppo come il tram nell'ora di punta. Mai dimentico di condanne a mezzo stampa, di Antonio Matarrese (sì, già allora era presidente di Lega) che "voleva prenderli tutti a calci del sedere" ancor prima di arrivare in Spagna. Gli imbrattarono il pareggio-qualificazione col Camerun, e quel fumo maleodorante non riuscì mai a buttarlo fuori. Il treno dei desideri che ne seguì non fece mai fermate. Nessuna polemica. Fatti, risultati, punto. Argentina, Brasile, Polonia, Germania Ovest. Un domino d'orgoglio. Cucendosi, persino malvolentieri, un mito addosso. Che sgretola il calcio di oggi in un attimo, semplicemente scomparendo. E non è solo nostalgia. "Soli contro tutti", dicevano allora. Ma Bearzot non è morto solo, è morto con tutti. Quelli che quell'estate deciserò che sì, la vita sarebbe stata tutta così.

domenica 19 dicembre 2010

FUGA CON LA VITTORIA

Una volta si diceva "fuga per la vittoria". Ma questa è una vittoria e fuga, più che altro. E se due indizzi fanno una moda, ecco lo strano mondo Inter. L'unico posto dove si vince e si scappa più veloci della luce. Almeno Mourinho se l'era preparata in un paio d'anni l'evasione, e l'aveva ammortizzata col triplete. Benitez invece è riuscito nell'impresa di sbagliare tutto e il contrario di tutto: tempi, modi, luoghi, opportunità.
E questa strana storia continua qui...

venerdì 17 dicembre 2010

'NA TAZZULELLA 'E CAFE'

- Due caffè, grazie
Dieci centesimi sul bancone, perché sì, si fa così.
- Ho due matrimoni a maggio. Uno lo taglio...
- Puoi dire che tuo figlio è piccolo... Sorrento è lontana... si stanca... non hai a chi lasciarlo...
Due occhi si piantano fissi nei miei. La ragazza interviene a pier pari.
- Fai come ho fatto io
- Cioé?
- Avevo zio Nicola che non stava bene, ma niente di grave. Gli ho chiesto: zi' Nico', ti dispiace se ti uso come scusa per non andare ad un matrimonio? Ma quando mai, bella mia, fai fai... Oh, ho detto che zi' Nicola stava malissimo, e ho risolto
- Beh, la scusa è vecchia
- Solo che poi zi' Nicola è muort'...
- Azz
La voce mi arriva alle spalle, io nemmeno l'avevo visto quello del "macchiato senza zucchero" alla mia destra:  
- E no, non ve grattate'... Che' cchiu' parlate da' morte, e chella cchiu' tardi se fa vede'!
Da dietro la macchina del caffé spunta con tempismo da consumato mattatore il parrucchiere della bottega a fianco. Assolutamente invisibile, zompa sorridente: 
- Nun sia mai dovesse morì 'a zia vosta"! 
E si rintana di nuovo, tra le risate.
Entra dalla porta ghiacciata un uomo in ciabatte: 
- Scusate, mi fate un caffé? Che devo tornare in ospedale prima che se ne accorgono..."
Un semplice caffé, in un bar qualunque, in un pomeriggio qualunque.

giovedì 16 dicembre 2010

CIAO

Il mio direttore mi ha scritto questo messaggio: "Ieri è morto Simone Rochira, distrutto dalla leucemia, maledetta: aveva 33 anni. L'hanno ricoverato in day hospital lunedì mattina, per ritirare il suo carico di medicine tostissime, e il suo sms è stato: Cazzo, mi devo mettere in fila anche per morire. Tifava Genova e Scavolini Pesaro. Facciamo una cosa, va: domenica tifiamo Genova e Pesaro, così".
Lavoravamo nello stesso posto, ma in città diverse. E io lo conoscevo di vista.
Ho dato un bacetto al mio micro-Umberto, perché il senso di tragedie come questa magari sta in un nuovo sorriso. Magari...

lunedì 13 dicembre 2010

UMBERTO

Di solito quando mi dicono: "E' una cosa che non si può spiegare", annuisco. Ma solo con la testa. Ma quando mai, ma dai: chi ce le ha, le parole, le usa.
Poi accade questa cosa. Accade che lo vedi. Un attimo, appena. Dietro un vetro, e l'ostetrica te lo indica manco stessi riconoscendo l'assassino a CSI. E il cervello ti si inceppa. Scortica i ragionamenti. Hanno piazzato una spranga di ferro negli ingranaggi, e il clangore è così forte che i nervi s'aggrovigliano. E' mio figlio. E' MIO FIGLIO CAZZO! E ora che faccio, che dico. Come me ne esco senza "amore", "emozione", "bellissimo","cuore". Non è possibile, non è... ecco sono sfumati gli aggettivi, potrei impilare lettere a casaccio, cehwjakdcbakbweac, così. Tanto è uguale. Il punto è che in quell'attimo io sono morto e risorto. E ora sono immerso in una paura fottuta. E sono tremendamente innamorato. Ma voi lo vedete quel vuoto che c'era prima? Ora io lo vedo. E ora è pieno. Di un sacco di cose che non so che sono. E mi tengono affilato, e con i sensi spalancati. E mi sento vivo, e non so se basta essere vivi per gestire tutta questa intima meraviglia. Io... boh. Facciamo così: la prossima volta che uno vi dice che "è una cosa che non si può spiegare" fidatevi sulla parola, una parola sola: papà.

giovedì 9 dicembre 2010

SCALA A INCASTRO

Ci sono momenti nella vita di un uomo semi-alfabetizzato in cui non puoi non chiederti perché non hai scritto niente sulla prima della Scala e sull'allestimento wagneriano di Baremboim. Una lenzuolata così, insomma. Momenti tosti, tipo all'una del mattino, dopo aver riso di gusto per lo splendido "Matrix-fine vita" su Canale5, sperando soprattutto che fosse un titolo autoreferenziale, o quanto meno un accorato appello ad Alessio Vinci di farla finita. Ma quanto ti senti un pirla, dicevo, a non scrivere della prima della Scala di questi tempi? Sei fuori dal mondo! Voglio dire che prendere coscienza di lacune così profonde, in piena notte, per giunta con ancora le salsicce e friarielli della nonna sullo stomaco, non è proprio piacevole. E pensi che fai tanto il figo intellettuale a fustigare quelli che si sorbiscono il Grande Fratello, e poi ad un tratto eccoti dall'altro lato della barricata. Qui è pieno zeppo di gente che sa tutto di Baremboim, cacchio. Ecco come si deve sentire uno spettatore di Verissimo. Sottostimato, dannatamente ghettizzato. Pirla pirla pirla: si è sempre la casalinga di Voghera di qualcun altro...
PiC

lunedì 6 dicembre 2010

ICH BIN EIN MAROCCHINEN (ma anche no)

(Aggiornamento in prefazione: no, non è marocchino il principale indiziato della sparizione di Yara. E ora? Dai, troviamo, un albanese! E di corsa, anche. Perché il concetto che segue non cambia comunque)

