Riportiamo le famiglie allo stadio, dicevano qualche anno fa. Ora la 
retorica è in via d’aggiornamento: riportiamo le famiglie al pub. 
Meglio. Basta violenza, dice la tradizione dell’indignazione. La 
violenza dei “pochi esagitati” – che da anni ormai “non possiamo 
chiamare tifosi” perché finisce che quelli, i tifosi, si incazzano e ci 
menano – ogni tanto te la dimentichi. Poi arriva un giovedì, che una 
volta di giovedì a pallone manco si giocava, ma tant’è: arriva un 
giovedì e c’è Lazio-Tottenham, ex Coppa Uefa, e scatta il promemoria del
 ridicolo. I fatti e i commenti, riassunti in fila, sono uno spettacolo 
dell’assurdo.
Fase 1: nella notte di mercoledì tifosi della Lazio assaltano un pub di 
Campo de’ Fiori e massacrano un gruppetto di tifosi inglesi: 10 feriti, 
locale devastato.
Fase 2: i tifosi della Lazio non sono più della Lazio, nel senso che non
 ne siamo certi e quindi evitiamo: il titolo diventa “ultras”, che sta 
bene su tutte le cronache da rissa, come il black block ai cortei. 
Alemanno istituzionalizza il frasario di circostanza: parla di 
“sedicenti tifosi, in realtà teppisti”.
Fase 3: arrestano un tifoso della Roma. E mo? Come la mettiamo col colore della violenza? E’ un derby?
Fase 4: l’assalto ha una matrice razzista, nel senso che il Tottenham ha
 una storia “ebrea”, e questo è un periodo un po’ così da quelle parti, e
 quindi possiamo smarcarci dalla logica “tifo violento” che sinceramente
 ha fatto il suo tempo. E invece.
Fase 5: allo stadio, all’Olimpico, nonostante la festa per il ritorno a 
Roma di Gascoigne, i “sedicenti tifosi in realtà teppisti” ricordano al 
mondo intero che loro – quelli “in realtà teppisti”, appunto – saranno 
pure sedicenti tifosi ma sono soprattutto fascisti. E quindi ecco i cori
 antisemiti in curva Nord: “Juden Tottenham, juden Tottenham”, e poi lo 
striscione “Free Palestina” (ché i sedicenti tifosi hanno molto a cuore 
la questione umanitaria, eh).
Fase 6: Lotito, presidente della Lazio, vince il campionato del mondo di
 arrampicata di specchi quando ribadisce, a cori ancora caldi, che mica è
 detto che quelli che hanno assaltato il pub erano sicuramente dei 
tifosi della Lazio. Non lo fa in latino, e di questo rendiamo grazie.
Fase 7: ovvero della figuraccia internazionale. In Gran Bretagna 
rimbalzano titoli “the stab city” da tutte le parti, e fai una certa 
fatica a dargli torto. E allora tocca subirci la…
Fase 8: quella in cui si indigna Abete, il presidente della Figc. Ok, è 
un grande classico della letteratura di genere, però come chiosa 
mantiene intatta la sua efficacia. Vi segnaliamo le immancabili 
parole-chiave: “condanna”, “solidarietà”, “altresì”, “auspicio”. 
Infilateci voi il resto, è un giochino in cui si vince sempre.
Fase 9: il capolavoro. L’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni 
sportive presso il Viminale ha ovviamente osservato. E si sente in 
dovere di prendere l’ultima definitiva parola. E dice, letteralmente: 
“Non c’entra lo sport”.
Perché di “sedicente sport” trattasi, tradotto meglio sarebbe merda. Ma non si dice, fa cafone.
(anche su T-Mag)