giovedì 17 febbraio 2011

CHE BELLO IL CINEMA CHE NON SI VEDE

Il trucco c'è ma non si vede: il cinema per i ciechi esiste. E non è che per dare 'ste lezioni di civiltà bisogna poi sbattersi tanto. Basta la buona volontà, e magari girare al largo dall'Italia. Il Roxy B è un multisala come tanti nel centro di Madrid, solo che non si sono fermati al dettaglio delle immagine buone solo da guardare. Si può anche vedere bypassando gli occhi, no? E allora ecco la genialata: le audio-descrizioni, con auricolari collegati a un trasmettitore simile a quello che si utilizza nelle traduzioni simultanee. È la prima e finora unica sala in Spagna che proietta film audio-descritti in modo stabile, Non è cioé un'occasione speciale, perché è proprio questo il punto: facciamo in modo che i ciechi non debbano sentirsi "speciali". Prima evitiamo di chiamarli "non vedenti" per paura che la prendano a male, e poi buttiamoli nella nostra adorata normalità senza farci troppi problemi. "Quello che volevamo era proprio che una persona cieca potesse andare al cinema come gli altri", racconta Antonio Vazquez, produttore cinematografico e anima del progetto. Con l'appoggio della Once, l'Organizzazione nazionale dei ciechi in Spagna, è stato lui a proporre a varie sale l'idea di adattare le proiezioni per renderle accessibili. "E perché no?", si sono detti quelli del Roxy B. Cioé, possiamo dare gli occhialini per il 3d e non possiamo fornire le cuffie per il... 4d, chiamiamolo così?  
Tu dici: e quanti saranno mai che ne approfittano? Non ci sono dati precisi, ma secondo un calcolo approssimato del responsabile della sala, per ogni film accessibile ci sono una quarantina di ciechi che  assistono alle proiezioni. Il bello è che non c'è nessun costo aggiuntivo, basta chiedere le cuffie al momento dell'acquisto del biglietto. Anche se c'è tutto un lavoro artistico, dietro:  "Si devono descrivere le scene e le cose che non si capiscono dai dialoghi. Senza raccontare il film". Non si lavora sulla sceneggiatura originale ma sul film gia' finito. Si studiano le pause in cui è possibile inserire le descrizioni senza intralciare né i dialoghi né i rumori che aiutano a fare le scene. "Se c'e' un'esplosione, non diciamo 'c'é un'esplosione', lasciamo che sia il rumore a raccontarlo".
E noi lasciamo che a raccontare esplosioni di civiltà come queste sia la Spagna.

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