Ma porca miseria, doveva essere proprio marocchino il principale indiziato della sparizione di Yara? Proprio marocchino doveva essere quel coglione che ha ucciso un'intero gruppo di cicloamatori in Calabria? Perché, sai, è un attimo che quelli - oddio, fatico a definirli - sì, i leghisti, i nostri patrioti di questa cippa, si sentono in dovere di dare fiato all'alitosi. Tipo Matteo Salvini, eurodeputato....................... (prendiamoci un minuto di silenzio per riflettere).................................... uno dei miei preferiti in assoluto. Ma potrei citarne tanti, troppi, che in queste ore vagano in cerca di microfoni pronti ad accogliere i loro colti sfoghi pre-rivoluzionari.
Marocchino, cacchio. Perfetto. Nemmeno algerino, tunisino... no proprio marocchino, cosicché pure l'approssimazione che di solito trasforma gli africani in generale in cittadini del Marocco - e che puzza ulteriormente di razzismo ignorante - non tema difetto.
Il punto è che non ho ancora trovato un modo civile per affrancarmi da questa gente, che per qualche recondito motivo appare in tv, e ci rappresenta anche in Europa (a spese anche mie). Gente che urla al megafono di essere fieramente italiana e così facendo identifica me come un suo simile.
Io me ne fotto se i coniugi Romano sono italiani e le loro vittime no, se a Garlasco è stato un finlandese, se Erika e Omar hanno chiare origini angolane, se la cugina-cesso di Sarah Scazzi è arrivata in Puglia su un gommone, se a Cogne si sospetta ci sia ancora in giro il fantasma formaggino assassino che parla solo il cinese.
Ecco, il mio cruccio semmai sono i Salvini, i Borghezio. Quelli sono il mio problema da italiano.
PiC

venerdì 3 dicembre 2010

MA FARLA FINITA NO, EH?

Ecco come dovrebbe essere uno spot a favore dell'eutanasia:

Non so, a me è venuta voglia di farla finita...
E mi sa che non sono il solo
PiC

mercoledì 1 dicembre 2010

IL MIO MIGLIOR AMICO

Questa cosa per cui d'improvviso tutti sono amici di tutti, è francamente inquietante. Ma davvero ora dobbiamo sorbirci un Mondo che si riscopre incollato con l'Attak solo perché "oh, quell'Assange sparge veleno, eh"?
Cioé, Hillary Clinton dice che Berlusconi è il miglior amico degli Usa. E Sarkozy? Che lo chiamavano Sarkozy l'americano, per quanto era ammiratore di Bush?
Se tutta questa Wiki-follia ha un senso, certo non è quello del ridicolo. E se un merito Assange (che un consigliere canadese ha proposto di assassinare) ce l'ha è quantomeno aver dimostrato che la ragnatela degli affari internazionali è una enorme fetta biscottata. La sfiori un attimo e finisce sbriciolata con tutta quella millantata credibilità di cui sperava di godere.
Pensavamo che un certo modo isterico di gestire le cose fosse una nostra prerogativa, invece passano le ore e scopriamo che almeno lo strato superficiale della politica estera funziona proprio alla stessa trista maniera. Poi, magari, c'è una sottotraccia di cui noi comuni mortali non siamo a conoscenza. Una fitta rete di intrecci degni di anni di storia politica, mica sta accozzaglia di gorgheggi parossistici da Pomeriggio5.
In fondo spero sia così: perché altrimenti questo polverone del nulla diventa una bega da asilo nido.
Lo sai che gli Usa dicono che sei vanitoso? Non è vero, non è vero, sei tu che sei invidioso, lui è mio amico. Ehi, ma non era già il mio miglior amico? Posso essere migliore amico di tutti e due? Solo se mi dai un bacetto...
Una roba così.
PiC

martedì 30 novembre 2010

NIENTE APPLAUSI, GRAZIE

Sinceramente avrei evitato. Perché figurati se oggi il ricordo di Mario Monicelli non sarà slabbrato di qua e di là, con rispetto ma anche no. Ma poi ho letto che non ci saranno funerali. Che dopo un ultimo saluto alla Casa del Cinema verrà cremato. Ecco, mi pare proprio una gran chiusura questa. Sobria, esemplare, così poco italiana. La famiglia gli eviterà anche l'applauso che riempie il momento del silenzio, l'ultimo sussulto cafonal di questo paese che pure gli slanci d'affetto riesce a deteriorare. Non andrà in chiesa la salma, e che si sottolinei pure questo: non è detto che chiunque debba finire sempre alla stessa maniera. Cenere alla cenere sì, ma c'è modo e modo. Lui -  che io incontravo quasi ogni sera quando vivevo a Monti e non ho mai avuto il coraggio di chiedergli una stretta di mano - ha deciso che 95 anni non sono un buon motivo per lasciarsi consumare. E che vadano affanculo i riti, ché anche la via che si sceglie per lasciare sto mondo sia una cosa intima, personale. Questa è la sua ultima lezione di civiltà, per chi ancora sa cos'è.
PiC

lunedì 29 novembre 2010

ROGERER, PREGHIAMO...

"Roger Federer è uno di quei rari, soprannaturali atleti che sembrano essere esentati, almeno in parte, da certe leggi della fisica". E David Foster Wallace non ha visto cosa ha combinato ieri, Roger Federer. Non ha potuto seguire, nemmeno in tv, il ping pong alieno che ha travolto nientemeno che Rafa Nadal. Non l'ha ammirato vincere le Atp Finals, il torneo di fine stagione tra i migliori 8 al mondo, un'invenzione didascalica che serve per tirare le somme della stagione e spremere un'altro po' di soldi al sistema...
(Lo sai, io scrivo per sport. Quindi se vuoi, continua a leggere qui)

venerdì 26 novembre 2010

TUTTI AL MAREEE

Vi ho visti dribblare il pallone dei ragazzini sulla riva, come Matrix. Vi ho sentiti attivare il risponditore automatico per gli ambulanti spacciatori di chincaglieria: "Non voglio niente!". Ho solidarizzato con voi quando provavate a spiegare al Costantino Vitaliano lì affianco che Gigi D'Alessio a tutto volume non lo vorremmo sentire nemmeno ad un concerto di Gigi D'Alessio (deportati lì ovviamente per commutazione della pena di morte...), figurarsi in spiaggia. Vi ho compatito un  po', perché ho scorto negli occhi del vostro bambino un enorme punto interrogativo: "Ma mamma, che ci fa un pezzo di cacca galleggiante a mare?".
Ecco, se mai vi siete detti: "Sto sulla peggiore spiaggia del mondo!", ora potete controllare. Questa è la lista delle peggiori dieci, stilata da National Geografic: http://www.nationalgeographic.it/ambiente/2010/11/25/foto/le_peggiori_spiagge_del_mondo_secondo_natgeo-136657/1/
A occhio, ci mancano, spiaggia più spiaggia meno, almeno un centinaio di posti italiani...
Mai visto il litorale di CastelVolturno?
Ecco, mi piacerebbe che aggiungeste alla lista la vostra peggior spiaggia. Poi magari, raccolgo qualche foto e la mando a Nat Geo, chissà.
Ora vado, che tra un po' arriva Berlusconi a Napoli e non voglio perdermelo. Ormai è un mantra: "Stavamo scarsi a munnezza".
PiC

mercoledì 24 novembre 2010

LINK DA FEBBRE

Poiché ho la febbre altissima, e proprio un po' di tempo fa avevo visto Porco Rosso, me la sfango con un link, stavolta:

http://www.freddynietzsche.com/2010/11/24/porco-rosso/

leggete, e poi magari guardate.

