lunedì 11 luglio 2011

RUTTO, SCOREGGIA, ROM A SCUOLA, DITO MEDIO

Roberto Corradi è un consigliere regionale della Lega Nord emiliana. Quest'uomo s'è intruppato in un groviglio di controsensi mai visti, e ve ne do conto.
Premessa: l'autorità giudiziaria di Bologna - interessata dai Servizi sociali della vicenda di una bambina di etnia Rom che non frequenta la scuola dell'obbligo - ha  comunque deciso di non assumere alcun provvedimento nei confronti della famiglia in considerazione del fatto che trattandosi di Rom, anche la mancata frequentazione della scuola dell'obbligo non costituirebbe pregiudizio per la bambina. Ovvero: i bambini Rom per tradizione non vanno a scuola, e quindi la bambina in questione non è obbligata alla scuola dell'obbligo. Primo controsenso: la scuola dell'obbligo non è obbligatoria, eccezione e regola fanno un ossimoro evidente. Ma andiamo avanti. Questa roba non è andata giù al Corradi, il quale ha pensato: "Mo' non è che perché non sei italiano non devi rispettare le regole italiane...". Lui l'ha messa giù così: "Non vorrei che la decisione sulla bambina Rom di Parma fosse l'ennesima tappa di un percorso che legittima chi non e' italiano, ma ha scelto di vivere in Italia, a non rispettare le leggi per ragioni pseudo-culturali".
Ora, fatemi capire: un leghista fisiologicamente tende a non riconoscere l'Italia, tanto da lottare (almeno a rutti) per la secessione della Padania. Però vuole che i bambini Rom rispettino le sacrosante leggi italiane. L'ha scritto sulla sua interrogazione. L'ha riletta e s'è bloccato: "DOH!". Perché lui è leghista e i leghisti i bambini Rom non ce li vogliono in Italia, ché quelli puzzano e rubano. Figurarsi ritrovarseli compagni di banco del piccolo Gianmariaenrico Brambilla. Però non è nemmeno giusto che questi qui arrivino da noi e vogliano fare i fattacci loro, eh! E allora tutti 'sti poveri scolaretti italiani costretti a soffrire in classe sol perché l'Italia è tradizionalmente un popolo "civile"? Che hanno fatto di male? E poi basta co' sti pregiudizi che i Rom culturalmente non mandano i figli a scuola, sono cliché. Che rubano e puzzano,  però, quello è vero: mica un luogo comune.
Dunque Corradi, stritolato nei suoi mille dubbi, con la coscienza offuscata, e il gran caldo che gli sbatte in faccia il TG1 ad ogni edizione, è sbottato: "Chiamo Bossi, lui sì che saprà come sciogliere il nodo". Ha risposto il suo ufficio stampa: "Guardi Corradi, Bossi dice due scoregge, un dito medio e un cazzo, aspetti che traduco... allora, dovrebbe voler dire all'incirca: Non rompermi i coglioni co' sti zingari che sto aprendo tre ministeri di facciata uso foresteria a Monza e proprio non c'ho tempo. Parla con Maroni".    
Corradi, ormai distrutto, ha ripreso in mano carta e penna e ha scritto: "La frequentazione della scuola dell'obbligo rappresenta un momento imprescindibile nel difficile percorso finalizzato ad educare i giovani Rom a comportamenti compatibili con i criteri di civile convivenza del nostro Paese".
Ora sono io ad essere in crisi: quasi quasi mi tocca essere d'accordo con un leghista.

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