venerdì 31 dicembre 2010

ROMANZO QUIRINALE (a reti unificate)

(Attenzione, questo è uno scoop di proporzioni cablogrammiche. Quello che pubblichiamo di seguito è il testo del messaggio a reti unificate che NON leggerà il Presidente della Repubblica Napolitano. Scritto prima di aver assunto la pillolina rossa che ogni sera Letta gli mette sul comodino. Tutto scritto di suo pugno, e trafugato da uno studente della Sapienza durante i colloqui sulla riforma)

Cari italiani, care italiane,
una volta l'anno Silvio mi presta le tv per parlare direttamente a voi. Per entrare nelle vostre case, come si dice, e lasciare un messaggio di saggezza, tranquillità, equilibrio, speranza. Una roba che neanche il Papa quando è in forma, insomma. Ma stavolta no. Stavolta ho deciso di prendermi la mia parte di audience, che mica solo Saviano e Fazio le sanno fare 'ste cose. Di solito vi impappino il cenone con la vecchia storia dell'interesse generale che va salvaguardato con l'impegno di tutti, e voi ve la bevete prima del capitone, assuefatti come siete a sentirvi dire che la politica deve fare un salto di qualità per il bene del Paese. Stavolta vi piazzo un bell'elenco, che si porta assai. L'elenco delle cose che avrei dovuto dire nel 2010, invece di recitare in playback il copione istituzionale. Sono vecchio, e sono napoletano: insomma me so' nu' poco rutt' o' babba' pure io. 
Allora...
- No, la riforma non la firmo. Quale? Nessuno dei papocchi che mi avete presentato 
- Silvio, vuoi il mio posto? Vienitelo a prendere cazzo! Ti aspetto, sto qua, iamm, famm' vede' che sai fa'!
- Caro Bossi, la prossima volta che sali al Colle per firmare da ministro, ti prendo la cravatta verde e mi ci pulisco il culo io!
- Caro Calderoli, vuoi semplificare qualcosa? Ecco, usa il passaporto italiano ed espatria, qualche Brasile pronto a concederti asilo politico lo troverai
- Caro Veronesi, tu sei bello e caro, ma dimmi solo una cosa: dove pensi che le mettiamo le scorie delle centrali nucleari? Le buttiamo in strada a Napoli? Ci affidiamo a Caldoro?
- Caro Cosentino... beh, niente da dire. Porta tanti cari saluti a casa. Baciamo le mani
-  Richiamatemi quello studente al cellulare, gli debbo dire che l'altro giorno l'ho preso per il culo
- Ciao Marchionne, sono lo Stato: mi ridai tutti i soldi che abbiamo dato alla Fiat dal dopoguerra ad oggi per far lavorare gli italiani? E mi dai anche un 40% di interessi mensili...
- Mi è arrivata la cartella Tarsu per Villa Rosebery, e c'ho il cancello bloccato dalla munnezza. Dov'è il sacchetto della carta, così ricicliamo?
- Via il crocifisso dalle aule, basta ora di religione nelle scuole pubbliche, basta sovvenzioni alle scuole private e che la Chiesa paghi l'Ici come Mario Rossi. E ora dieci avemmaria per tutti.
- "Din don: Trenitalia si scusa per il ritardo e i disservizi. Ma non è colpa nostra se ci hanno dato in monopolio il trasporto pubblico su rotaia dicendo che i prezzi li fa il mercato". Cazzo, mi sa che è pure un po' colpa mia...
- Ma come mai sul mio tavolo non arriva mai la riforma elettorale?
- No, Capezzone no. Capezzone noooooo
- Caro Fini, finalmente hai capito come si fa: un fascista con un repertorio da comunista. Fantastico, hai fottuto pure Bersani
- Il terzo polo, il buco con il nulla intorno
- Ma può l'Italia non avere un Partito ambientalista fortissimo? Può avere la Prestigiacomo ministro dell'Ambiente? E' come se affidassero la panchina dell'Inter a Manuela Arcuri...
- Io sono il Presidente della Repubblica Italiana fondata sul lavoro, e non passa giorno che non me ne vergogni