Io vado a tachipirinarmi...

lunedì 22 novembre 2010

UN ELENCO PER TUTTI

Un lancio dell'Agenzia Dire di pochi minuti fa:
ROCCELLA: FAZIO-SAVIANO DIANO VOCE A CHI SI BATTE PER VITA
HANNO FATTO UNA CAMPAGNA PRO EUTANASIA, RIPARINO

Ok,è ufficiale: dopo Maroni (a proposito stasera...), ormai chiunque ha qualcosa da dire chiede spazio a Fazio e Saviano. Sembra diventato l'unico vero megafono d'Italia, e più quelli giocano a fare elenchi, più si alzano gli ascolti, più si usa la carta del contraddittorio. Hai detto "no"? E perché non c'era uno per il "sì"?
Che qualcuno spieghi agli italiani che Vieni via con me non è la terza camera del Parlamento. C'è già Porta a Porta. E che le puntate non durano 17 ore consecutive. Se continua così, va a finire che il Capo dello Stato a Capodanno ci rifila un bell'elenco a reti unificate.

In risposta alla Roccella non mi resta che citare Spinoza.it: 
Avvenire accusa Vieni via con me: “Beppino Englaro e Mina Welby in onda senza una controparte”. Ma come? Non lo avete visto, Dio?

PiC

MISS-MINISTRO-STALKER

Certe volte volte si sottovaluta l'impatto grafico di una pagina di giornale. Oggi su Repubblica, a pagina 11, c'è in alto un sintetico riassunto con foto della carriera di Mara Carfagna.


L'effetto dei titoli letti in sequenza temporale è magnifico:
MISS E SHOW-GIRL, DEPUTATA E MINISTRO, GAY E STALKER
Una carriera lampo, non c'è che dire. E viste le ultime mansioni si capisce perché Berlusconi l'abbia abbandonata nelle mani di Cosentino..
E' la stampa, bellezza!

PiC

domenica 21 novembre 2010

BENEDETTO PRESERVATIVO

L'ha detto. Anzi meglio, l'ha scritto. Secondo Papa Ratzinger in alcuni casi è ammissibile l'uso del profilattico. In attesa di piccate smentite, andiamo a leggere dal suo libro-intervista tra pochi giorni in tutte le librerie (e immagino su tutti i sagrati d'Italia):
"Concentrarsi solo sul profilattico vuol dire banalizzare la sessualità, e questa banalizzazione rappresenta proprio la pericolosa ragione per cui tante e tante persone nella sessualità non vedono più l’espressione del loro amore, ma soltanto una sorta di droga, che si somministrano da sé. Vi possono essere singoli casi giustificati, ad esempio quando una prostituta utilizza un profilattico, e questo può essere il primo passo verso una moralizzazione, un primo atto di responsabilità per sviluppare di nuovo la consapevolezza del fatto che non tutto è permesso e che non si può fare tutto ciò che si vuole. Tuttavia, questo non è il solo modo vero e proprio per vincere l’infezione dell’Hiv. E’ veramente necessaria una umanizzazione della sessualità".

Ecco, questo post non è diretto ai "drogati di sesso" che mi leggono (che dalle ultime stime dovrebbero essere il 98% del mio risicato pubblico). No, questa è la parola di Dio, più o meno. Per essere più precisi: la parola del suo rappresentante sul pianeta Terra, democraticamente eletto da un conclave. Una parola che apre finalmente le porte delle farmacie a tutti quei cristiani che prima d'ora erano costretti da un cavillo morale ad andare a mignotte senza poter usare il preservativo, ché era peccato. Ecco, da oggi quando la gentile signorina della strada vi chiede un sovrapprezzo per poterlo fare "nature", potrete finalmente difendervi: "E no cara mia, adesso posso usare anche il condom, è un primo passo verso la moralizzazione. Dai sali in macchina".
Ma le sorprese non sono finite: da fonti affidabili sono riuscito a sapere che per il 2020 il Papa ha intenzione di  liberalizzare l'utilizzo del preservativo anche per i chierichetti che ne facessero preventiva richiesta alla diocesi di appartenenza. Il futuro è già qui, ragazzi. Questi sono avanti!
In ogni caso fino ai regolamenti attuativi, resta in vigore l'attuale regolamentazione che prevede l'utilizzo del profilattico solo in casi di feste con gavettoni.

Una sola postilla. Purtroppo la credibilità di queste esternazioni è stata messa immediatamente in discussione nello stesso libro. Alla domanda "Il Papa è veramente “infallibile”? Ratzinger ha risposto così: "Questo
è sbagliato. Il concetto di infallibilità è andato sviluppandosi nel corso dei secoli. In determinate circostanze e a determinate condizioni, il Papa può prendere decisioni in ultimo vincolanti grazie alle quali diviene chiaro cosa è la fede della Chiesa, e cosa non è. Il che non significa che il Papa possa di continuo produrre “infallibilità”.
Voglio dire: se anche il prodotto "infallibilità" è in crisi, ma dove andremo a finire? Ci manca solo che comincino a produrla i cinesi a prezzi più bassi. Magari a quelli gli scappa detto qualcosa sull'aborto, che dio ce ne scampi...

Anzi, una seconda postilla ce la metto: che poi su tutto questo si stia scatenando una guerra di interpretazioni, e definizioni, spiegazioni e retromarce e smentite ecc, beh non fa altro che sottolineare una discrepanza spazio-temporale allucinante: signori (laici o meno), siamo nell'anno domini 2010! Ma vi rendete conto su cosa ancora ci tocca arrabattarci?

