Visualizzazione post con etichetta razzismo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta razzismo. Mostra tutti i post

giovedì 28 novembre 2013

QUANDO I BAMBINI FANNO OH (senticheppuzzascappanoancheicani...)


Quando i bambini fanno "oh". Che meraviglia. Me le sono sognate stanotte, le creature juventine. Sarà che son stato a Torino 'sti giorni, affogando nell'invidia per una vivibilità sociale che da noi, in una Napoli allegramente moribonda, continuano a spacciare per tristezza. Me li sono sognati tutti, dicevo, i tifosi juniores che domenica riempiranno le curve squalificate per il razzismo dei loro genitori. Quelli buoni in quanto bimbi, pronti a supplire per definizione il vuoto lasciato dagli animi corrotti degli adulti. Ne ho ascoltato l'eco, le voci bianche (e nere) che d'un tratto a partita iniziata cominciano a cantarcela, a tutti: "Napoli colera, siete la vergogna dell'Italia intera". Minori impuniti, impunibili in quanto minori. Magari per iniziativa dei cattivi maestri, emigranti del sud, che prendono la palla al balzo (su cross della Figc, assist di Tuttosport) e catechizzano i teneri virgulti: "Guagliù, domenica li prendiamo tutti per il culo". Perché va bene tutto, ma i bambini non si toccano, tantomeno si azzardi il marketing della nuova retorica pallonara. Sì, quella che prima ha provato (con grandi mezzi mediatici) a far passare la traduzione di "colerosi" in sfottó tagliato a sottili strisce di ironia. E che poi, a squalifica implacabile, ha provato a sintetizzare la merda nel laboratorio posticcio del potere. Riuscendoci alla perfezione, anche grazie alla sponda del napoletano puzzolente (lui sì) che si copre della merda di cui sopra con la grazia del coglione professionista.
Ebbene, un solo grido un solo allarme: in curva ci sono i bambini, e i bambini cantano la discriminazione territoriale come i grandi. I have a fucking dream.
Pensa che bello. Migliaia di bambini ribelli, che urlano la sconfessione della ribollita morale. Un coro con effetto ribalta. Mica la finta ironia dei "nostri" ultras che replicarono anche in curva B i canti del razzismo autoinflitto. Mica quel maldestro tentativo di coprire il sudiciume di interessi "mafiosi" con la storia del libero tifo in libero stadio. La chiusura del cerchio sarebbe, altroché. Perché dopo i bambini non c'é più nulla. Armi finite, maschere a terra, mani in alto, ognuno a fare i conti con le proprie vergogne. C'è, al massimo, l'utopia di una società illuminata che rinneghi i suoi stessi tifosi, e che paghi le loro colpe dicendolo forte e chiaro: gente che canta robe così fa schifo. Chiudendo la sua curva di sua spontanea volontà, senza imposizioni dall'alto. Magari sol perché quella curva si chiama "Scirea". Per rispetto. Un sogno, appunto.

mercoledì 14 dicembre 2011

I NATIVI, ESISTONO I NATIVI. SU TWITTER, PURE, STANNO

"Quando uno straniero risiede nel nostro territorio, non deve essere ne' molestato ne' oppresso. Lo straniero residente deve essere trattato come il nativo"
A parte l'ossimoro ontologico di un cardinale presidente del Pontificio consiglio della cultura (da recitare pomposamente) che pontifica su Twitter, andiamo a traslitterare, così ho usato pure tre parole difficilissime un po' a cacchio e mi atteggio a cattedratico:


"Quando uno straniero risiede nel nostro territorio"
Mi piace tanto l'uso dello "straniero" e del "nostro" nella stessa frase. Sottintende la separazione tra noi e loro, la diversificazione esplicita di quel che è mio e tuo. Io sono a casa mia, tu sei l'altro. Che vuoi? Ah, risiedi qui. Ma ricorda: tu sei lo straniero, io sono il padrone del mio territorio. Che è mio, no di un altro. 


"Non deve essere ne' molestato ne' oppresso"
Parlando di straniero in quanto categoria umana, è rinfrancante il fatto che lo straniero in quanto straniero non debba essere molestato nè oppresso. Si può fargli un sacco di altre cose, o anche no. Non lo sapremo mai, perché Ravasi ne sceglie due: molestarlo e opprimerlo. E' peccato. Nelle intenzioni, capiamoci bene, Ravasi vorrebbe condannare chi prende la pistola e spara a uno o più senegalesi. Magari a Firenze. Potrebbe dire, tipo: uccidere un altro uomo è peccato mortale. Ma questo si sa già, e Ravasi che è gggiovane dentro non vuol ridondare bubazza inutile su twitter. Quindi si attiene alla morigeratezza di prassi: non molestare lo straniero d'altro, non opprimerlo. Cazzo (rafforzativo gratuito che ce lo metto io, a iosa).


