lunedì 6 dicembre 2010

ICH BIN EIN MAROCCHINEN (ma anche no)

(Aggiornamento in prefazione: no, non è marocchino il principale indiziato della sparizione di Yara. E ora? Dai, troviamo, un albanese! E di corsa, anche. Perché il concetto che segue non cambia comunque)

Ma porca miseria, doveva essere proprio marocchino il principale indiziato della sparizione di Yara? Proprio marocchino doveva essere quel coglione che ha ucciso un'intero gruppo di cicloamatori in Calabria? Perché, sai, è un attimo che quelli - oddio, fatico a definirli - sì, i leghisti, i nostri patrioti di questa cippa, si sentono in dovere di dare fiato all'alitosi. Tipo Matteo Salvini, eurodeputato....................... (prendiamoci un minuto di silenzio per riflettere).................................... uno dei miei preferiti in assoluto. Ma potrei citarne tanti, troppi, che in queste ore vagano in cerca di microfoni pronti ad accogliere i loro colti sfoghi pre-rivoluzionari.
Marocchino, cacchio. Perfetto. Nemmeno algerino, tunisino... no proprio marocchino, cosicché pure l'approssimazione che di solito trasforma gli africani in generale in cittadini del Marocco - e che puzza ulteriormente di razzismo ignorante - non tema difetto.
Il punto è che non ho ancora trovato un modo civile per affrancarmi da questa gente, che per qualche recondito motivo appare in tv, e ci rappresenta anche in Europa (a spese anche mie). Gente che urla al megafono di essere fieramente italiana e così facendo identifica me come un suo simile.
Io me ne fotto se i coniugi Romano sono italiani e le loro vittime no, se a Garlasco è stato un finlandese, se Erika e Omar hanno chiare origini angolane, se la cugina-cesso di Sarah Scazzi è arrivata in Puglia su un gommone, se a Cogne si sospetta ci sia ancora in giro il fantasma formaggino assassino che parla solo il cinese.
Ecco, il mio cruccio semmai sono i Salvini, i Borghezio. Quelli sono il mio problema da italiano.
PiC

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