PiC

venerdì 19 novembre 2010

SE IL NORD NON VUOLE IL MIO SACCHETTO

Lo ammetto, sono un po' sensibile al problema. Perché il sacchetto che ho lasciato in strada lunedì sta ancora là. Quasi quasi me lo riprendo, zuppo com'è per la pioggia di questi giorni. Nessuno lo vuole, poverino. A Terzigno, per dire, a scanso di equivoci, hanno trovato sulla strada per la discarica tre bombe a mano di produzione jugoslava. Roba vecchia, nessuno l'ha capito: era immondizia, mica minacce. Provate voi a trovare la pila apposita per lo smaltimento delle armi da guerra. Bah. Il messaggio che è passato (sempre a pensare male, e che cacchio) è che no, il mio sacchetto a Terzigno proprio non lo vogliono. Figurarsi che qualcuno (il ministro degli affari regionali Raffaele Fitto, bell'esempio di altro tipo di riciclo) gli ha pure consigliato - al sacchetto - di emigrare: "Vai al nord, che là si sta bene. Discariche a norma, balle ben confezionate, nemmeno l'ombra di un rifiuto tossico che quelli li mandano al sud, mica so' fessi". E invece nemmeno lì l'hanno voluto. Trattato come un sacchetto extracomunitario solo perché è nero, tze tze. Matteo Salvini, pur essendo stipendiato con le mie tasse per fare l'eurodeputato, s'è subito inalberato: "In Lombardia non vogliamo più un solo sacco di munnezza napoletana. Altrimenti ci arrabbiamo". Ua', ma chi è, Bud Spencer? E con lui il viceministro alle Infrastrutture Roberto Castelli: "Siamo preoccupati dal retropensiero della società napoletana: noi produciamo rifiuti, altri se li devono accollare". Allora  mi chiedo perché debbo accollarmi io i viceministri che produce la Lombardia. Ma non è, con questo, che io voglia paragonare Castelli e Salvini al mio sacchetto, per carità. E chi glielo dice poi al mio sacchetto, quello già sta incazzato perché lunedì l'ho abbandonato!
Non voglio che faccia la vittima però: pure a Palermo non stanno messi bene, gli ho detto. "Vabbé, ma che c'entra, quelli sono terroni". Ecco, lì ho capito che c'era qualcosa che non andava: il mio sacchetto parla la stessa lingua della Lega, e soprattutto io parlo con la mondezza! Non va bene.
Meno male che il governo non ci ha abbandonati, va. Il cdm ha deciso di non costruire tre discariche. Che mi sembra una buona prima mossa, no? Gli dici: ehi, non sappiamo più dove infilare i nostri rifiuti! E loro: mmm, ok non vi costruiamo le discariche. C'è la mano santa del Pd, è evidente. A quanto pare Bersani ieri mattina s'è precipitato a Palazzo Chigi e ha convinto Maroni a non "provincializzare" il problema. Fiuuuu, meno male, per un soffio! Maroni ha recepito e ha girato la materia al presidente della Regione Caldoro. E gli ha infilato anche 150 milioni nel taschino: "Tie', fatteli bastare. E guarda che non sono un regalo, sono i tuoi fondi Fas".
Ma era così facile, perché non ci aveva mai pensato nessuno prima d'ora? I rifiuti si riciclano coi soldi! E pensare che una volta erano i soldi che si riciclavano con i rifiuti...

giovedì 18 novembre 2010

SCELLI, LA FERRARI (CROCE) ROSSA

(Impietositi dall'intervista di Maurizio Scelli, ex commissario della Croce Rossa, su Repubblica di stamattina, non possiamo tacere di un incontro avvenuto qualche giorno fa a Palazzo Grazioli. Lo denunciamo perché proprio non ci piace quando il Presidente fa "figli e figliastri"...)


- Ma nemmeno ora che Guido dà da mangiare ai piccioni al parco?
- No, onorevole Scelli, mi spiace, ma il Presidente non può riceverla
- Però per Guido il tempo lo trova sempre, eh?
- Guardi non so che dirle, io sono solo la sua segretaria-candidata
- Allora gli lascio un messaggio...
- Mi dica
- Scriva: Esimio Presidente, sono ormai al nono mese di sala d'attesa. Non sono stupido, comincio a pensare che lei voglia evitarmi. Anche perché in tutto questo tempo ho visto entrare quella svergognata di Bertolaso almeno una ventina di volte. E io sono una Ferrari, Presidente. Me lo dice sempre anche Bocchino, che non merito di stare in garage. E poi...
- Ehm, la devo interrompere onorevole. Sta arrivando il Presidente
- Oh, mio dio!
- Sì? Eccomi!
- Finalmente, Presidente... Le posso parlare un secondino?
- Secondino?! In quale carcere lavora? E perché è qui? Lo sapete che portano male, cribbio! Toglietemi di torno 'sto menagramo!
- Ma come Ducaconte, non si ricorda di me? Non ricorda quando mi propose la candidatura alla Camera e io le risposi: "Tu mi dai la carica che mi servirà per guardarmi tutte le mattine nello specchio come se fossero i tuoi occhi, affinché tu non debba abbassarli mai". E lei si commosse...
- Aaaaaah, sì, Bondi! Cacchio, come ti sei rovinato, pari Pompei pari... hahahaha
- Ma no, ma noooo. Presidente io sono l'ex capo della Croce Rossa, quello promosso deputato sul campo del Terremoto. Me l'ero meritato. E ora mi merito la Protezione Civile! Ecco, l'ho detto...
- Ué, ragazzo, ma chi credi di essere? Letta, Letta, ma chi l'è cus chi?
- Niente, Silvio. E' Scelli, quello che nel 1977 fu salvato dalla Madonna di Lourdes mentre stava per diventare il Roberto Baggio abruzzese. Quello che nel 2005 pensando di farci un favore organizzò un incontro a Firenze tra te, Mambro e Fioravanti
- Ah sì, me li ricordo quei due. Bravi figliuoli. Ma che fine hanno fatto?
- Niente, loro non hanno fatto niente!
- Insomma Presidente, ma non si ricorda che ai tempi delle due Simone e di Quattrocchi io stavo sempre in tv? Venivo bene, no? Dicevano che quando comparivo io, la tensione calava
- No, è che proprio la gente cambiava canale! Ahahaha, l'è ganza questa, l'è proprio ganza....
- Insomma Presidente io parlo chiaro: Bocchino mi ha sta corteggiando, guardi che io passo di là
- Lo sapevo, è pure ricchione. Ma si ricordi: meglio gay che ricchione! Cribbio...
- Mi dica solo perché! Perché Bertolaso sì, e io no???
- Presidente, mi scusi se la interrompo. C'è il dott. Bertolaso sulla linea due. Dice che la Pensione è un covo di figa... Che fa, risponde?

PiC

mercoledì 17 novembre 2010

PAOLA MANGIA... ARIA FRITTA

Stooooop, se magna. Prima portata: aria fritta, tempura di retorica. Paola, (sì, ve ne avevo accennato) ha interrotto lo sciopero della fame. Ecco qua, leggete e commentiamo. Non posso esimermi, perché purtroppo seguo la corrente web del momento, e perché - ancora peggio - SONO ANCHE IO UN GIORNALISTA PRECARIO.
Paola ha fatto un gran casino, è riuscita a rimbalzare sulla rete (elastica una volta tanto) fino al cdr del Corriere della Sera, financo all'attenzione del Magnifico diRettore De Bortoli. Non ha mangiato per 5 giorni. Dice che ha raggiunto il suo scopo: sensibilizzare l'opinione pubblica. Su cosa? Sul precariato, o sul SUO precariato? Con 5 giorni di digiuno dice di voler "cambiare le regole" anche se "rivoluzionare il sistema è arduo". Dice ancora che "Se la mia storia diventa un esempio e spinge le istituzioni a evitare altri comportamenti del genere, avrò vinto la mia battaglia. La prima battaglia, sia chiaro. La prospettiva è di vincere la guerra". Con quali armi? "Dando voce a tutti i precari".
Ecco, siamo allo sbuffo di fumo. Un attimo e passa, l'indignazione si rarefa, i mulini a vento la soffieranno via. I suoi 15 minuti di notorietà (vabbé facciamo una settimanella?) Paola se li è beccati, e questo è drammaticamente quanto.
Battaglia, guerra... ma quante volte ancora dobbiamo sorbirci i cliché della protesta? Di cosa stiamo parlando? Per quanto ancora noi precari dobbiamo perseverare nella consolazione vicendevole per sentirci meglio? Abbiamo davvero bisogno di accumulare ancora storie? Di ammansirci con lo sperpetuo del mal comune senza gaudio?
Io non so se Paola otterrà qualcosa dal Corriere per questa campagna virtuale. Se è brava come dice glielo auguro, davvero. Quando io andrò a discutere il rinnovo del mio contratto, non sarà con Ferruccio De Bortoli. E quando diranno che il lavoro del "bravissimo" PiC lo può fare anche uno stagista a gratis, non penserò a Paola. Perché, al dunque, questo richiamo alle armi spuntate per cambiare le regole dal basso è un rimedio omeopatico, direi pure un placebo, per alleviare il nostro senso di fame quotidiano. Senza scioperi di cinque giorni, senza Pannellate che a niente servono se non a farsi ulteriormente male da soli. 
Dai, chiedetemelo: e allora che si fa? Tu, PiC, che fai per cambiare le cose?
Io lavoro in questo sistema che non cambierà per me nemmeno se mi ammazzo. Fino a quando avrò finito le scorte di Plasil, utopisticamente a rincorrere chissà che sogno. Evitando, se possibile, di farmi ridere alle spalle. L'aria fritta è un pasto troppo facile e veloce, e ad un giornalista precario (almeno a me) risulta addirittura indigesto.
PiC