"Lo straniero residente deve essere trattato come il nativo"
Ma lo straniero non è mica solo straniero, c'è lo straniero residente. Sottocategoria con cui fare i conti. C'è gente, pensa te, che abita in Italia pur non essendo italiana. Ma noi - oggi siamo tutti un po' cardinali presidenti dei pontifici consigli delle culture - siamo moderni e odiamo le generalizzazioni, e allora scriviamo bene: stranieri residenti, no quelli che non risiedono e chissà su quali cazzo di sagrati dormono la notte. Quelli residenti vanno trattati come i nativi. Na-ti-vo. Come gli indiani dei western, ragazzi. Indigeno, quasi. Non avevo ancora mai accettato di essere un nativo, io. Perché avevo lasciato il vocabolo sugli albi di Tex, o mescolato ai distorti flussi cognitivi di Borghezio e Salvini. Non pensavo, davvero, che lo straniero andasse trattato come un nativo nel 2011. Pensavo fosse spazzatura lessicale, ormai, sta roba qui. Però oggi, se lo so, lo devo a twitter: e ad uno che nella sua bio scrive "Sacerdote e Cardinale, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura", che è una bio tanto figa che quasi quasi gliela copio. 

lunedì 14 marzo 2011

ORA, A LAMPEDUSA, COLAZIONE AL SACCO

Lo segnalo con colpevole ritardo, ma qualcuno si sarà già organizzato per accoglierli con i dovuti onori: oggi la leader dell'estrema destra francese, Marine Le Pen, è in visita a Lampedusa per "parlare dei problemi dei flussi migratori di clandestini". Con lei sbarcherà anche l'"onorevole Borghezio". I due - leggo su Repubblica - visiteranno il centro di permanenza temporanea di contrada Imbriacola, dove al momento sono ancora ospitati circa mille immigrati tunisini. 
Borghezio e Le Pen tra mille immigrati tunisini... mumble mumble... due piccioni con una fava! Se non ora quando?!


NB. Questo post non intende in alcun modo suggerire comportamenti violenti e/o sobillare qualsivoglia condotta aggressiva nei confronti di due rispettabili componenti della vasta comunità razzista internazionale. No, no.

lunedì 6 dicembre 2010

ICH BIN EIN MAROCCHINEN (ma anche no)

(Aggiornamento in prefazione: no, non è marocchino il principale indiziato della sparizione di Yara. E ora? Dai, troviamo, un albanese! E di corsa, anche. Perché il concetto che segue non cambia comunque)

Ma porca miseria, doveva essere proprio marocchino il principale indiziato della sparizione di Yara? Proprio marocchino doveva essere quel coglione che ha ucciso un'intero gruppo di cicloamatori in Calabria? Perché, sai, è un attimo che quelli - oddio, fatico a definirli - sì, i leghisti, i nostri patrioti di questa cippa, si sentono in dovere di dare fiato all'alitosi. Tipo Matteo Salvini, eurodeputato....................... (prendiamoci un minuto di silenzio per riflettere).................................... uno dei miei preferiti in assoluto. Ma potrei citarne tanti, troppi, che in queste ore vagano in cerca di microfoni pronti ad accogliere i loro colti sfoghi pre-rivoluzionari.
Marocchino, cacchio. Perfetto. Nemmeno algerino, tunisino... no proprio marocchino, cosicché pure l'approssimazione che di solito trasforma gli africani in generale in cittadini del Marocco - e che puzza ulteriormente di razzismo ignorante - non tema difetto.
Il punto è che non ho ancora trovato un modo civile per affrancarmi da questa gente, che per qualche recondito motivo appare in tv, e ci rappresenta anche in Europa (a spese anche mie). Gente che urla al megafono di essere fieramente italiana e così facendo identifica me come un suo simile.
Io me ne fotto se i coniugi Romano sono italiani e le loro vittime no, se a Garlasco è stato un finlandese, se Erika e Omar hanno chiare origini angolane, se la cugina-cesso di Sarah Scazzi è arrivata in Puglia su un gommone, se a Cogne si sospetta ci sia ancora in giro il fantasma formaggino assassino che parla solo il cinese.
Ecco, il mio cruccio semmai sono i Salvini, i Borghezio. Quelli sono il mio problema da italiano.
PiC