martedì 21 dicembre 2010

ADDIO VECIO GALANTOMP

E' morto il "vecio", anche se poi a 83 anni oggi non si è poi così in debito con la sorte. Enzo Bearzot, nato ad Aiello del Friuli il 27 settembre 1927, immortale dall'11 luglio 1982. Il giorno, senza orpelli. Che ci metti un attimo a friggere la storia nella retorica. A spiegare chi è, fai pure una brutta figura. Mundial basta scriverlo una volta, il resto è una nebulosa di ricordi, flash di un'Italia felice di impazzire. Hanno spremuto quei nomi per anni, per decenni. La solita litania: E Zoff, e Collovati, e Scirea, e Cabrini, e Gentile, e Bergomi, e Oriali, e Conti, e Tardelli, e Graziani, e Rossi, e Altobelli, e Antognoni... E Bearzot. L'uomo con la pipa. Che gioca a scopone con Pertini, Zoff e Causio. Che ingoia la stizza per quei giornali tutti contro. Che lascia la statua a fronteggiare quel mondo ostile, prima di metterselo in tasca sempre con la stessa faccia tirata. Classe e silenzio, silenzio-stampa pure. Che a ribadirlo pare una roba d'altri tempi, un cliché, ma non ne fanno più di gente così. "Mezzo Carnera furlan de l'ostia", scrisse Gianni Brera. Un uomo in bianco e nero anche a colori. Bearzot, che non mancò la trafila dell'Olimpo: lo splendido Mondiale del '78, il successo faticoso nel 1982, la resa stiracchiata nell'86. Tre puntini, e una linea retta: hombre vertical, usa dire. Un "galantomp", dicono dalle parti sue. Di confine, diceva lui. Che si ripresentò in Italia bronzeo in giacca bianca, e si mise a rimirar dall'alto il carro dei vincitori, zeppo come il tram nell'ora di punta. Mai dimentico di condanne a mezzo stampa, di Antonio Matarrese (sì, già allora era presidente di Lega) che "voleva prenderli tutti a calci del sedere" ancor prima di arrivare in Spagna. Gli imbrattarono il pareggio-qualificazione col Camerun, e quel fumo maleodorante non riuscì mai a buttarlo fuori. Il treno dei desideri che ne seguì non fece mai fermate. Nessuna polemica. Fatti, risultati, punto. Argentina, Brasile, Polonia, Germania Ovest. Un domino d'orgoglio. Cucendosi, persino malvolentieri, un mito addosso. Che sgretola il calcio di oggi in un attimo, semplicemente scomparendo. E non è solo nostalgia. "Soli contro tutti", dicevano allora. Ma Bearzot non è morto solo, è morto con tutti. Quelli che quell'estate deciserò che sì, la vita sarebbe stata tutta così.

1 commento:

  1. Non sai quanto mi dispiace... ;o)
    Ma forse sì. Se quell'estate c'eri, allora sì.
    E non è solo nostalgia. Affatto.

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