martedì 16 novembre 2010

SILVIO C'ERA, CETTO CHE C'ERA

Facciamo una cosa a tre. Visto che ce l'hanno servita su uno schermo piatto d'argento perché non approfittarne. Li mettiamo vicini vicini, in serie: Bersani, Fini e Cetto Laqualunque. Il gioco è facile: chi è aderente al momento? Chi racconta meglio l'Italia? Chi rappresenta cosa? La risposta la dà proprio Albanese in chiusura di pezzo: "Io sono la realtà, voi siete la fiction".
A Fini e Bersani hanno chiesto un elenco che sintetizzi i concetti di destra e sinistra, "gaberianamente" dice Fazio. Gaber, tra l'altro, è diventato come il prezzemolo: lo infilano ovunque con una facilità imbarazzante. Ma tralasciamo. Fini e Bersani, dicevo, non trovano di meglio che mettersi a fare un comizio di 4 minuti circa, vecchio stampo. Pareva di stare su una piazza di paese: idee e ideali buttati lì senza nemmeno il buongusto autoriale di giocare secondo le regole. T'hanno chiesto un elenco? E fai un elenco, buon dio. A scuola te li hanno mai assegnati i pensierini? E' una roba facile. Tanto i contenuti sono quelli di sempre, brodaglia elettorale, interessante se i due godessero ancora di una pur minima credibilità di parte. Patria, doveri, lavoro, diritti. Per questo bolo elementare si sono scomodate censure preventive prima e microscopi massmediatici poi. E poi?
E poi c'è Cetto Laqualunque. La realtà, invece della fiction. Dicono mancasse Berlusconi... Davvero?



BUONGIORNO PiC

Mi piace il rumore del traffico al mattino. Quell'odore... sai quell'odore di benzina... tutto intorno... profuma come... come di vittoria!
Piccola spiegazione: in fondo alla via, no non potete vederla, c'è un incrocio. Lì qualche genio del Comune di Napoli ha deciso di piazzare una mini-rotonda, perché ormai non sei europeo se non hai una rotonda ad ogni incrocio. E poi ci ha messo anche un vigile a regolare il moto circolare della rotonda (mah!). E oggi piove. Quindi ecco qua l'equazione facilmente verificabile:
rotonda + vigile + pioggia = blocco totale

Chissà perché quando alle 7 la prima ambulanza s'è fermata a darmi la sveglia, ho pensato immediatamente al napalm... chissà perché...
PiC

lunedì 15 novembre 2010

BANDIERE A MEZZ'ASTA

Ad un certo punto non si capiva più chi tifava cosa. Ed è lì che si è rotta l'Inter. Quando ha capito che questo derby era in mano ad un signore senza maglia dal nome neutro: Ibrahimovic. In cinque minuti, mica un anno, il triplete s'è decomposto nel presente. Il tempo di riassumere tutti i duelli inconsci in un lampo: Materazzi insegue Ibrahimovic, lo sgambetta da dietro, rigore, 1-0. Fine. Poteva essere un Inter-Juve di qualche anno addietro, per quanto fuori dal tempo era il simbolico momento. E invece l'Inter più sgrammaticata degli ultimi anni è riuscita a riabilitare pure l'uomo che s'era azzoppato la carriera da solo, fuggendo da Milano per andare a non vincere al Barcellona. Quello torna in Italia baciando la maglia del Milan, e Benitez che fa? Niente. Niente. Ibra al minuto 5 va sul dischetto, e fosse stato l'anno scorso, il copione nerazzurro sarebbe stato già bello che scritto: Ibra sbaglia il rigore, l'Inter vince il derby, con tutti i lietofine del caso. E invece? Ibra spara in porta, allarga le braccia assorbendo in quel padrenostro blasfemo tutte le bestemmie della Curva Nord, sputa a terra con una certa eleganza, s'aggiusta il fermacapelli, e rumina la sua gustosa vendetta. Milan 1 Inter 0 e così sarà fino alla fine. Ibrahimovic, Ibrahimovic, cantano a San Siro. Lo sai da che parte proviene quell'eco, ma non ha importanza: per lui no di certo. Ormai s'è ricaricato di quell'orgoglio che non gli riconoscevano in tanti. Ormai è chiaro a tutti che a 'sto giro ha vinto lui. Basta guardare Benitez che paonazzo in volto si rimangia prima lo schema buttato lì in avvio di gara, poi Milito, poi i cambi: fa spogliare Cambiasso e manda dentro Coutinho, fa preparare Santon e poi sceglie in fretta e furia Biabiany. Con lo stesso carisma dell'uomo invisibile. Nel frattempo Ibra, giusto per chiudere i conti, manda all'ospedale Materazzi, con tutta la sua fiera di tatuaggi e creste mohicane. Ko tecnico. In tutto e per tutti. Ingoiando pure quella logora e magica retorica delle bandiere. Nemmeno i tifosi se la legano più al dito da tempo, si sono assuefatti a vincere la più sacra della partite fregandosene della limpidezza. Ma ve l'immaginate un derby vinto dal Milan con gol di Facchetti? Ecco, quel pallone lì ha bucato Ibra.
PiC

domenica 14 novembre 2010

QUESTO NON E' UN PAESE PER... QUESTO NON E' UN PAESE PUNTO

Io so com'è. Io so cos'è. Io sono stato e potrei essere a breve Paola. Ma io non faccio lo sciopero della fame, una pannellata inflazionata che ha un valore mediatico, ormai, solo se sproporzionato alla causa.

Poiché la rete è ingolfata da Paola, io sapendo di mordere da sdentato, provo a buttare nel mare (lago? pozzanghera?) un'altra goccia di questo Paese che muore piano piano, anzi sempre più velocemente.

