giovedì 16 giugno 2011

AVVERSO AL POLLICE

Ore caldissime. L'Italia si interroga sull'ultima dichiarazione di Umberto Bossi. Gli domandano sulla tenuta del governo e lui fa il pollice verso. Lo fa due volte. Eccolo, il segno dell'oracolo: il governo morirà. Però poi il portavoce (che fa proprio questo: porta la voce a uno che non parla) smentisce e dice che ce l'aveva coi giornalisti: il pollice verso significherebbe che non voleva rispondere alle domande.
Di questa nouvelle vague della comunicazione politica di Bossi ne avevo già scritto. Ma io mi chiedo seriosamente se è ancora sopportabile uno che si esprime così: un cazzo qua, un vaffanculo là, un peto, un rutto, un dito medio. Ma che è? La diatriba filologica sul pollice verso è la notizia d'apertura di tutti i quotidiani on line. Nessuno, davvero nessuno, si chiede il senso di tutto questo? Lo dico da giornalista: facciamo pena, appesi alle labbra (chiuse) di Bossi, ai suoi gesti, alle sue intenzioni, alle sue idee. Questa è la tanto abusata fotografia del Paese: siamo noi che aspettiamo di sapere da una scoreggia di Bossi che fine farà il governo. Questo livello da sottoscala di bordello, da fogna della civiltà sociale, comunicativa, politica, ce lo meritiamo tutto. E quel pollice mettiamocelo dove vogliamo, a tappare bocche o chissà cos'altro.

1 commento:

Dai, parla, esprimiti!