Tanti auguri (dov'è la pillolina rossa?) 

giovedì 30 dicembre 2010

NO, NUN ME PIACE 'O PRESEPE

L'anno scorso di questi tempi scrissi questo pezzettino sui presepi di San Gregorio Armeno, affollati ormai di varia e degenere statuaria vipperia. Il trend - tristissimo - s'è ovviamente aggiornato all'attualità, raggiungendo vette inaspettate. Per dire, quest'anno c'hanno buttato sopra pure la presidente della Regione Lazio Renata Polverini. E che c'azzecca, direte voi... Ecco che cosa ha risposto Genny Di Virgilio, l'artigiano colpevole più degli altri di aver inflazionato a regola la già di per sé squallida eccezione: "Per l'alto valore politico ed istituzionale teso alla tutela delle fasce deboli e dei principi di coesione sociale, e per la fattiva solidarieta' dimostrata nei confronti della Campania, rendendosi disponibile ad accettare i rifiuti del nostro territorio"...
PUBBLICITA', Genny, è pura e semplice (e tamarrissima) PUBBLICITA'. Ste motivazioni da premio Nobel per la raccolta differenziata lasciamole ai politici da passeggio. Che qua solo di commercio trattasi, e della peggior specie per giunta: quella che svende la tradizione alla ricerca del marketing furbacchione. Roba buona per le sventagliate di flash giapponesi, insomma.  
Una domanda, Genny: ma a te o' presepe, te piace?

martedì 28 dicembre 2010

DI FINI, E DI USTICA, E DELL'11 SETTEMBRE

Lo so che questo non è Libero. Però mi hanno raccontato una storia, che se fosse vera e non la pubblico che figura ci faccio? Allora nel dubbio, ecco qua. Poi sia la magistratura a verificare i fatti, che io faccio il direttore di un blog, mica è compito mio.
Questa è una storia brutta ma proprio brutta. Paura eh? Me l'ha raccontata un uomo di cui conosco nome cognome e mestiere. Il mestiere ve lo posso pure rivelare, fa il giovane di barbiere. Mi ha chiamato ieri notte: "Non ci dormo più, devo parlarne con qualcuno". Dice che il 27 giugno del 1980, un giovane Gianfranco Fini si trovava alla guida di un caccia libico ed era un po' alticcio. Veniva da una serata di baldorie, e aveva appena consumato 13 rapporti orali consecutivi con un noto trans pugliese. Di questa cosa girerebbe un video, ma purtroppo la mia fonte non è in grado di fornirmelo perché l'ha riconsegnato per sbaglio a Blockbuster al posto del Signore degli anelli. Comunque il giovane Gianfranco avrebbe pagato il trans con un assegno, facilmente rintracciabile se non fosse che proprio l'altro ieri un uragano ha spalancato le finestre della villetta della mia fonte, portandosi via - si suppone verso nord - proprio quel maledetto assegno.
Per tornare alla nostra storia, pare che Fini abbia lanciato tre missili quella notte. Così, per sfogarsi un po'. Uno verso la villa di Arcore, centrando però in pieno il fienile della magione di Emilio Fede. Uno verso Villa Certosa, affondando la prima barca a vela di D'Alema al largo della Maddalena (ma questa è un'altra storia), e un terzo accalappiato al volo dalla Cia, con un apposito retino spaziale della Nasa . Quello stesso missile sarà poi usato molti anni dopo per abbattere la prima delle due Torri gemelle. Di questo fatto non si sa ancora niente perché Obama ha sospeso il piano di Bush di dare all'Italia la colpa dell'11 settembre per avere così il pretesto di bombardare il Colosseo. Quella notte, mi ha ricordato la fonte, cadde un aereo dalle parti di Ustica. Ha chiuso la telefonata così: "Secondo lei è un caso? Perché non lo domandate al capo-scorta di Fini, perché quell'aereo è caduto?". Poi ha riattaccato in fretta come impaurito, lasciandomi con queste precise parole: "Ora devo andare, mi hanno trovato, non so come ma mi hanno trovato. Scappa Marty! I terroristi, i libici!".
Ecco, cari lettori, credo che sia dovere di un blogger portare a galla la verità. Anche senza sapere da dove cazzo arriva. Spero con questo di non fare la fine di Assange.