Questa è la storia di K. "K" è anonimo perché non ho avuto nemmeno il coraggio di chiedergli se potevo raccontare la sua breve vicenda.
K è un filosofo, precario strasfruttato nel mondo dell'Università. Passa il suo tempo lavorando come e più del suo Barone.
Barone = L'uomo al quale si affida il proprio futuro accademico sperando che un giorno ti apra lo spiraglio. Si fa così, lo sanno pure le pietre fuoricorso.
Studia, ricerca, tiene le lezioni, fa gli esami, aiuta i tesisti, pubblica saggi. Fa il professore, ma guadagna 600 euro all'anno. Cioé non guadagna. Però accumula titoli su titoli. Perché un giorno arriverà il concorso (per un posto da 1.200 euro al mese, eh, mica il SuperEnalotto...) e lui DEVE entrare. Perché è bravo, e perché ci ha puntato tutto. E nel frattempo ha fatto un figlio.
K non è uno sprovveduto. E' un idealista concreto. K sa che il concorso, se arriva e quando arriva, deve arrivare con il candidato già designato. Insomma quel concorso dovrà avere il suo nome già stampato alla casella vincitore. Dopo 10 anni, eccola l'occasione della vita: un solo posto disponibile. E lui c'è: ha più titoli di tutti, e gioca in casa perché il suo Barone è il presidente della Commissione esaminatrice. E' fatta.
E invece no. Il concorso lo vince una candidata del suo gruppo, una signora cinquantenne a cui K, per gentile richiesta del suo Barone, fa da tutor, per aiutarla a svolgere un po' di mansioni ordinarie. Ha meno titoli non solo di K, ma anche degli altri 30 e passa candidati. E vince lei.
Ma come? Ma perché?
Ecco, prendete una chilata di merda, infilateci le mani, sondate: una risposta buona la trovate da soli. Questo sistema è talmente fetente che nemmeno abbassandosi ad essere il più bravo tra i "raccomandati" si ha una chance "meritocratica".
K ha chiuso: "La mia carriera universitaria è finita, a 35 anni. Mi devo trovare un lavoro...".

Io so com'è. Io so cos'è. Io sono stato e potrei essere a breve K.
E K non fa lo sciopero della fame
PiC

sabato 13 novembre 2010

(dis)CARICAAAAA

Guardate prima il video



Fatto? Bene. 
Per prima cosa non è una candid camera, ho controllato. La notizia è già in scaffale sul web alla mercè della libera indignazione. Le immagini sono andate da Santoro, quindi è fatta, la cosa dovrebbe essere sputtanata e derubricata  alla voce "piccoli figli della Diaz crescono".
Pero' non possiamo far sparire nella nebbia del disincanto un vero mito del nostro tempo. Ho cercato, davvero. Ma non sono ancora riuscito a scovare il NOME di quell'ominide isterico col maglione a quadri che comanda la carica contro la casalinga di Voghera. Lo chiameremo per comodità Ispettore Coglione. Un Charlie Chaplin dei tempi moderni, altroché: una specie di Fracchia che si atteggia a picchiatore. L'avete visto centinaia di volte al cinema, dai: fa il bullo con gli sgherri alle spalle, poi magari si gira e si trova solo, senza quei manganelli a parargli il culo. E allora torna tapino: Mi scusi signore, non volevo, mi perdoni...

E quelli sotto i caschi? Ne vogliamo parlare? Sono ancora così fesso da pensare che magari almeno uno di loro, richiamato alla carica da quella macchietta, abbia ricacciato dentro un moto d'orgoglio: Ma tu guarda da chi cazzo debbo prendere ordini io... Legittimando poi la pusillanime catena di comando alla prima manganellata su un qualsiasi inerme cittadino italiano (che la nazionalità è importante, dicono). Tanto mica ci mettono la faccia, hanno il casco...
Ma poi che ordine è "Caricate per favore"? Un capolavoro di comicità involontaria.


Ve lo immaginate L'ispettore Coglione nella vita di tutti i giorni?

Caro, hai fatto la spesa?
No, non avuto tempo, ho dovuto sprangare un maledetto pensionato che m'aveva chiesto un'indicazione

Papà papà andiamo allo stadio?
No, amore di babbo, lo stadio è pericoloso, se vuoi ti porto a picchiare un paio di casalinghe, ti va?


Signore, guardi che deve rispettare la coda, alla Posta.
No, io sono un funzionario di Polizia. CARICATEEEEE


Onestamente, mi sarebbe piaciuto esser lì per sfottere l'Ispettore Coglione. Per farmi manganellare, anche, ma nutrendo la speranza di beccarlo senza esercito e prenderlo per la guancia, come faceva Calboni con il succube Fantozzi: E mo' che fai puccettone? Dai, urla ancora caricaaaa, dai fammi sentire! E ancora, per farmi trascinare in questura senza ragione e raggranellare prove di quanto sa essere finta 'sta democrazia, e portarli dopo in tribunale uno ad uno per aver abusato del loro potere con l'aggravante dell'idiozia, danneggiando me, questo paese di plastica scadente e l'uomo nella sua essenza più generale.


Detto che il nome di questo decerebrato non lo sapremo mai, magari per il rispetto della Dea privacy, ecco: spero che l'Ispettore Coglione abbia un capo più acuto di lui, che apprezzando le qualità di gestione dell'ordine pubblico dimostrate lo promuova sul campo e lo mandi in una trincea qualunque davanti ad una discarica campana qualunque. Quello si che sarebbe un film comico...


Al riguardo, e chiudo, vi lascio con la splendida vignetta di Makkox


PiC

venerdì 12 novembre 2010

DISEDUCAZIONE FISICA

Ricordo la prima ora di educazione fisica al Liceo, la prima in assoluto. Un professore di nome Franco, senza cognome. Che ci prende a parte in palestra e comincia ad illustrarci la muscolatura del volto. I miei ricordi si fermano ai muscoli buccinatori. Ecco, regalate ad un quattordicenne la nozione di muscolo buccinatore e resterete per sempre con lui, soprattutto quando finirà sul lettino di uno strizzacervelli (erano anni che volevo dirlo: "strizzacervelli"! Non c'era mai stato modo...).
Fu la prima ed unica lezione "teorica" in cinque anni, passati poi a scegliere tra il pallone di pallavolo e quello da basket. Perché, ragazzi, questo è tutto lo sport previsto dalla scuola italiana: palleggi o schiacciate a capocchia.  O almeno ai tempi miei, che sono tra il mesozoico e il primo governo Berlusconi, più o meno.
Ora, il sogno di quelli che come me non amavano i Beatles e i Rolling Stones, non avevan voglia di studiare e passavano gran parte del loro tempo a fare sport, pensare di sport, parlare di sport, era il seguente orario scolastico: prima ora Educazione fisica, seconda ora Educazione fisica, terza ora Educazione fisica, spacco (figa), quarta ora Educazione fisica, alla quinta niente, si esce un'ora prima perché non c'è più religione (è vecchia questa, ma fa sempre la sua porca figura).
Poi, un giorno, dal putridume di questi torbidi anni scavati nella melma spunta una fatina un po' sadomaso: Mariastella Gelmini. Un colpo di frustino ed ecco l'idea geniale brillarle sotto gli occhialetti da pornosegretaria: IL LICEO DELLO SPORT.
Trascrivo da un take d'agenzia:  "Arriva il liceo dello sport. Ci sta lavorando il ministero dell'Istruzione che vorrebbe lanciare la nuova scuola gia' nell'anno scolastico 2011/2012. Nel nuovo indirizzo si fara' molto sport, ma, soprattutto, si studieranno le varie materie declinate anche in ambito sportivo, dalla storia all'economia. Per creare, in uscita, profili gia' pronti anche per entrare nel mondo dello sport non solo a livello agonistico ma anche dirigenziale".
Bellissimo: in pratica il concetto di "corpore sano in corpore sano", con la mens lì buttata sul divano a guardare Uomini e donne, tanto che ce frega. Voglio dire, al sistema Italia mancava proprio una nuova generazione di Mino Raiola. Ma mica davvero vorremmo lasciare, chessò, la professione di procuratore dei calciatori a gente che nel curriculum c'ha due anni alla Pizzeria Bellanapoli di Amsterdam? Oh, la Gelmini lo sa:  in questo sporco mondo di veline e bomber bisogna arrivarci preparati.
Ah, vabbé, poi ci sarebbero quelli che credono che con il Liceo dello Sport si favorirà l'allevamento intensivo di una nuova generazione di campioni. Ma uno nella vita può credere a tutto, pure a Fini che difende gli omosessuali, che c'entra.
Fossi un tredicenne del 2011 scasserei le palle ai miei genitori fino a convincerli ad iscrivermi lì, nel paradiso dell'educazione fisica. Persino barattando la minicar, in extrema ratio. Che oggi vai a farti un panino con la cultura, mamma, va se ci riesci. Che, non lo sai papi che il futuro dell'Italia è questo? Diventare un enorme Pese dei balocchi, il parco divertimenti del resto dell'Europa che cresce e si specializza.
E chissà dov'è finito Franco, con i suoi muscoli buccinatori.

