venerdì 2 dicembre 2011

IL CICLO DEL RICICLO (IL TRICICLO)

Oggi, se vai su T-Mag, finisce che trovi quel che segue. (grazie a Fabio Germani)


Legate un osso alla coda del vostro cane, e godetevi il loop. Se volete capire come funziona il ciclo dei rifiuti nella società del consumo non avete bisogno d’altro. Se non vi piacciono le metafore, la riassumiamo così: dobbiamo produrre di più per consumare di più, perché così l’economia gira; ma così produciamo più rifiuti, che è un bel problema; allora cerchiamo di produrre di meno, così ne guadagna il pianeta; e ricicliamo, che ci tiriam su anche qualche spicciolo virtuoso; solo che se produciamo di meno le aziende richiedono meno materie prime ottenute dal riciclo; e così va in crisi il riciclo stesso. Capito il girotondo?
Non è teoria, è l’allarme lanciato dallo studio L’Italia del Riciclo, il rapporto di Fise Unire (associazione di Confindustria che rappresenta le aziende del recupero rifiuti) e della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile. “I dati raccolti nel 2011 – dicono – lasciano intravedere segnali preoccupanti per il settore, ancora lontano dal superamento della crisi dovuta alla flessione della produzione e quindi anche della domanda di materie prime ricavate dai rifiuti”.
L’industria dell’ecologia dà i numeri, eccoli qui: “Nel 2010 il settore del recupero rifiuti ha visto un’inversione di tendenza rispetto a un difficile 2009 (in flessione media del 25%)”. Tutti positivi gli indici per i sei principali flussi di materiali avviati a riciclo “che sono tornati a crescere, ad eccezione della plastica: ottimo sviluppo per i rottami ferrosi (+67,9%), buona ripresa per alluminio (+18%), carta (+9,3%), legno (+15,4%) e vetro (+7,5%), modesta flessione per il solo comparto della plastica (- 0,7%)”. Tuttavia la fase di crescita “sembra oramai già archiviata, il 2011 sta chiudendo con una nuova flessione delle produzioni e dei consumi che potrebbero concorrere a frenare nuovamente le dinamiche positive registrate nel 2010″. Il cane è impazzito, non c’è che dire: riciclare non è più un modo per alleggerire l’ambiente dal carico di deiezioni immarcescibili dell’uomo. È un’industria con l’immagine pulita. Che per pulire ha bisogno di più sporco, sempre di più.

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