lunedì 27 dicembre 2010

MA VAFFANCULO

Il Comune di Napoli mi ha appena mandato la cartella della Tarsu, la tassa per la raccolta dell'immondizia che non raccoglie. 352 euro. Apro il giornale di stamattina e leggo che il Comune di Napoli si appella ai suoi cittadini: "Tenete i sacchetti a casa".
E MI CHIEDETE PURE I SOLDI???????????!!!!!!!!!!!!! MA VAFFANCULO!!!!!!!
(sono fuori di me: aspetto più miti consigli su come rispondere a questa ennesima presa per il culo)

NY

Ecco come dovrebbe essere il Natale. Così, pieno di neve e freddo, e case calducce, e snowboard, e pattini sul ghiaccio, e cioccolate calde, e un milione di buone ragioni per starsene stretti stretti con chi più ci piace.
E non sto schifo di Los Angeles diffusa che è diventata Napoli, cazzo.

giovedì 23 dicembre 2010

IO SONO IO, E VOI...

C'era una volta un mondo ovattato, dannatamente noioso, nel quale - magari per scaramanzia - mai nessuno si sarebbe azzardato ad autoproclamarsi "il migliore al mondo". Il calcio dei mille rivoli di retorica, di luoghi comuni stagnanti come una palude che però avevano una dignità, un pudore. Poi è nata la stirpe degli Ibra. Gente screanzata che nemmeno il marchese del grillo: io sono io, e voi non siete eccetera eccetera. Ecco, Ibra è Ibra e nemmeno una settimana fa l'aveva ribadito: "Io sono il migliore al mondo". Pure Cristiano Ronaldo tempo fa ci fece partecipi di questa verità assoluta. Ora - ma aleggiava il sospetto - abbiamo appreso che Balotelli è Balotelli, e che, poiché un minimo di cortesia meritocratica ancora la possiede, solo Messi è meglio di lui. Davvero, ha detto proprio così quando l'hanno premiato con il Golden Boy: "C'è solo un giocatore che è più forte di me, Messi. Tutti gli altri sono dietro. Poi ha ovviamente aggiunto che prima o poi giocherà nel Milan, dove c'è Ibra, che il clan si riunisca e decida lo spogliatoio chi è meglio di chi.
Il fatto è che i migliori per davvero non si sono mai parlati addosso. Avete mai sentito Pelé, o Maradona, blaterare scempiagini del genere? Eppure per anni nel mondo in molti giravano canticchiando il coretto napoletano: "Maradona è megl' 'e Pelé". Ecco, solo nella sopraggiunta senilità, Pelé osò sfottere il rivale: "E' lui il migliore". E quello, Maradona, assentì di ripicca: "Vossignoria ha ragione". 
Poiché la questione ha importanza relativa, e i succitati personaggi sono assolutamente convinti della loro posizione nell'universo calcio: non resta che un solo problema da dirimere. Se Ibra è il migliore, e Balotelli è il migliore meno Messi, chi è il migliore tra Ibra e Balotelli? E perché Messi non dice la sua?