giovedì 11 novembre 2010

CARA VALENTINA LO STATO NON FA IL SUO DOVERE

Valentina è laureata con 110 e lode in medicina ed è iscritta al terzo ed ultimo anno del corso di specializzazione in Medicina Generale. Purtroppo per lei questo corso non è universitario come tutti gli altri, ma dipende direttamente dalla Regione Campania. Vuol dire cioé che la retribuzione è di 870 euro al mese, e non di 1.700 come per le altre specializzazioni. Valentina, che è incinta, non ha congedo di maternità né giorni di malattia: ha solo 30 giorni all'anno, che siano ferie o altro non ha importanza.
Ma Valentina, soprattutto, non percepisce lo stipendio da marzo. E "non si sa quando i soldi arriveranno", parola dell'amministrazione del corso. Nel frattempo Valentina è costretta a pagare regolarmente le tasse allo Stato su una cifra che NON gli viene corrisposta dallo Stato. Beffa al quadrato: ci rimette due volte.
Lo Stato non dà, lo Stato toglie. Lo Stato di diritto, dicono... E i doveri dello Stato dove stanno?
Questo perché Valentina paga le tasse come cittadina italiana, ma ha i servizi e i diritti di una cittadina campana. Qualcuno per esempio dovrebbe spiegare a Valentina per quale motivo lei paga le stesse tasse di una Valentina della Toscana o della Sicilia o della Lombardia, ma solo a lei è richiesto il doppio dei ticket per ricette e ricoveri.
Tutto cio' si chiama Federalismo Fiscale. E io non ne posso più.

*Prendendo in prestito la foto dal suo blog, aderiamo alla campagna (?) di Idefix contro il "Federalismo solidale"... Perché sì, hanno il coraggio di chiamarlo così!
PiC

mercoledì 10 novembre 2010

MENOUNO

"Le risorse economiche necessarie a gestire il territorio, mantendolo entro soglie di rischio accettabili, non possono essere considerate sempre e comunque risorse aggiuntive da trovare in piu' ad ogni emergenza. La sola strada possibile a mio avviso e' quella di destinare a questi fini risorse ordinarie, per nulla aggiuntive assicurando alla gestione del territorio non bilanci accresciuti di questo o quel ministero ma un modo di costruire la finanza pubblica in ogni suo aspetto e voce che tenga conto della necessita' del freno accanto ad ogni acceleratore. Occorre che la priorita' della sicurezza della terra che abitiamo non sia accanto, ma dentro scelte che il nostro paese compie in tutti i settori".
Oh, mio dio. Che sia rinsavito ad un giorno dalla pensione?
(Perché domani va in pensione, lo sapevate no? Sapevatelo qui)
PiC

MA CIUCCIATI IL TG

Eppure c'era un tempo in cui Mentana non si poteva guardare. La voce del padrone, dicevano. Il Tg5, ma figurarsi, ma scherziamo? Il direttore del telegiornale di Canale5 negli anni della discesa in campo di Berlusconi, il mestiere faceva l'uomo, altroché. Il ruolo era un timbro, nonostante una certa dignitosa parzialità. Ecco, "dignitosa", vocabolo desueto nell'informazione 2010. Pure "desueto" è desueto, però... Mentre mi incarto non posso non pensare che pure questo è riuscito a fare Berlusconi e il Berlusconismo: trasformare l'Italia dei mille trasformismi.
Sì, io oggi guardo il Tg di Mentana su La7. Quando proprio non posso farne a meno, è chiaro. Ma la moda non mi basta. Non mi basta dire: è l'unica voce indipendente, visto che il trend ora gira così. Il successone della resistenza auditel. Io guardo Mentana e me lo ricordo così. Non ce la faccio proprio a farlo passare ora come baluardo della libera informazione sol perché fa un Tg "dignitoso".
Ecco, avete presente Fini che d'improvviso pare diventato una specie di nuovo Vendola? L'uomo che parla dei diritti degli immigrati, degli omosessuali, il leader che può far cadere Berlusconi. Tutti pendono dalle sue labbra perché dice cose che ogni persona normale dovrebbe pensare e dire e pretendere che i suoi rappresentanti politici urlino. No, no, miei cari: Fini me lo sono dovuto sorbire per anni con quel suo sorrisetto storto e quella pronuncia antipaticamente bolognese (ma come può la cadenza bolognese risultare antipatica? Lui sì, ci riusciva) che difendeva Berlusconi, e Forza Italia, e il Partito della Libertà. Non è la sua storia da fascista che mi pesa, è la noncuranza opportunistica che l'ha legato nel recente passato a questa manica di faccendieri corrotti che non può essere perdonata. Fini non può sostenere Berlusconi da 10 anni, e poi venire metaforicamente da me a dirmi: sono cambiato, vedi? La penso come te, dammi il tuo voto.
Non funziona così, non per me. Io ascolto Fini, e penso "buongiorno, ben svegliato, ci hai messo una vita ma ci sei arrivato eh? Beh è troppo tardi!".
Io guardo Mentana e penso "sì sei bravo, pesi anche le notizie con una certa obiettività, ma non ti atteggiare a Montanelli, non ti permettere!".
Poi leggo la seguente dichiarazione (che va dritta dritta nel comico del giorno qui di fianco) di Augusto Minzolini sulla caduta degli ascolti del Tg1: "Paghiamo il successo dei Simpsons allo stesso orario".
E spengo la tv.
PiC

martedì 9 novembre 2010

TIRA, TIRAAAA

"Meglio tirare a campare o tirare le cuoia?"
Meglio tirare lo sciacquone, a Gianfrà...

lunedì 8 novembre 2010

A GRATIS

Ad un certo punto su RaiTre ho visto questo:

















nel frattempo su Canale5 Guendalina o chi per essa s'incazzava con uno che fa il figlio di un camorrista al Grande Fratello, perché tipo aveva dato 7 ad un'altra gnocca e non a lei. O roba del genere, insomma.