martedì 21 dicembre 2010

ADDIO VECIO GALANTOMP

E' morto il "vecio", anche se poi a 83 anni oggi non si è poi così in debito con la sorte. Enzo Bearzot, nato ad Aiello del Friuli il 27 settembre 1927, immortale dall'11 luglio 1982. Il giorno, senza orpelli. Che ci metti un attimo a friggere la storia nella retorica. A spiegare chi è, fai pure una brutta figura. Mundial basta scriverlo una volta, il resto è una nebulosa di ricordi, flash di un'Italia felice di impazzire. Hanno spremuto quei nomi per anni, per decenni. La solita litania: E Zoff, e Collovati, e Scirea, e Cabrini, e Gentile, e Bergomi, e Oriali, e Conti, e Tardelli, e Graziani, e Rossi, e Altobelli, e Antognoni... E Bearzot. L'uomo con la pipa. Che gioca a scopone con Pertini, Zoff e Causio. Che ingoia la stizza per quei giornali tutti contro. Che lascia la statua a fronteggiare quel mondo ostile, prima di metterselo in tasca sempre con la stessa faccia tirata. Classe e silenzio, silenzio-stampa pure. Che a ribadirlo pare una roba d'altri tempi, un cliché, ma non ne fanno più di gente così. "Mezzo Carnera furlan de l'ostia", scrisse Gianni Brera. Un uomo in bianco e nero anche a colori. Bearzot, che non mancò la trafila dell'Olimpo: lo splendido Mondiale del '78, il successo faticoso nel 1982, la resa stiracchiata nell'86. Tre puntini, e una linea retta: hombre vertical, usa dire. Un "galantomp", dicono dalle parti sue. Di confine, diceva lui. Che si ripresentò in Italia bronzeo in giacca bianca, e si mise a rimirar dall'alto il carro dei vincitori, zeppo come il tram nell'ora di punta. Mai dimentico di condanne a mezzo stampa, di Antonio Matarrese (sì, già allora era presidente di Lega) che "voleva prenderli tutti a calci del sedere" ancor prima di arrivare in Spagna. Gli imbrattarono il pareggio-qualificazione col Camerun, e quel fumo maleodorante non riuscì mai a buttarlo fuori. Il treno dei desideri che ne seguì non fece mai fermate. Nessuna polemica. Fatti, risultati, punto. Argentina, Brasile, Polonia, Germania Ovest. Un domino d'orgoglio. Cucendosi, persino malvolentieri, un mito addosso. Che sgretola il calcio di oggi in un attimo, semplicemente scomparendo. E non è solo nostalgia. "Soli contro tutti", dicevano allora. Ma Bearzot non è morto solo, è morto con tutti. Quelli che quell'estate deciserò che sì, la vita sarebbe stata tutta così.

domenica 19 dicembre 2010

FUGA CON LA VITTORIA

Una volta si diceva "fuga per la vittoria". Ma questa è una vittoria e fuga, più che altro. E se due indizzi fanno una moda, ecco lo strano mondo Inter. L'unico posto dove si vince e si scappa più veloci della luce. Almeno Mourinho se l'era preparata in un paio d'anni l'evasione, e l'aveva ammortizzata col triplete. Benitez invece è riuscito nell'impresa di sbagliare tutto e il contrario di tutto: tempi, modi, luoghi, opportunità.
E questa strana storia continua qui...

venerdì 17 dicembre 2010

'NA TAZZULELLA 'E CAFE'

- Due caffè, grazie
Dieci centesimi sul bancone, perché sì, si fa così.
- Ho due matrimoni a maggio. Uno lo taglio...
- Puoi dire che tuo figlio è piccolo... Sorrento è lontana... si stanca... non hai a chi lasciarlo...
Due occhi si piantano fissi nei miei. La ragazza interviene a pier pari.
- Fai come ho fatto io
- Cioé?
- Avevo zio Nicola che non stava bene, ma niente di grave. Gli ho chiesto: zi' Nico', ti dispiace se ti uso come scusa per non andare ad un matrimonio? Ma quando mai, bella mia, fai fai... Oh, ho detto che zi' Nicola stava malissimo, e ho risolto
- Beh, la scusa è vecchia
- Solo che poi zi' Nicola è muort'...
- Azz
La voce mi arriva alle spalle, io nemmeno l'avevo visto quello del "macchiato senza zucchero" alla mia destra:  
- E no, non ve grattate'... Che' cchiu' parlate da' morte, e chella cchiu' tardi se fa vede'!
Da dietro la macchina del caffé spunta con tempismo da consumato mattatore il parrucchiere della bottega a fianco. Assolutamente invisibile, zompa sorridente: 
- Nun sia mai dovesse morì 'a zia vosta"! 
E si rintana di nuovo, tra le risate.
Entra dalla porta ghiacciata un uomo in ciabatte: 
- Scusate, mi fate un caffé? Che devo tornare in ospedale prima che se ne accorgono..."
Un semplice caffé, in un bar qualunque, in un pomeriggio qualunque.