PiC

ITALIA, MORITURI TE SALUTANT

sabato 6 novembre 2010

SONO IN MEZZO A NOI

Quando ho ricevuto la missiva dell'agenzia delle entrate che mi avvertiva che devo all'erario ancora ulteriori 578 euro perché evidentemente il 46% dei miei guadagni lo scorso anno non gli son bastati per oliare la Repubblica della Corruzione, ho fatto così: sono sceso di casa, sono andato dal dermatologo che l'altro giorno non mi ha fatto la fattura, e gli ho tirato una pippa di trequarti d'ora fino a che non me l'ha fatta. Una cosina piccola piccola, ma pure Jerry Polemica ne sarebbe stato orgoglioso.

Perché? Perché mi girano le palle, ecco perché. Perché secondo i calcoli del Centro Studi di Confindustria "senza evasori si potrebbero avere di media in Italia aumenti di 1.200 euro netti di retribuzione, a tutti". Il bello è che è Confindustria che lo dice, mica una manica di dipendenti statali comunisti frustrati. Pensa che questi ci pigliano pure per il culo, definendo "sbalorditiva" la quota di evasione fiscale nel nostro Paese. Sarà sbalorditiva per voi, cari industriali. Per voi e magari per i commercianti, i liberi professionisti, gli imprenditori, gli artigiani, i presidenti del Consiglio, e tutti quelli che evadono le tasse perché vogliono e perché ne hanno la possibilità.

Mi rivolgo a quanti di voi non sono tra i fortunati 5 milioni di italiani (evasore più, integerrimo meno) che possono decidere di togliere virtualmente a me, ogni benedetto mese, 1200 euro. Ragazzi, il capro espiatorio è lì ad un passo da voi. Basta andare a campione, nel mazzo prima o poi ci cogli.
Piove governo ladro, ma addirittura grandina ITALIANO LADRO

PiC

venerdì 5 novembre 2010

BERTOLASO VA IN PENSIONE: EMERGENZA FINITA

L'11 novembre Bertolaso va in pensione, ora davvero l'emergenza è finita.
Ma non facciamo gli spiritosi, questa è una di quelle notizie che possono "scuotere" il mondo, almeno questa piccola provincia chiamata italia. Una specie di 11 settembre de noantri, insomma. L'annuncio è del premier, mica uno che dice cose a vanvera. Reazioni immediate e sconquassanti, ovviamente. 
Tanto per cominciare sconcerto dell'assoalbergatori: "Mio dio, quale pensione? Diteci quale per favore!". La Pensione Margherita sotto casa mia, per dire, ha immediatamente cambiato ragione sociale: Motel Margareth ora si chiama. A scanso di equivoci, eh, non è che lui sia una calamita di calamità, peró... 
Indicative le scene di giubilo nel mondo dei centri massaggi, con festeggiamenti in piazza e bagni nell'olio profumato. "Si prevede per il comparto un incremento di utili del 60%", ha commentato Antonio do Nascimento Rubio, detto Wendy, presidente dell'SMS (Sex Massage Society).
Ha fatto un po' discutere a questo proposito l'affermazione addolorata del premier: "Abbiamo lavorato gomito a gomito per anni...". Disgustorama, disgustomatico!
A Napoli i contestatori della munnezza hanno immediatamente abbandonato le barricate facendosi picchiare per un'ultima celebrativa volta dalle forze dell'ordine. Il Vesuvio s'è dovuto rimangiare tutta la lava che aveva pronta per la prossima venuta di Bertolaso, ed è tornato un po' incazzato a sonnecchiare. Ovviamente la notizia ha provocato un terremoto all'Inps, e persino i precari hanno dovuto arrendersi all'evidenza: ma allora in Italia c'è ancora qualcuno che riesce ad andare in pensione a 60 anni! Tra l'altro - e sia detto senza intenti omosessuali - Guido ma come te li porti bene, per te il maltempo davvero non passa mai!
Berlusconi in ogni caso ha parlato di una "grave perdita", ed ha immediatamente annunciato che troverà qualche modo per continuare la collaborazione... Dopo 36 minuti di risate, applausi e standing ovation ha dovuto spiegare alla platea in visibilio che "non era una battuta"... BRAVOOO BIIIIS, e non se ne è più usciti.


(Dovrei essere meno ilare, lo so: ma mancano ancora 6 giorni...)
PiC

giovedì 4 novembre 2010

UCCELLI DI ROGO

Mannaggia a me che avevo lasciato l'Iphone in carica. Non ho foto, ma comunque la scena è questa: vicoletto di Piazza Arenella, zona collinare di Napoli. Tra marciapiede, strada e la saracinesca di un garage ci sarà sì e no spalmata una decina di metri cubi di immondizia inesistente. E ribadisco inesistente. L'ha detto Bertolaso che l'emergenza a Napoli è finita. E noi crediamo a tutto quel che dicono le fonti ufficiali. Quindi il putridume di cui narriamo è pura opera di fantasia. Come anche i cassonetti bruciati pur zeppi all'inverosimile, ancora fumanti. Ma tutto il resto è vero, sia chiaro.
Dunque, come natura industriale vuole, i piccioni pascolano tranquilli sulla montagnola. Uno dei volatili però s'irrigidisce. I suoi radar intuiscono il periglio. Non è il traffico, no, e nemmeno i passanti. E' lissù il problema, in alto. Un paio di gabbiani cominciano a volteggiare concentricamente, come gli avvoltoi che nel deserto puntano i moribondi. Lo stormo s'infittisce pian piano, come se accorressero richiamati dalla forza comune. Napoli è una città di mare, si sa. Ma i gabbiani in collina non ci sono, non ci sono mai stati. Quelli o sono benestanti e se la fanno nel golfo coreografando la cartolina turistica, o sono i soliti puzzoni e s'approvvigionano nelle discariche. Figurarsi la sorpresa: dal momento che Bertolaso dice che di immondizia non ce n'è più, che diavolo ci fanno i gabbiani a Piazza Arenella? Probabilmente gli stessi colombi se lo stanno domandando. Quella è zona loro, che vogliamo fare? D'improvviso si ferma una malandata Apecar di un robivecchi. Anche lui, che per mestiere razzola nei rifiuti (ancora? Ma quali rifiuti?) è un po' perplesso. Attimi di teatrale empasse: il robivecchi guarda i piccioni, i piccioni guardano i gabbiani, i gabbiani se ne fottono. E attaccano. Una scena magnifica. Pensatela al rallentatore, una specie di western. Gabbiani in picchiata, piccioni che volano ovunque senza una strategia, il robivecchi che arretra spaventato. Attimi, secondi. Ed è tutto già finito. I piccioni hanno battuto in ritirata, i gabbiani hanno conquistato la munnezza (invisibile). Eppure i piccioni sono la feccia della specie, i reietti della razza, uccelli con due palle così! Se combattono e perdono, in casa loro, in collina, beh allora c'è davvero di che preoccuparsi. Il robivecchi rinuncia, giuro, rinuncia e se ne va. Vincono i gabbiani, lontano dal mare, a beccare il nulla certificato da Bertolaso.
PiC