giovedì 16 dicembre 2010

CIAO

Il mio direttore mi ha scritto questo messaggio: "Ieri è morto Simone Rochira, distrutto dalla leucemia, maledetta: aveva 33 anni. L'hanno ricoverato in day hospital lunedì mattina, per ritirare il suo carico di medicine tostissime, e il suo sms è stato: Cazzo, mi devo mettere in fila anche per morire. Tifava Genova e Scavolini Pesaro. Facciamo una cosa, va: domenica tifiamo Genova e Pesaro, così".
Lavoravamo nello stesso posto, ma in città diverse. E io lo conoscevo di vista.
Ho dato un bacetto al mio micro-Umberto, perché il senso di tragedie come questa magari sta in un nuovo sorriso. Magari...

lunedì 13 dicembre 2010

UMBERTO

Di solito quando mi dicono: "E' una cosa che non si può spiegare", annuisco. Ma solo con la testa. Ma quando mai, ma dai: chi ce le ha, le parole, le usa.
Poi accade questa cosa. Accade che lo vedi. Un attimo, appena. Dietro un vetro, e l'ostetrica te lo indica manco stessi riconoscendo l'assassino a CSI. E il cervello ti si inceppa. Scortica i ragionamenti. Hanno piazzato una spranga di ferro negli ingranaggi, e il clangore è così forte che i nervi s'aggrovigliano. E' mio figlio. E' MIO FIGLIO CAZZO! E ora che faccio, che dico. Come me ne esco senza "amore", "emozione", "bellissimo","cuore". Non è possibile, non è... ecco sono sfumati gli aggettivi, potrei impilare lettere a casaccio, cehwjakdcbakbweac, così. Tanto è uguale. Il punto è che in quell'attimo io sono morto e risorto. E ora sono immerso in una paura fottuta. E sono tremendamente innamorato. Ma voi lo vedete quel vuoto che c'era prima? Ora io lo vedo. E ora è pieno. Di un sacco di cose che non so che sono. E mi tengono affilato, e con i sensi spalancati. E mi sento vivo, e non so se basta essere vivi per gestire tutta questa intima meraviglia. Io... boh. Facciamo così: la prossima volta che uno vi dice che "è una cosa che non si può spiegare" fidatevi sulla parola, una parola sola: papà.

giovedì 9 dicembre 2010

SCALA A INCASTRO

Ci sono momenti nella vita di un uomo semi-alfabetizzato in cui non puoi non chiederti perché non hai scritto niente sulla prima della Scala e sull'allestimento wagneriano di Baremboim. Una lenzuolata così, insomma. Momenti tosti, tipo all'una del mattino, dopo aver riso di gusto per lo splendido "Matrix-fine vita" su Canale5, sperando soprattutto che fosse un titolo autoreferenziale, o quanto meno un accorato appello ad Alessio Vinci di farla finita. Ma quanto ti senti un pirla, dicevo, a non scrivere della prima della Scala di questi tempi? Sei fuori dal mondo! Voglio dire che prendere coscienza di lacune così profonde, in piena notte, per giunta con ancora le salsicce e friarielli della nonna sullo stomaco, non è proprio piacevole. E pensi che fai tanto il figo intellettuale a fustigare quelli che si sorbiscono il Grande Fratello, e poi ad un tratto eccoti dall'altro lato della barricata. Qui è pieno zeppo di gente che sa tutto di Baremboim, cacchio. Ecco come si deve sentire uno spettatore di Verissimo. Sottostimato, dannatamente ghettizzato. Pirla pirla pirla: si è sempre la casalinga di Voghera di qualcun altro...
PiC

lunedì 6 dicembre 2010

ICH BIN EIN MAROCCHINEN (ma anche no)

(Aggiornamento in prefazione: no, non è marocchino il principale indiziato della sparizione di Yara. E ora? Dai, troviamo, un albanese! E di corsa, anche. Perché il concetto che segue non cambia comunque)

Ma porca miseria, doveva essere proprio marocchino il principale indiziato della sparizione di Yara? Proprio marocchino doveva essere quel coglione che ha ucciso un'intero gruppo di cicloamatori in Calabria? Perché, sai, è un attimo che quelli - oddio, fatico a definirli - sì, i leghisti, i nostri patrioti di questa cippa, si sentono in dovere di dare fiato all'alitosi. Tipo Matteo Salvini, eurodeputato....................... (prendiamoci un minuto di silenzio per riflettere).................................... uno dei miei preferiti in assoluto. Ma potrei citarne tanti, troppi, che in queste ore vagano in cerca di microfoni pronti ad accogliere i loro colti sfoghi pre-rivoluzionari.
Marocchino, cacchio. Perfetto. Nemmeno algerino, tunisino... no proprio marocchino, cosicché pure l'approssimazione che di solito trasforma gli africani in generale in cittadini del Marocco - e che puzza ulteriormente di razzismo ignorante - non tema difetto.
Il punto è che non ho ancora trovato un modo civile per affrancarmi da questa gente, che per qualche recondito motivo appare in tv, e ci rappresenta anche in Europa (a spese anche mie). Gente che urla al megafono di essere fieramente italiana e così facendo identifica me come un suo simile.
Io me ne fotto se i coniugi Romano sono italiani e le loro vittime no, se a Garlasco è stato un finlandese, se Erika e Omar hanno chiare origini angolane, se la cugina-cesso di Sarah Scazzi è arrivata in Puglia su un gommone, se a Cogne si sospetta ci sia ancora in giro il fantasma formaggino assassino che parla solo il cinese.
Ecco, il mio cruccio semmai sono i Salvini, i Borghezio. Quelli sono il mio problema da italiano.
PiC

venerdì 3 dicembre 2010

MA FARLA FINITA NO, EH?

Ecco come dovrebbe essere uno spot a favore dell'eutanasia:

Non so, a me è venuta voglia di farla finita...
E mi sa che non sono il solo
PiC

mercoledì 1 dicembre 2010

IL MIO MIGLIOR AMICO

Questa cosa per cui d'improvviso tutti sono amici di tutti, è francamente inquietante. Ma davvero ora dobbiamo sorbirci un Mondo che si riscopre incollato con l'Attak solo perché "oh, quell'Assange sparge veleno, eh"?
Cioé, Hillary Clinton dice che Berlusconi è il miglior amico degli Usa. E Sarkozy? Che lo chiamavano Sarkozy l'americano, per quanto era ammiratore di Bush?
Se tutta questa Wiki-follia ha un senso, certo non è quello del ridicolo. E se un merito Assange (che un consigliere canadese ha proposto di assassinare) ce l'ha è quantomeno aver dimostrato che la ragnatela degli affari internazionali è una enorme fetta biscottata. La sfiori un attimo e finisce sbriciolata con tutta quella millantata credibilità di cui sperava di godere.
Pensavamo che un certo modo isterico di gestire le cose fosse una nostra prerogativa, invece passano le ore e scopriamo che almeno lo strato superficiale della politica estera funziona proprio alla stessa trista maniera. Poi, magari, c'è una sottotraccia di cui noi comuni mortali non siamo a conoscenza. Una fitta rete di intrecci degni di anni di storia politica, mica sta accozzaglia di gorgheggi parossistici da Pomeriggio5.
In fondo spero sia così: perché altrimenti questo polverone del nulla diventa una bega da asilo nido.
Lo sai che gli Usa dicono che sei vanitoso? Non è vero, non è vero, sei tu che sei invidioso, lui è mio amico. Ehi, ma non era già il mio miglior amico? Posso essere migliore amico di tutti e due? Solo se mi dai un bacetto...
Una roba così.
PiC